Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Reliquiae Mausolei Augusti
Inventario
Numero inventario: M-1400_437b
Inventario storico di categoria: 1400/437B
Nuovo inventario di categoria: 11033
Stampa corrispondente: S-CL2407_19101,
S-FC101096Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: Reliquiae Mausolei Augusti
Serie: Campus Martius Antiquae UrbisDenominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1762 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 241 x 360; spess. 1,4-1,8
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
437. b. Tab. XXI.
In basso:
Reliquiae Mausolei Augusti / A.
Janua Mausolei. B.
Cellae semicirculares circum dispositae.
Sotto a destra:
Piranesi F.; a sinistra:
Vide indicem ruinar. num. 26.
Sul verso della matrice: profili di elementi architettonici: basi e sezioni di colonne, struttura di supporto del tetto di un tempio dorico in prospettiva dal basso; gocciolatoio di tetto di un tempio dorico.
Osservazioni:
Osservazioni: Nel testo introduttivo alle Antichità Romane, più precisamente nel paragrafo Osservazioni sulla determinazione de' limiti del Campo Marzio, Piranesi confutava i moderni scrittori che ritenevano il Mausoleo di Augusto il limite settentrionale del Campo Marzio, affermando: “Io però … lo protraggo sino al Ponte Milvio”. Sempre nelle Antichità (cfr. Salinitro in Mariani, 2014, catt. 140-142) Piranesi tentava una ricostruzione filologica del monumento, sia in pianta che in sezione, focalizzando anche sui dettagli costruttivi.
In quest'opera invece l'autore dedica al Bustum Cesaris Augusti, al pari del Bustum Adriani, grande attenzione spaziale, e di conseguenza concettuale (cfr. Connors, 2011), nella pianta icnografica del Campo (catt. 103-108); e alle rovine del mausoleo una veduta, illustrandolo al pari degli altri avanzi di Roma antica. Il monumento “sul quale era situato l'orto pensile del marchese Correa” (Indice delle rovine … tavola III, n. 26) viene inquadrato da un punto di vista ravvicinato, ma decentrato rispetto all'ingresso principale al tumulo. Si tratta di una scelta prospettica alla quale l'autore ricorre con consuetudine, a vantaggio di una percezione dinamica dell'immagine.
La modalità di rappresentazione della muratura consumata dal tempo e investita dal sole ritorna in diverse composizioni delle Antichità (cfr. Mariani, 2014, catt. 107, 123, 150, 157); analogamente, le massime luci sono tecnicamente rese attraverso pennellate di vernice di riserva distribuite sulla superficie della lastra; nelle nicchie grandi, centrale e di destra, l'intensa luminosità è contrastata da zone d'ombra fortemente ritoccate a bulino. Ancora un elemento tecnico sfruttato pittoricamente è rappresentato dalle bruciature del tracciato segnico durante la morsura acida nella parte bassa della composizione e sulla quinta di sinistra. L'incisore in questo caso non interviene con la tecnica diretta per dare nuova definizione ai tratti, ma lascia che l'inchiostro invada i solchi per conseguire un risultato molto chiaroscurato in stampa.
Un elemento stilistico da rilevare sono gli alberi contorti e nodosi, ispirati alle incisioni di Salvator Rosa, che attraversa tutta la produzione piranesiana, soprattutto nelle Vedute. Un disegno della École Nationale Supérieure des Beaux Arts di Parigi, probabilmente della fine degli anni Sessanta, offre un utile confronto sullo stesso elemento trattato con altro medium grafico, che pure ne esaspera i contrasti chiaroscurali (cfr. Bettagno, 1978, pp. 54-55, n. 54). L'albero così delineato è frequente nelle incisioni de Il Campo Marzio (anche nella “vignetta” tratta dal testo di Della Magnificenza con l'acquedotto della Marcia, cat. 126): si vedano a esempio la tavola XXVIII con le sostruzioni e gli avanzi del teatro di Balbo, cat. 127; la tavola XLI con i resti delle mura aureliane, cat. 141; ancora la tavola XLII con i resti dei bagni e del palazzo di Sallustio, cat. 142; infine la tavola XLVI che ritrae il presunto Senacolo delle donne sul Quirinale, cat. 146. L'impiego del bulino per raggiungere gli effetti tonali desiderati era per Piranesi imprescindibile.
Anche i personaggi che popolano questa composizione in primo piano, con robuste schiene e mani allungate che indicano oggetti distanti, come già notato, fanno parte della cifra stilistica piranesiana, risultando trasversalmente presenti nelle opere soprattutto di tipo vedutistico.
Si segnala infine l'abrasione sotto le lettere lei della parola Mausolei in didascalia, dovuta alla correzione del letterista.
Sul verso della matrice sono presenti profili di elementi architettonici, delineati a puntasecca dopo la morsura del recto, identificati da Monferini (1967, p. 266, n. 452), tra i quali la struttura di supporto del tetto di un tempio dorico in prospettiva, come viene presentata nelle tavole XXIII-XXVI di Della Magnificenza ed Architettura dei Romani (cfr. catt. 54-57; cfr. anche cat. 119); e un gocciolatoio di tetto di un tempio dorico, sempre in prospettiva dal basso, che può essere messo in relazione con la tavola XXXV del Tomo IV delle Antichità Romane (Mariani, 2014, cat. 236) e con la tavola VI di Della Magnificenza (cfr. cat. 34). Le incisioni sono da ricondurre a esercitazioni di bottega (cfr. cat. 114).Bibliografia
- Petrucci, 1953, n. 437b, tav. 21, p. 267
- Focillon, 1967, n. 452, p. 314
- Wilton-Ely, 1994, n. 583, p. 637
- Ficacci, 2000, n. 505, p. 411.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Giovanna Scaloni