1769 (Sec. XVIII)
mm 252 x 391; spess. 1,2-1,5
Sul verso della matrice: colonne e trabeazione architettonica; ordito di linee parallele tracciate meccanicamente.
Osservazioni:
Osservazioni: In questa tavola al camino è riservato uno spazio orizzontale, compresso verso l'alto; nella fascia in basso è raffigurato, oltre alla pianta del camino principale soprastante, anche un caminetto il cui disegno inciso sembra illusionisticamente realizzato su un foglietto a parte, applicato sul foglio della stampa. Un disegno preparatorio per il camino grande, con il fregio caratterizzato da maschere bacchiche e loro attributi, e con figure femminili panneggiate all'antica con ali addossate sugli stipiti, ma privo di accenni alla parete circostante, si conserva presso la Pierpont Morgan Library di New York (inv. 1966.11:59).
Il motivo delle teste di satiro, anche interpretabili come maschere sceniche legate al culto di Bacco, è molto apprezzato da Piranesi. L'artista le propone spesso reclinate all'indietro e con le nuche accostate, come in un finalino dell'opera
Antichità di Ercolano esposte (1765; vol. IV, p. 14), ripetendo il motivo più volte, non solo nei camini (cfr. cat. 84). Le reinterpretazioni e gli adattamenti piranesiani di questo soggetto, derivato da vasi antichi (Panza 2017, p. 316) e da lastre fittili databili tra la repubblica e il primo impero (Bosso 2006, p. 229), si ritrovano ad esempio attorno al corpo del Vaso Warwick (
Vasi, Candelabri, Cippi, 1778, I, tavv. 2-4,
M-1400_507-509), nonché sul vaso antico “all'ingresso del Palazzo della Villa Borghese” (I, tav. 24,
M-1400_530), e sul vaso già in Inghilterra appartenente a Lord Palmerston (I, tav. 49,
M-1400_555).
L'attributo della siringa, presente anche in questo ultimo vaso, ricorre nei progetti degli anni Sessanta di Piranesi, che lo inserisce anche nell'apparato decorativo delle stele sulla Piazza dei Cavalieri di Malta.
Per quanto concerne il piccolo camino in basso, è stato rintracciato da Gonzales Palacios un caminetto a Napoli, realizzato in anni più tardi rispetto alla raccolta delle
Diverse Maniere, in cui l'autore ravvisa un'ispirazione a questo modello inciso (Gonzáles Palacios 1984, I, p. 361, II, tav. 593 e Battaglia, p. 267, nota 111).
Lateralmente alla composizione architettonica si deve notare la presenza di candelabri che sembrano privi di plasticità e volumetria, impiegati quindi, come spesso nei Camini, a pretesto decorativo, e comunque in maniera non simmetrica. L'assenza di simmetria, con elementi non speculari nel rapporto destrasinistra, si propone con tali minime varianti di fantasia da essere a volte quasi impercettibile, eppure ricorrente nelle
Diverse Maniere. Le candele sulla sommità sono inserite su
appliques e superano in altezza la cornice della raffigurazione con l'effetto di invadere lo spazio reale (cfr. anche cat. 99).
Dall'analisi tecnica della matrice si evidenziano piccoli ritocchi a bulino sulle teste dei satiri per accentuarne il chiaroscuro; si evidenzia inoltre una linea a tecnica diretta a confinare la fascia d'ombra che l'aggetto degli stipiti proiettano sul fondo, dove il bulino rientra nei solchi dell'acquaforte per approfondirli e ottenere un tono più scuro in stampa, secondo la prassi della bottega piranesiana (cfr. cat. 89). Rientri a bulino sono presenti anche sul fondo delle decorazioni parietali a candelabro.
Nell'angolo in basso a sinistra, appena sopra la numerazione della tavola, si nota un'abrasione, cui corrisponde una ribattitura sul verso per riportare il rame a livello, eseguita probabilmente per ripulire la lastra da corrosioni indesiderate. Anche la cifra 9 del numero 19 sottostante risulta essere incisa su abrasione: la tavola infatti nelle prime edizioni BAV, R.G. Arte Archeologia e GNAM recava il numero 15. Ancora nell'edizione di Madrid (Rabasf), sebbene inserita tra la tavola
18 e la tavola
20, la stampa risulta numerata
15: nel rilegare il volume fu utilizzata una tiratura tratta dalla matrice prima della variazione.
Infine, un importante graffio diagonale sulla destra della matrice, nello spazio che va dal volto della figura femminile al girale d'acanto sotto il candelabro, è stato brunito per ripristinare la stampabilità dell'immagine; rimane tuttavia ancora visibile in stampa una traccia più chiara dovuta all'inchiostrazione meno carica dei solchi abbassati con lo strumento.
La matrice è incisa anche sul verso a tecnica diretta, anche con l'ausilio di strumenti meccanici quali il tiralinee. I soggetti rappresentati appartengono alla categoria degli elementi architettonici, i quali abbondano sui versi delle matrici del fondo Piranesi, come più volte evidenziato nei volumi dedicati allo studio dei rami dell'autore nell'ambito di Progetto Piranesi condotto da questo Istituto (si confronti sull'argomento il saggio di Salinitro in Mariani 2014, pp. 57-64, e le schede di Scaloni in Mariani 2017, catt. 114, 120 e 138).