1746-1756 (Sec. XVIII)
mm 141 x 275, spess. 1,2-1,4
G.
Osservazioni:
Osservazioni: Voluto da Vespasiano e inaugurato da Tito nell’80 d.C., il primo anfiteatro stabile della città, destinato all’intrattenimento del pubblico, rappresentava, come è noto, la restituzione al popolo romano di un’area sottratta da Nerone per la costruzione della sua
Domus Aurea. Costruito in dieci anni con le ricchezze provenienti dalla guerra giudaica di Tito, fu terminato da Diocleziano negli ultimi ordini e negli ambienti ipogei di servizio. Più volte restaurato in seguito a danneggiamenti e incendi, l’anfiteatro fu oggetto tra il IV e il V secolo di una continua pratica di spoglio e di riutilizzo dei materiali, che interessò particolarmente l’interno e la parte meridionale, e che portò alla demolizione dell’anello esterno meridionale. Se, durante il Medioevo e il Rinascimento, il Colosseo servì come cava di materiali e gli spazi interni furono popolati da piccole abitazioni e botteghe, all’inizio del XII secolo la famiglia Frangipane vi impiantò parte del castello fortificato che utilizzava il settore orientale del grande complesso; luogo del martirio di martiri cristiani secondo la tradizione agiografica, l’arena fu ufficialmente cristianizzata con decreto papale in occasione del Giubileo del 1675 e nel XVIII era usata come stazione della
Via Crucis (LTUR,
Amphitheatrum, I, pp.30-35).
Al grandioso edificio Piranesi aveva dedicato una delicata veduta di gusto ancora pittoresco in
Alcune vedute di Archi Trionfali (Mariani 2010, cat. 54), dove erano raccolte anche vedute degli anfiteatri di Pola in Istria e di Verona (
M-1400_373b,
M-1400_373d,
ibidem catt. 65 e 67), e negli anni tornerà a rivisitare questo soggetto in vedute diversamente datate raccolte in
Vedute di Roma: dalla “cartolina” della
Veduta dell’Arco di Costantino, e dell’Anfiteatro Flavio detto il Colosseo del 1771 (
M-1400_784; Hind 1922, p.37), alla
Veduta dell’interno dell’Anfiteatro Flavio dl 1766 (cfr. cat. 68; Hind 1922, p. 37) fino all’audace immagine aerea datata al 1776 (
Veduta dell’Anfiteatro Flavio detto il Colosseo,
M-1400_782; Hind 1922, p. 37). Ma la veduta delle
Antichità Romane (cat. 67) già suggerisce, nella enumerazione degli elementi ripetitivi dell’edificio, l’allucinata distorsione prospettica che allunga in una infinita, surreale visione grandangolare l’ellissi dell’anfiteatro nella
Veduta dell’Anfiteatro Flavio, detto il Colosseo datata al 1757 e raccolta in
Vedute di Roma (
M-1400_781; Hind 1922, p.37).
La prima matrice, di formato leggermente oblungo, è lavorata con morsure successive di acquaforte che modulano la variazione chiaroscurale della profonda prospettiva, con pochi trascurabili ritocchi di bulino, e non presenta particolari significativi; La seconda immagine ci dà una interna dell’anfiteatro che, sebbene colta da un altro punto di vista, è del tutto simile per impostazione alla
Veduta dell’interno dell’Anfiteatro Flavio detto il Colosseo in
Vedute di Roma (
M-1400_783). L’esame di questa matrice (cat.68), incisa ad acquaforte, rivela estesi ritocchi a bulino nell’area dell’arco in primo piano, in ombra rispetto alla cavea e all’arena, e una correzione delle dimensioni dell’elemento in primo piano a destra condotta con tratti a secco su un precedente tracciato brunito; sono percepibili due leggere bruniture in corrispondenza di trascurabili graffi al di sotto del tracciato rispettivamente sulle prime lettere della didascalia in basso a destra e nel cielo in alto a destra.