1762 (Sec. XVIII)
mm 372 x 298; spess. 1,5-1,8
D.
Sul verso della matrice: profili di urne; studio tridimensionale di frammento lapideo con sezioni di pilastri in pianta; bozza di un cartiglio inciso a puntasecca.
Osservazioni:
Osservazioni: Le due tavole illustrano i quattro lati della base della colonna in granito rosso dell'apoteosi di Antonino Pio e sua moglie Faustina eretta in Campo Marzio, nell'area di Montecitorio, tra il 161 e il 162. Nella prima tavola in particolare si evidenzia il lato con l'iscrizione che Marco Aurelio e Lucio Vero dedicano al padre Antonino Pio, e il lato con i rilievi raffiguranti la cerimonia funebre.
Ma l'interesse archeologico e filologico di Piranesi va oltre. L'autore ci informa infatti che sull'estremità inferiore del fusto della colonna (imoscapo) era presente un'iscrizione greca che viene registrata nella sezione in basso a sinistra della matrice. Inoltre, si rappresenta il fusto della colonna con i danni riportati da quest'ultima nel corso di un incendio.
Nella seconda tavola è dato risalto all'apoteosi della coppia imperiale, dove in basso si possono osservare la Dea Roma e la personificazione del Campo Marzio che sorregge l'obelisco importato da Augusto da Eliopoli e utilizzato per la meridiana del Campo stesso (cfr. cat. 100).
I resti della colonna erano stati scoperti e dissotterrati agli inizi del Settecento, sotto il pontificato di Clemente XI, da Francesco Fontana. Il progetto di rimettere in piedi il monumento aveva interessato infatti prima Clemente XI, e poi Benedetto XIV, il quale ultimo nel 1741 diede incarico a Ferdinando Fuga di sistemare il basamento rappresentato in queste tavole in piazza Montecitorio. Così si vede infatti prima nell'opera di Giuseppe Vasi
Delle Magnificenze di Roma, Libro II, dedicato a
Le Piazze Principali di Roma (1752), alla tavola 23; poi nella
Veduta del piedistallo dell'Apoteosi di Antonino Pio e di Faustina che Piranesi realizzò per l'edizione accresciuta del
Trofeo o sia Magnifica Colonna Coclide di marmo..., 1774-1779 circa, in particolare nelle tavole che hanno come soggetto la colonna di Antonino e Faustina (
M-1400_653b,
M-1400_660b).
L'operazione destò all'epoca diverse critiche (cfr. Venuti, 1763), finché la base fu spostata definitivamente nel 1787 nel cortile della Pinacoteca dei Musei Vaticani.
Piranesi si rivela ancora una volta interessato e partecipe alle vicende antiquarie dell'antica Roma, costituendo parte attiva nel processo critico di individuazione delle questioni di primo piano per la ricostruzione scientifica della storia dell'Urbe.
La composizione della prima matrice è svolta quasi interamente ad acquaforte; alcuni ritocchi sono evidenti al centro della raffigurazione con i rilievi della cavalcata funebre, nonché sulla base d'appoggio in basso, ad accentuare le ombre dei sassi.
Alcuni graffi alterano la superficie incisa dal tiralinee nella zona in alto, subito sopra il basamento della colonna. Si segnala l'abrasione di una stanghetta
I aggiunta per errore alla numerazione romana in alto a destra, i cui effetti sono visibili anche sulla stampa. Ulteriori abrasioni in didascalia: sotto la parola
spirae che compare due volte, sotto
Pii, e
antiquitus.
Sulla seconda matrice i ritocchi sono diversamente diffusi su tutta la superficie; sono presenti alcuni graffi: al centro sopra la lettera D; sulla fascia in basso del basamento; nonché sul fondo in basso a destra fittamente inciso con il tiralinee. Un'abrasione in didascalia si trova sotto le parole
Pii, et Faustinae, posticum lateri A praecedentis tabulae..
Le figure del rilievo in alto, in particolare la figura del genio alato, sono condotte con modalità tecniche e stilistiche che rimandano maggiormente allo stile di Piranesi e della sua bottega, ben riconoscibile nelle linee parallele che modellano i corpi, più che alle figure incise da Jean Barbault per le tavole della stessa opera, in cui i corpi erano modellati con la tecnica del puntinato.
Sul verso della matrice si nota il profilo di un'urna con coperchio simile a quelle di Villa Corsini nel Tomo II delle
Antichità Romane (Scaloni in Mariani, 2014, cat. 136); inoltre, uno studio tridimensionale di frammento lapideo con sezioni di pilastri in pianta, simile ai frammenti lapidei relativi alla
Forma Urbis raffigurati nelle
Antichità Romane, tavv. II-V del Tomo I (Scaloni in Mariani, 2014, catt. 3-6).
Le figurazioni, incise a puntasecca, erano state evidenziate da Monferini (1967, p. 266, n. 463). Poiché sovrastano le bruciature di acido prodotte in fase di morsura del recto, devono essere state realizzate successivamente a questo come esercitazioni di bottega (cfr. cat. 114).
Sempre sul verso si osservano inoltre fasce con linee ondulate parallele all'interno, che identificano per convenzione, nelle stampe piranesiane, superfici in marmo; nonché la bozza di un cartiglio.