1762 (Sec. XVIII)
mm 518 x 359; spess. 1,8-2,00
Osservazioni:
Osservazioni: La tavola è dedicata al presunto finanziatore dell'opera, Clemente XIII, cui si rivolge il testo in corsivo latino che appare sopra un grande foglio posto su una sorta di cippo con scanalature addossato a un muro rivestito di lastre marmoree. Il cippo sostiene un bassorilievo decorato con due putti alati e girali di acanto derivanti da un frammento di fregio proveniente dal foro di Traiano e conservato all'epoca nel casino Aldobrandini a Magnanapoli (cfr. Piranesi,
Vasi, candelabri, cippi,
M-1400_511). Ciascuno dei due putti è occupato a scolpire un candelabro e sono situati ai lati di un grande stemma papale con le insegne di Clemente XIII caratterizzato dalla presenza dell'aquila e del castello, elementi araldici proposti anche in basso dai quali si dipartono dei festoni decorativi. L'effigie del pontefice è delineata su una medaglia collocata al centro della figurazione, cui fanno da
pendant due medaglie coniate da papa Rezzonico: in una è riportata l'immagine della fontana di Trevi, prestigioso cantiere concluso e inaugurato proprio nell'anno in cui fu editato il volume, il quarto del pontificato clementino, come specifica in basso la medaglia stessa, mentre in alto reca incisa la scritta
Fonte Aquae Virginis Ornato. L'altra medaglia presenta la figura allegorica della liberalità in atto di versare il contenuto di una cornucopia avendone accanto una seconda accompagnata dalla scritta
Liberalitas redux, la prodigalità ritornata per merito del pontefice regnante, il cui nome è esplicitato in alto, sopra il bassorilievo, seminascosto dalla tiara papale dello stemma. Come giustamente osservato da Bertelli, la medaglia celebrativa della liberalità pontificia è in relazione con quelle romane che appaiono nel frontespizio del volume (Bettagno, 1978, p. 43). Le due tavole sono infatti da porre in connessione: una è la rappresentazione simbolica del potere laico, l'altra quella del potere ecclesiastico.
Lo stretto legame creatosi con i membri della famiglia Rezzonico, soprattutto Clemente XIII e il nipote cardinale Giovanni Battista, è testimoniato dai “trofei di carta”, gli elaborati frontespizi carichi di significati simbolici dedicati ad essi da Piranesi, che l'artista incise su rame come se fossero monumenti illusionistici (Pasquali, 2008, p. 186 e pp. 193-195, cat. 134) quelli che il mestiere di incisore gli consentiva di realizzare per manifestare la sua gratitudine. La tavola qui in esame ne costituisce un esempio.
La matrice presenta interventi a bulino nei punti più ricchi di dettagli come nello stemma papale, nelle zone relative ai festoni e ai nastri, nelle due cornucopie ricolme di frutta matura.