1764 (Sec. XVIII)
mm 162 x 219; spess. 1,7-1,9
Osservazioni:
Osservazioni: Nel testo che accompagna la serie delle
Antichità d'Albano Piranesi narra che sulla via del ritorno a Roma, dopo aver compiuto le sue esplorazioni studiando e disegnando le vestigia della zona di Albano, fu attratto da un antico sepolcro sulla via Appia nei pressi della odierna Frattocchie (in passato l'antica
Bovillae), che decise di disegnare per poi trarne un'incisione (
Capitolo Decimo), quella ora in esame. La tomba, costruita in
opus quadratum, ha una copertura a volta e in passato al suo interno ospitava il nucleo sepolcrale andato perduto. Nonostante fosse ormai spoglia degli ornamenti, l'artista ritenne interessante mostrare con la sua opera grafica il modo con cui l'ignoto architetto aveva risolto il problema del raccordo dell'ultimo ordine di pietre con i cunei costituenti la volta (
ibidem).
Il monumento, ora inglobato in un'abitazione moderna, fu delineato anche da Carlo Labruzzi in occasione del viaggio da questi compiuto lungo la r
egina viarum con Sir Richard Colt Hoare nel 1789, da cui derivò la serie di incisioni intitolata
Via Appia illustrata ab Urbe ad Capuam apparsa nel 1794. Nel disegno acquerellato della Biblioteca Apostolica Vaticana (Vat.Lat.14930), di cui si conserva una variante nella Biblioteca dell'Accademia di San Luca, il lungo tratto della via Appia, ancora privo di costruzioni, è interrotto dalla presenza del sepolcro, disegnato a sinistra in primo piano cui segue a breve distanza il mausoleo rotondo chiamato
Torraccio (cfr. De Rosa, Jatta 2013, p. 263).
Stando a quanto riferisce Piranesi, la tavola era stata concepita inizialmente per essere collocata all'inizio del testo tipografico con funzione di vignetta, poi l'autore dovette cambiare idea e scelse di impiegarla come tavola del volume stampandola su un'unica pagina insieme a un'altra incisione priva di numerazione (
M-1400_482a). Quest'ultima rappresenta una stanza con impianto termale rinvenuta, come indica la scritta sottostante, nel 1758 in una villa sulla via Appia all'altezza di Frattocchie, e quindi nei pressi della tomba rappresentata nella matrice precedente. La piccola incisione documenta la complessa struttura di un impianto termale romano e la didascalia posta sotto la figurazione ne spiega l'ingegnoso funzionamento. Al livello superiore entrava aria calda che riscaldava, attraverso tubature, anche le pareti della stanza, quello intermedio con le olle in terracotta serviva a isolare la costruzione dall'umidità e il livello inferiore a immettere aria fresca durante l'estate (von Hesberg in Speciale 1979, p.110, catt. 53-54).
La figurazione, strettamente tecnica, è stata sicuramente eseguita da un collaboratore.
La matrice della tavola XXVI è stata realizzata ad acquaforte con morsure a copertura e presenta molti interventi a bulino. L'angolo superiore destro mostra una ammaccatura.
L'esemplare della Biblioteca Corsiniana (vol. 52K20) e quello conservato nella Biblioteca Vaticana (R.G. Arte Archeologia, S.407) hanno il numero romano scritto a penna con inchiostro bruno tendente al nero perché, secondo quanto riferisce il testo tipografico (
Capitolo Decimo), Piranesi pensava inizialmente di utilizzare questa piccola incisione come vignetta di apertura del volume mentre poi decise di impiegare a tale scopo l'altra piccola incisione rappresentante un acroterio angolare
La matrice della tavola (
M-1400_482b), non numerata e non firmata, presenta un'esecuzione ad acquaforte con pochi interventi a bulino. La didascalia che completa la figurazione presenta una correzione nella settima riga nella parola
inverno. Una forte ammaccatura del metallo è nell'angolo inferiore sinistro.