1746-1756 (Sec. XVIII)
mm 356 x 241, spess. 1,3-1,6
Osservazioni:
Osservazioni: Il Ponte Neroniano, originariamente situato in prossimità del moderno ponte Vittorio Emanuele II, venne costruito nel I secolo d.C. per collegare il Campo Marzio con la riva destra del Tevere (LTUR,
Pons Neronianus, p. 111); su di esso passava l'antica
Via Triumphalis che giungeva fino a Veio, motivo per cui era detto anche Trionfale o Vaticano. Il ponte andò in disuso probabilmente alla fine del III secolo, quando furono innalzate le mura aureliane, e poi distrutto in epoca ignota (forse in occasione delle guerre gotiche). I resti dei piloni, noti già dal XV secolo (vedi Alessandro Strozzi,
Pianta di Roma, 1474), furono demoliti nel corso dell'Ottocento per facilitare la navigazione. Oggi si conservano soltanto i ruderi delle sue fondazioni, che affiorano nei periodi di magra del Tevere.
La tavola in esame raffigura in realtà il cosiddetto molo di Tor di Nona, un'antica banchina forse adibita allo scarico di marmi, variamente datato tra il IV secolo a.C. e l'epoca giulio-claudia (cfr. La Rocca 1984, p. 63-64). Interpretando in modo errato tali rovine, indicate come “avanzi del ponte Trionfale” (
Indice, n. 88), Piranesi contesta le asserzioni dei “moderni scrittori” (cfr. G.B. Nolli,
Nuova Pianta di Roma, 1748, 1785/1-17; G. Vasi,
Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna, Libro V, 1754, tav. 87, 3592/31), affermando che i ruderi da loro identificati (giustamente) come i piloni del ponte Trionfale fossero “una spezie di meta rotonda” e “un rimasuglio di abitazione” (
Indice, n. 91). A questo soggetto Piranesi dedicò un'altra incisione edita, sotto il titolo di
Reliquie Pontis Triunphalis seu Vaticani, in
Il Campo Marzio dell'Antica Roma, 1762 (tav. XLV,
M-1400_453). Realizzata con l'intento specifico di esemplificare la tesi precedentemente esposta, la tavola è divisa in tre figure sovrapposte che mostrano in alto e in basso le vedute di entrambi i siti, ovvero le vestigia del molo e del ponte, mentre al centro sono raffigurati alcuni particolari dei materiali che costituivano i piloni del ponte, riportati come testimonianza della fondazione di queste strutture in epoca medievale.
La puntuale disamina dei materiali è il precipuo oggetto d'interesse anche della tavola qui riprodotta, realizzata quasi per intero ad acquaforte (interventi a bulino sono concentrati prevalentemente nella zona superiore sinistra della lastra, per rimediare agli effetti di un graffio e regolarizzare il tracciato bruciato dall'acquaforte). Questa attenzione al dato materico si riflette particolarmente nella grafia segnica, che si adegua al reale aspetto dei conci con una trama frammentata e irregolare (travertino) oppure ondulata e parallela (tufo).
Dal punto di vista tecnico, l'esame della matrice ha evidenziato numerose linee rette incise a secco, il cui tracciato non sempre coincide con quello della figurazione finale, che rivelano l'esecuzione di una bozza del disegno direttamente sulla lastra. Sul verso della matrice, inoltre, sono presenti vari tracciati meccanici, con andamento sia ortogonale sia obliquo, che non risultano segnalate da Monferini (Monferini 1967, pp. 265-268).