Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
[Tre diagrammi di struttura del tempio dorico]
Inventario
Numero inventario: M-1400_310a
Inventario storico di categoria: 1400/310a
Nuovo inventario di categoria: 10811
Stampa corrispondente: S-CL2399_18909Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: [Tre diagrammi di struttura del tempio dorico]
Serie: Della magnificenza ed architettura de' romaniDenominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1761 ante (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 386 x 242; spess. 1,9-2,0
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
310 a; in alto a destra:
Tab. XXIII.
Nel cartiglio: A.
Directio. B.
Frons. C.
Latus. D.
Epistylia. E.
Tigna. F.
Demonstratio / compactionis angularis eorumdem tignorum
Al centro: A
Tigna su= / pra epistylia in / longum protensa. / B
Tigna intermedia.
In basso: A
Epistylium C
Opae B
Metopae
In basso a sinistra:
Piranesi F.
Sul verso della matrice: profili di basi di colonne.
Osservazioni:
Osservazioni: Nelle tavole che vanno dalla numero XXIII alla numero XXVII (catt. 54-58) l'autore sostiene l'idea che "i triglifi posti sull'angolo si oppongono al vero" (p. 22; per un approfondimento sull'argomento, cfr. cat. 53).
Il ragionamento alla base di queste cinque illustrazioni muove dall'ipotesi vitruviana, poi ripresa da Laugier (Essai sur l'architecture, 1753) e oggi largamente accettata dalla critica, secondo la quale l'ordine dorico deriva dalla struttura dei templi arcaici costruiti in legno; le decorazioni del fregio dorico (triglifi e metope) sono quindi una trasposizione lapidea di specifici elementi della carpenteria del soffitto, di cui i triglifi ricorderebbero le testate delle travi di copertura mentre le metope le lastre usate per chiudere gli spazi vuoti tra una trave e l'altra. Al fine di dimostrare l'insostenibilità di questa tesi nella pratica reale, con riferimento in particolare ai triglifi posti su tutti gli angoli della trabeazione, Piranesi raffigura in via ipotetica le possibili modalità di costruzione del tetto di un tempio dorico. Nelle matrici, pertanto, riproduce le travature lignee del soffitto, variando la disposizione dei correnti e i relativi sistemi di intersezione degli stessi (catt. 54-57), e mostra in alzato la soluzione al problema del conflitto angolare prospettata da Vitruvio (cat. 56, Fig. IV), giudicandola comunque sconsigliabile per via della necessaria riduzione dello spessore dell'architrave (cfr. cat. 57, Fig. II: anche qui, tuttavia, la critica dell'autore si rivolge ai "maestri di Grecia", ritenuti i veri artefici di tale soluzione, contestando ancora una volta Le Roy che invece la attribuiva ai Romani, cfr. p. 22; cfr. catt. 119 e 120 per alcune prove delineate a secco sui versi delle matrici dove sono raffigurate in prospettiva strutture di copertura di un tempio dorico).
Dal punto di vista compositivo tutte le tavole sono caratterizzate dalla sovrapposizione di più cartigli illustrati, srotolati su un fondo costituito da un piatto tracciato lineare. Tale espediente, abbondantemente usato nella Magnificenza, consente all'architetto veneto da un lato di accostare in un unica tavola più immagini e dall'altro di rendere più piacevoli queste dimostrazioni tecniche, indugiando sugli effetti di trompe l'oeil.
Data la funzione prettamente didascalica di queste matrici, delineate con una trama segnica di tipo prevalentemente meccanico, la loro esecuzione materiale è da ricondurre con molta probabilità alla bottega. Le incisioni sono realizzate quasi del tutto a tecnica indiretta, sfruttando le diverse morsure in acquaforte per ottenere la diversificazione dei passaggi tonali; gli interventi a bulino, invece, risultano finalizzati più che altro ad accentuare i contrasti chiaroscurali oppure a ripristinare la trama segnica dell'acquaforte, laddove era stato necessario correggere la figurazione raschiando la superficie metallica (vedi in questo caso le linee di incrocio tra le travi della carpenteria riprodotte nella figura II).
Sulla matrice si riscontrano ulteriori abrasioni in corrispondenza di alcune didascalie, da ricondurre alla semplice correzione di errori di trascrizione (vedi sotto le lettere co della parola compactionis e um della parola corumdem nella figura I; sotto la scritta Fig. IV; e sotto le lettere C e B nella figura III), e del numero di inventario. Come documenta la stampa tirata subito dopo l'inventariazione dei rami nella Calcografia romana, la lastra era stata segnata inizialmente con il numero arabo 309.b poi corretto sopra l'abrasione in 310.a.
Il rovescio della matrice presenta inoltre due schizzi raffiguranti mezze basi di colonna, i cui profili incisi a secco sono da attribuire probabilmente a studi di bottega per uno stesso soggetto. Nel primo - meno rifinito - l'autore sembra interessato maggiormente alla rappresentazione tridimensionale del frammento, indicando la frattura sulla superficie lapidea tramite un convenzionale tracciato ondulato; nel secondo, invece, alla replica accurata del solo prospetto frontale.Bibliografia
- Petrucci, 1953, n. 310a, tav. 23, p. 257
- Focillon, 1967, n. 952, p. 361
- Wilton-Ely, 1994, n. 783, p. 851
- Ficacci, 2000, n. 460, p. 376.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Ciro Salinitro