Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
[Camino egizio con due busti collocati sul fregio]
Inventario
Numero inventario: M-1400_889a
Inventario storico di categoria: 1400/889a
Nuovo inventario di categoria: 11553
Stampa corrispondente: S-CL2418_19595IVS2: CL54724_14448
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: [Camino egizio con due busti collocati sul fregio]
Serie: Diverse maniere d'adornare i cammini...Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1769 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 258 x 396; spess. 1,3-1,7
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
889.a
In basso a destra:
Cavalier Piranesi inv. e inc.
In basso a sinistra:
24
Osservazioni:
Osservazioni: “Piccola architettura” e decorazione parietale si fondono in questa esemplare trasposizione grafica delle teorie piranesiane sulla progettazione dei camini, i quali – come afferma l'autore nel saggio che introduce le Diverse Maniere – “messi direi quasi a concerto col resto del gabinetto di cui son parte, debbono presentarci una vaga e dilettevole simmetria” (Ragionamento, p. 2).
L'apparato decorativo della tavola è organizzato secondo una ferrea partizione geometrica degli spazi, ispirandosi per le parti figurative alle immagini divulgate sui principali testi di antichità dell'epoca, ovvero L'antiquité expliquée et representée en figures di Bernard de Montfaucon (15 voll., Parigi 1719-1724) e il Recueil d'antiquités égyptiennes, étrusques, grecques, romaines et gauleoises del Conte di Caylus (7 voll., Parigi 1752-1767).
Un grosso architrave fregiato attraversa senza soluzione di continuità tutta la composizione, scandito in corrispondenza dei montanti del camino da due grandi teste di sfingi che uniscono idealmente i due registri della parete (inferiore e superiore). In alto, sullo sfondo del cielo stellato che ricopre la muratura, troneggia davanti a una stele la figura di Iside con il tipico “udjat”, l'occhio simbolo della chiaroveggenza, la cui iconografia è tratta con qualche variante da un'illustrazione pubblicata da Montfaucon (cfr. Supplement au livre de l'antiquité expliquée 1724, II, tav. XLIV, n. 3). Ai suoi lati, sopra la mensola del camino, due erme dalla fisionomia poco egizia completano il gruppo scultoreo centrale, reso con un finissimo chiaroscuro che esalta sulla stampa l'emergenza plastica dei volumi. Il sottostante fregio dell'architrave mostra invece una testa leonina affiancata da una coppia di sfingi con grandi ali spiegate, immagine che rimanda alla fascinazione piranesiana per “quelle penne delle ali vibranti e disposte come le canne della siringa che si bene convengono alle linee orizzontali e perpendicolari dell'architettura” (Ragionamento, 3). Il motivo iconografico delle piume d'uccello, infatti, è uno dei più ricorrenti nelle incisioni egittizzanti delle Diverse Ma- niere (cfr. catt. 88, 101, 111, 133), ed è citato nel saggio introduttivo come uno degli esempi per spiegare che la criticata parvenza di “durezza” dell'arte egizia è frutto di una precisa volontà di assecondare le forme naturali alle leggi dell'architettura (Ragionamento, p. 3).
Sul registro inferiore della parete spicca la ieratica raffigurazione del dio Anubi con la corona di Osiride e la piuma della dea Maat in mano, replicata specularmente alla base dei due montanti del camino. L'immagine, presa in prestito da una piccola statua pubblicata nel Recueil (1761, IV, tav. VII, n. IV), rivela l'attitudine dell'architetto veneto a rielaborare le fonti iconografiche secondo le proprie esigenze. Nel testo di Caylus, infatti, tale figura risulta in movimento, con un piede avanti e uno dietro, mentre qui viene riprodotta in posizione statica, probabilmente per adeguarla alla sostanziale fissità che contraddistingue le altre figurazioni. Da una tavola del Recueil (1764, VI, tav. XII, I) deriva anche la testa felina che corona i due simulacri della dea Bastet, posti alle estremità laterali della composizione. Conclude la rigida disposizione simmetrica degli elementi ornamentali il motivo a forma di serpente stilizzato che percorre stipiti e architrave, raccordando tra loro le aperture del camino e delle nicchie laterali inquadrate da una curiosa serie di mensole a gradini figurati.
Nei volumi di prima edizione conservati presso il Vaticano (BAV, R.G. Arte Archeologia) e la Galleria Nazionale di Arte Moderna la stampa derivante dalla matrice originale non era stata ancora numerata.
Come emerso dagli studi condotti in occasione di questa pubblicazione, e in particolare dal confronto tra la matrice e le diverse edizioni a stampa, il rame oggi nelle collezioni dell'ICG non è quello eseguito da Giambattista Piranesi bensì una replica dell'originale perduto (per notizie più approfondite sull'argomento, cfr. Note a margine). L'inciso infatti presenta alcune differenze rispetto al tracciato segnico che caratterizza le rispettive stampe della prima edizione, e non è stata riscontrata sulla matrice alcuna traccia di interventi meccanici da modifica in corrispondenza di queste
variazioni. Ciò prova quindi che si tratta di un'altra lastra metallica, e non di successive correzioni eseguite sullo stesso rame.
La replica è eseguita con buona perizia tecnica e rispecchia piuttosto fedelmente la figurazione dell'originale, da cui si discosta essenzialmente solo nella risoluzione di alcuni particolari quali, a esempio, la fisionomia dei due volti di Anubi o il trattamento delle fiamme del fuoco. I localizzati rientri a bulino per approfondire i segni di talune ombre, inoltre, manifestano la volontà dell'incisore di emulare anche gli effetti chiaroscurali del prototipo (si veda a esempio il fitto tessuto all'interno del camino – dal pastoso tono nero intenso nelle stampe del 1769 – il cui tracciato qui è interamente ritoccato con massicci interventi a tecnica diretta). Ciononostante il risultato finale dell'immagine tratta da questa matrice appare qualitativamente inferiore rispetto all'incisione originale, in quanto manca quella vibrante morbidezza che caratterizza i passaggi luministici delle stampe pubblicate nella prima edizione.Bibliografia
- Petrucci, 1953, p. 290, n. 889a, tav. 24
- Focillon, 1967, p. 355, n. 884
- Wilton-Ely, 1994, p. 942, n. 869
- Ficacci, 2000, 543, n. 681.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Ciro Salinitro