1746-1756 (Sec. XVIII)
mm 428 x 606, spess. 1,7-2,2
Osservazioni:
Osservazioni: La grande tavola degli acquedotti nel suo insieme è l'esito della giunzione di due stampe derivanti da due distinte matrici di grande formato (
M-1400_39 e
M-1400_40), l'una relativa alla metà superiore, l'altra alla metà inferiore della tavola. La risoluzione dell'autore di inserire nel primo tomo questa seconda topografia di Roma doveva rispondere al proponimento di un duplice obiettivo. La prima istanza era quella di conferire notevole risalto all'eccellenza dell'ingegneria idraulica romana, cui si deve la colossale opera pubblica degli acquedotti. Con straordinaria competenza tecnica, in parte derivante dalle cognizioni acquisite in giovane età presso il Magistrato delle acque a Venezia, egli ricostruì la rete idrica degli undici principali acquedotti innalzati dai romani per servire la città, dei quali rimanevano in vista sparse rovine restaurate da imperatori e pontefici nel corso dei secoli. Sullo studio dell'argomento Piranesi pubblicherà numerose tavole in altre opere di pochi anni successive, quali
Della Magnificenza ed architettura de' Romani (1761,
M-1400_285-321), con l'illustrazione dell'antico acquedotto dell'Acqua Marcia e del particolare dello sbocco della Cloaca Massima nel Tevere, le
Rovine del Castello dell'Acqua Giulia (1761,
M-1400_394-405), e
Descrizione e Disegno dell'Emissario del Lago di Albano (1762,
M-1400_484-504d).
Ma la stessa tavola topografica doveva servire anche come supporto grafico per la dimostrazione della sua ipotesi circa i limiti settentrionali dell'estensione del Campo Marzio (vedi
Osservazioni sulla determinazione de' limiti del Campo Marzio,
testo tipografico che segue la
Spiegazione della Tavola degli Acquedotti nel primo tomo delle
Antichità), con la quale egli si inseriva nel merito di un dibattito all'epoca aperto sostenendo, sull'interpretazione del quinto libro di Strabone, che il detto limite fosse da estendere fino al Ponte Milvio, contrariamente a quanto affermavano i “moderni Scrittori dell'Antichità” che fissavano come estremo nord il Mausoleo di Augusto. La posizione critica sarà ripresa più estesamente dall'autore ne
Il Campo Marzio dell'antica Roma, opera alla quale lavorava contemporaneamente alle
Antichità (
M-1400_418-455d), fino alla grande
Pianta di Roma e del Campo Marzio dedicata a Clemente XIV, incisa alla fine della sua carriera (1774 ca.,
M-1400_683-685). Piranesi riferirà nelle
Lettere di Giustificazione rivolte a Milord Charlemont
che il compimento del lavoro per la tavola degli acquedotti gli costò – solo quello – più di sei mesi di lavoro, impiegati sia per i rilievi topografici sia nella revisione dei testi dell'antiquario Raffaele Fabretti (1680) e del matematico Giovanni Poleni (1722) sullo stesso tema (lettera del 25 agosto 1756, p. VII).
L'affermazione trova riscontro sulle matrici, in particolare sulla matrice relativa alla metà inferiore della tavola (
M-1400_40), dove si evidenziano diverse abrasioni del rame, le cui coordinate topografiche in parte coincidono con quelle segnalate nella
Pianta di Roma (cat. 3). Come per quest'ultima, attraverso il raffronto tra la matrice e gli esemplari a stampa, è stato possibile individuare due stati di elaborazione della tavola: un primo stato nei volumi Corsini, BAV, ABA e Braidense, e un secondo nel volume dell'Accademia di San Luca (ASL, 1690). Gli interventi effettuati su alcuni dati della lastra incisa, tra il primo e il secondo stato, sono da mettere in relazione agli aggiornamenti portati avanti da Piranesi in seguito a studi e indagini sul territorio, prevalentemente incentrati sulle antiche porte che si aprivano sul circuito delle mura serviane, compiuti successivamente alla prima tiratura (cfr. anche catt. 3, 75, 76). Poiché nell'esemplare dell'Accademia di San Luca le variazioni sono già in atto (II stato), si possono circoscrivere cronologicamente le correzioni sul rame in un momento compreso tra le prime tirature per l'uscita del maggio 1756, e la composizione del volume donato nel 1761 (
ante quem). Nello specifico, in corrispondenza di quello che sulla stampa di primo stato era il nome della Porta Ratumena c'è abrasione sulla matrice e sull'abrasione è iscritto il nome della Porta Carmentale (così ASL, 1690); la Porta Ratumena viene spostata poco più a nord, sempre a ridosso delle pendici del Monte Capitolino, creando appositamente un'apertura sulle mura che negli esemplari di primo stato non c'era (ma c'è in ASL, 1690); allo stesso modo, dove sulla stampa di primo stato era presente il nome della Porta Carmentale c'è abrasione sulla matrice e sull'abrasione è iscritto il nome della Porta Flumentana, che non compariva negli esemplari di primo stato (ma compare in ASL, 1690).
Ancora, i nomi delle due porte che si aprivano sulle mura serviane a nord del Quirinale, nominate sulle stampe di primo stato Porta Salutare e Porta Quirinale, sono stati abrasi sulla matrice dove rimane, a ridosso dell'area abrasa, solo l'apertura della porta, analogamente a quanto registrato nella
Pianta. Considerata la corrispondenza degli interventi descritti su entrambe le matrici (della
Pianta e degli acquedotti), possiamo supporre che l'autore avesse aggiornato la toponomastica in parallelo nelle due tavole. Diversamente, le altre correzioni evidenti sul rame e di seguito analizzate, alcune delle quali si ritrovano anche nella
Pianta, dovettero essere eseguite prima delle citate tirature di primo stato, poiché non esiste discordanza tra queste ultime e la matrice: il nome della Porta Catularia, alle pendici settentrionali del Monte Capitolino, è inciso sopra un'abrasione – intervento più deciso rispetto alla brunitura segnalata in
Pianta; inoltre, la linea dei punti che contrassegna l'andamento delle mura serviane sul lato est lungo l'argine di Servio e Tarquinio risulta rimodulata, con un'abrasione dall'angolo nord all'altezza di Porta Collina verso sud fin sopra Porta Esquilina, in corrispondenza con quanto avviene sulla matrice della
Pianta (cfr.
Indice, n. 251). Lungo questo tragitto l'abrasione coinvolge anche il nome della Porta Querquetulana e parte del nome della Porta
Interaggeres, comunque così riscritti già in primo stato.
Ulteriore abrasione a sud, all'altezza delle terme di Caracalla, all'esterno del circuito delle vecchie mura, sulla direttrice tra Porta Ferentina e Porta Latina. Su tutta la Regione XIV, corrispondente all'area di Trastevere e del Gianicolo tra Porta San Pancrazio e l'Isola Tiberina, compaiono ampi avvallamenti della superficie di rame dovuti a estese modifiche dell'inciso, comunque già così in primo stato.
Si riscontra, invece, una brunitura sul tracciato che proseguiva la Via Lata verso settentrione fino a Porta del Popolo, della quale risulta visibile solo il tratto che, partendo da Porta Catularia, fiancheggiava i
Saepta Iulia (sul percorso della Via Lata nel
Campo Marzio di Piranesi cfr. Connors 2012).
La figurazione generale della tavola è organizzata all'interno di una grande lastra di marmo di cui si percepisce lo spessore, dai margini irregolari e fratturati (citazione dell'antica
Ichnographia marmorea di Roma) - che illusionisticamente sfonda la cornice rettangolare dell'immagine - la cui superficie viene movimentata dai cartigli con le legende, dalla lapide col titolo, e dal rocchio di colonna con le indicazioni dei punti cardinali.
Le linee di costruzione dell'elaborato, tracciate a secco sulla lastra prima di procedere alle morsure, rimangono evidenti in alcune zone della matrice e sono leggibili anche in stampa: a sud-est proseguono i tracciati della Via Labicana, del Condotto dell'Acqua Marcia, Tepula e Giulia e del Condotto della Claudia, fuori dalla lastra di marmo su cui è delineata la pianta. Il lineare disegno di queste matrici è condotto all'acquaforte e limitati rientri col bulino nei tracciati corrosi dall'acido, che contribuiscono a definire i distacchi tonali, accentuando le ombre provocate dagli oggetti disposti ad arte sulla mappa.
La didascalia del cartiglio in alto è stata abrasa e poi iscritta nella stessa area probabilmente per distribuire in modo diverso le singole voci della legenda, o per la correzione di alcune di queste.
Altre abrasioni da correzione si segnalano sulle scritte nella lapide al centro e su alcuni caratteri nel cartiglio in basso a destra, chiaramente da imputare a un errore del letterista.
Stampe corrispondenti alle matrici: CL 54210/13932 e CL 54210/13933