Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
[Vari capitelli ionici romani comparati con i greci dalle illustrazioni di Le Roy]
Inventario
Numero inventario: M-1400_308
Inventario storico di categoria: 1400/308
Nuovo inventario di categoria: 10808
Stampa corrispondente: S-CL2399_18905IVS2: CL2399_18905, CL54331_14055
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: [Vari capitelli ionici romani comparati con i greci dalle illustrazioni di Le Roy]
Serie: Della magnificenza ed architettura de' romaniDenominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1761 ante (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 401 x 608; spess. 1,2-1,8
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
Tab. XX. / 308
In alto:
Les chapiteaux ioniques que l'on voit à Rome, paroissent pauvres et defectueux. Le Roy part 2.; in alto nel cartiglio: LES PLVS BEAVX MONUMENTS DE LA GRECE; nella targa: CHAPITEAV IONIQVE / DONT ON N'A EVIVSQV'ICI AVCVNE IDÉE / ET SVPERIEVR À
PLVSIEVRS EGARDS / AVX PLVS BEAVX CHAPITEAVX DE CET ORDRE /
Le Roy. part. 2. pag. 18.; in basso
nel cartiglio:
A. Capitolium aedis Erechtei. 1, 2, 3. Architectura ejusdem aedis. 4. Aedicula, / quae Lanterna Demosthenis nuncupatur. 5. Genus columnarum dorica= / rum aedif. Apollinis Deliaci. 6. Idem aedificium, quod notatur num. 3.
A sinistra dall'alto:
In templo Divi Sabbae; sotto:
Dans les ruines du Templede Cèrès à Eleusis. Le Roy d. part. 2.;
sotto:
In templo Sancti Ioannis ante Portam Latinam;
In templo Divi Sabbae; sotto ancora:
In atrio Basilicae Divi Clementis; Latus Capituli A
.
A destra dall'alto:
In templo Divi Nicolai in Carcere; sotto:
In Basilica Sanctae Mariae Transtiberim; sotto ancora:
Latus;
In claustro Basilicae Divi Pauli; sotto ancora:
In templo Divi Georgij / in Velabro;
in Villa Card. Alexandri Albani / extra Portam Salariam; sotto ancora:
In cavaedio Hospitij Divae Mariae Aegyptiacae
In basso a sinistra:
Piranesi F.
Sul verso della matrice: ordito meccanico a fasce regolari.
Osservazioni:
Osservazioni: La composizione della tavola, raffigurante una serie di capitelli ionici insieme ad alcuni particolari di monumenti greci editi da Le Roy (Les ruines des plus beaux monuments de la Grèce, 1758), si rivela estremamente complessa per i numerosi rimandi iconografici al testo che accompagna l'opera e alla pubblicazione dell'architetto francese.
L'immagine mostra al centro due cartigli illustrati che fungono da pretesto per separare i differenti argomenti affrontati, oltre a rendere più accattivante la raffigurazione. Sopra ai cartigli, concepiti uno dentro l'altro, spicca uno dei capitelli dell'Eretteo di Atene (A), ultimo santuario costruito sull'Acropoli tra il 421 e il 406 a.C. (cfr. Lippolis, 2007, pp. 558-559). Nella seconda parte della sua pubblicazione Le Roy dedica sei tavole a questo tempio (cfr. Le Roy, 1758, II, tavv. XVI-XXI), di cui loda in particolare la "somma bellezza" dei capitelli rispetto ai quali gli esemplari di tipo ionico "che si veggono in Roma, compariscono poveri e difettosi" (p. 33); Piranesi risponde a questa accusa, riportata anche sotto al margine superiore della lastra, comparando i capitelli ionici dell'Eretteo e del Tempio di Cerere a Eleusi (cfr. Le Roy, 1758, II, tav. XX, figg. 1 e 5) con undici varianti romane molto più elaborate, reimpiegate in alcune basiliche cristiane (San Clemente, San Giorgio in Velabro, San Giovanni a Porta Latina, Santa Maria in Trastevere, San Nicola in Carcere, San Paolo fuori le mura, San Saba e l'ex Ospizio di Santa Maria Egiziaca) o nella villa del Cardinale Alessandro Albani. Senza entrare nella descrizione specifica dei singoli elementi, l'autore afferma nel testo che tali esempi "piuttosto sembrano abbondare, che scarseggiare d'ornamenti" (p. 33) rispetto al modello ellenico; critica inoltre la pretesa del francese di esser stato il primo a mostrarne la foggia, ricordando ai lettori i precedenti disegni di Richard Pococke (la cui immagine mostra in realtà una veduta panoramica del monumento, cfr. Pococke, II, 1745, tav. LXVIII), di Richard Dalton (cfr. Dalton, 1751-1752, tav. XIV) e dei discepoli di Michelangelo, questi ultimi menzionati dallo stesso Le Roy (cfr. p. 33). Nella tavola, pertanto, riproduce sotto al capitello dell'Eretteo il bassorilievo noto come la Bocca della Verità (oggi ritenuto un antico tombino databile attorno al I secolo d.C., cfr. Giovenale, 1927, p. 375), a cui una leggenda romana attribuiva il potere di smascherare i bugiardi.
All'interno dei due cartigli sono poi raffigurati ulteriori dettagli dell'Eretteo (1, 2, 3, 6), la cosiddetta "Lanterna di Demostene" (4), ovvero il monumento coregico edificato in stile corinzio nel 334 a.C. in onore di Lisicrate (cfr. Boardman, 2005, pp. 173-174), e una colonna del Tempio di Apollo a Delo (5), i cui lavori iniziati nel V secolo a.C. non furono mai terminati (cfr. Courby, 1931). Ognuna di queste immagini è correlata a specifiche rimostranze mosse contro Le Roy, tacciato di ignoranza e partigianeria. In merito alla descrizione apologetica dell'Eretteo, Piranesi rinfaccia al rivale di non averne indicato i difetti relativi all'irregolarità stilistica e strutturale dell'impianto (figg. 1-3; cfr. Le Roy, 1758, II, tav. XVII), documentati in maniera più dettagliata nella tav. XXXIV (cat. 68). I rilievi della Loggia delle Cariatidi e del monumento di Lisicrate, invece, si riferiscono alla posizione dei dentelli in architettura. Riprendendo un giudizio già espresso da Vitruvio, l'architetto francese aveva criticato il Teatro di Marcello per la "licenza" formale di queste modanature collocate sotto al gocciolatoio, cosa deprecata dallo stesso Piranesi; tuttavia, secondo il nostro autore, egli aveva faziosamente omesso di evidenziare che la medesima prassi fosse in uso anche tra i Greci, come attestano i due edifici sopra citati. Infine, riferendosi a quelle peculiari invenzioni elleniche che Le Roy non aveva riscontrato a Roma, l'architetto veneto riproduce la colonna dorica di Delo (cfr. Le Roy, 1758, II, tav. II) confessando ironicamente che tale "stravaganza" non fu mai adottata dai Romani (a suo avviso, infatti, il singolare fusto di questa colonna richiama "i contadini coperti d'un grossolano camicione", p. 31).
Questo articolato elaborato grafico, realizzato ad acquaforte rientrando talvolta nei segni col bulino per intensificare il tono delle ombreggiature, sfrutta le modulazioni chiaroscurali per mettere in risalto i rilievi delle superfici e distinguere i diversi piani di proiezione degli oggetti.
Lo studio comparato tra il rame e le relative stampe ha evidenziato che l'opera fu soggetta ad alcuni interventi di restauro dopo l'uscita della prima edizione. Sulla lastra, infatti, si registrano in corrispondenza dei capitelli derivati dalle basiliche di San Paolo e San Saba due piccole aree leggermente abrase, il cui tracciato segnico risulta ritoccato a bulino per ripristinare la continuità delle linee che compongono le figurazioni. Ulteriori abrasioni sono presenti anche sulla superficie non incisa, sotto all'attuale numero di inventario e accanto alla parte inferiore della cariatide in figura 6 (sulle stampe del 1761 si ravvisano in questo caso dei punti neri dovuti probabilmente a bruciature causate dall'acido). Le tracce di tutti questi interventi sono visibili solo a partire dai fogli tirati da Firmin Didot, pertanto si deve ritenere che siano stati eseguiti poco prima della sua pubblicazione per eliminare alcuni segni accidentali che avevano compromesso l'integrità dell'immagine. Poco rilevanti, invece, risultano le abrasioni contestuali all'esecuzione della lastra, connesse esclusivamente alla correzione di alcune scritte didascaliche.
Sul verso della matrice, infine, sono evidenti i segni di esercitazioni tecniche eseguite con il tratteggigrafo. Si tratta di una sequenza discontinua di tracciati lineari paralleli, ad andamento prevalentemente orizzontale e di ampiezza variabile, che incorniciano la lastra lasciando uno stretto rettangolo vuoto al centro (cfr. Monferini, 1967, p. 267, n. 949).Bibliografia
- Petrucci, 1953, n. 308, tav. 20, p. 257
- Focillon, 1957, n. 949, p. 361
- Wilton-Ely, 1994, n. 780, p. 848
- Ficacci, 2000, n. 457, p. 374.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Ciro Salinitro