1769 (Sec. XVIII)
mm 252 x 392; spess. 1,4-1,9
Osservazioni:
Osservazioni: Un disegno preparatorio per questo camino si conserva alla Piepont Morgan Library di New York (inv. 1966.11:70). Si tratta di uno schizzo a penna che rappresenta solo la metà sinistra del camino, interrotto quindi sull'asse centrale rappresentato dal candelabro che divide il fregio in due. Il disegno è eseguito da Piranesi sul verso di un frammento di incisione nella quale si può riconoscere la Tav. XV de
Le Rovine del Castello dell'Acqua Giulia, 1761 (Mariani 2017, cat. 21). La metà destra del disegno è invece conservata alla Kunstbibliothek di Berlino (Jacob 1975, n. 886, inv. 6316). I disegni facevano originariamente parte di uno stesso foglio (Stampfle 1978, cat. 70).
Sul fregio sono rappresentati grifoni assisi che fronteggiano un candelabro centrale, affiancati da anfore e da altri grifoni, all'interno di una targa marmorea.
Quella dei grifoni è un'iconografia ricorrente nell'antichità romana, il cui esempio più noto, con i grifoni in piedi, si identifica nel fregio del Tempio di Antonino e Faustina al Foro romano dove la trabeazione è decorata da un bassorilievo continuo con grifoni tra girali d'acanto, molto apprezzato da Piranesi che lo incide anche sul frontespizio del Tomo I dei
Vasi, Candelabri, Cippi, 1778. Nella stessa raccolta Piranesi riproduce i grifoni del
Fregio antico di marmo con Ippogrifi che si vede nel cortile del Palazzo della Valle (Tomo II, tav. 79,
M-1400_585), e quelli del
Fregio con Architrave che si vede nella Villa Albani, con la variante del corpo del grifo che termina in foglie d'acanto (Tomo II, tav. 88,
M-1400_594). A conferma dell'interesse di Piranesi e della sua bottega verso questo soggetto, tra i disegni attribuiti alla bottega presso la Staatliche Kunsthalle di Karlsruhe è presente anche un elaborato a sanguigna con grifoni che affrontano un vaso sormontato da frutti (vol. I, f. 10).
Ma la rappresentazione più simile al bassorilievo sul fregio di questo camino è certamente quella sul
Vaso antico di marmo … che si vede presso il Cavalier Piranesi (Tomo II, tav. 80,
M-1400_586b), in quanto potrebbe aver costituito motivo diretto d'ispirazione (per il vaso “Cinerario dei grifi” oggi presso il Sir John Soane's Museum cfr. Panza 2017, p. 371).
Il soggetto è qui affrontato in maniera monumentale a discapito delle piccole dimensioni. A dare risalto e plasticità alla composizione contribuisce con determinazione la luce, che consegue all'assenza di segni sulla matrice, da cui derivano i bianchi in stampa. Il rilievo dei candelabri risalta sulla superficie liscia degli stipiti non rispettando la simmetria destra-sinistra, come evidenziato in altri esempi di camini (cfr. cat. 102); questi poggiano su piedistalli a tripode con zampa leonina la cui disposizione angolare accentua il dinamismo percettivo del manufatto. Montanti e fregio sono raccordati da una cornice cordonata di ovuli, dalla quale pendono monete antiche legate ad essa con nastri e fiocco, alla maniera nella quale erano state appese le maschere teatrali nelle tavv.
1 e
2, che riprendono le
Antichità di Ercolano esposte (per il dettaglio cfr. cat. 85).
L'elaborazione della tavola è quasi completamente condotta all'acquaforte; si possono notare alcuni finissimi interventi a bulino a definire l'ombra sul corpo delle anfore cui si appoggiano le ali dei grifoni.
Il numero
20 in basso a sinistra relativo alla sequenza della tavola è inciso su abrasione: la stampa infatti nelle prime edizioni BAV, R.G. Arte Archeologia e GNAM era numerata
16.