Veduta del Sepolcro della Famiglia Plauzia per la strada che Conduce da Roma à Tivoli vicino a Ponte Lugano
1750-1756 (Sec. XVIII)
mm 400 x 608, spess. 1,6-2,2
Osservazioni:
Osservazioni: Per le notizie generali sul sepolcro cfr.
M-1400_123 .
Questa matrice era stata utilizzata da Piranesi per inserire la tavola del mausoleo dei Plauzi nella sua raccolta sulle
Camere sepolcrali degli antichi Romani (1750-1752 ca.; cfr. cat. 163), nucleo da cui ebbe origine il progetto più ampio delle
Antichità Romane (cfr.
Lettere di Giustificazione 1757, p.VII, n.10). Nell'immagine l'autore illustra il monumento come appariva al suo tempo, completato in alto dalle merlature risalenti al pontificato di Paolo II (1465 ca.), che testimoniano l'uso dell'edificio come avamposto strategico-difensivo.
E' possibile avere un riscontro della fortuna editoriale di questa veduta attraverso la pubblicazione postuma di una raccolta di Jean Barbault dal titolo
Recueil de divers monuments anciens, 1770, curata dagli editori Bouchard e Gravier al Corso – editori delle
Antichità Romane – dove figura in formato ridotto una tavola, direttamente derivata da questa piranesiana, in cui viene copiata dall'incisore l'impostazione spaziale e l'angolazione prospettica, discostandosi solo nella distribuzione di alcuni dettagli all'interno del tessuto grafico.
Il mausoleo dei Plauzi sarà ripreso tematicamente da Piranesi in due
Vedute di Roma incise agli inizi degli anni Sessanta (
M-1400_800-801), nella prima in prospettiva con la fuga delle arcate del ponte Lugano in primo piano (datata al 1763 da Hind 1922, p. 37), nella seconda invece dal punto di vista della strada, così ravvicinato al monumento da escluderne la sommità (datata al 1761 da Hind 1922, p. 37).
L'incisione è condotta secondo il procedimento adottato da Piranesi per le vedute, ossia attraverso successive morsure all'acquaforte, rientri e ritocchi a bulino e coperture con vernice di riserva (cfr. cat. 107).
Si può osservare una brunitura sulla lapide a sinistra che avrebbe dovuto recare l'iscrizione dai caratteri più piccoli (di cui sono riportate solo le prime tre righe di scritta); sulla lapide i segni orizzontali ad acquaforte sono rinforzati da rientri a bulino per simulare colature di umidità. Poiché sin dalle prime tirature di prima edizione l'immagine compare così composta, tale brunitura doveva essere stata funzionale solo a un abbassamento dei segni del tracciato orizzontale, per schiarirne la resa in stampa.
Dal confronto tra gli esemplari a stampa è emerso che i ritocchi a bulino sul muro sbrecciato in alto a destra rispetto alla suddetta lapide, nell'esemplare BAV Cicognara e in quello ASL, 1692 (volume donato dall'autore nel 1761) sono in numero limitato rispetto a quelli che si possono osservare nella stampa della seconda edizione del 1784 (ASL, 14-D/3), aggiunti quindi sulla matrice in un momento compreso tra il 1761 e il 1784 appunto, per rafforzare in quell'area l'effetto chiaroscurale, con la consueta cura dell'equilibrio e delle vibrazioni tonali e luministiche delle composizioni, in particolare di quelle a carattere vedutistico.
E' presente un'estesa abrasione sotto la didascalia; tuttavia, la tavola compare con la scritta attualmente leggibile sin dalle prime tirature di prima edizione consultate.
Anche in questa composizione si ritrova la figura di nudo virile ritratto di spalle con un'asta in mano, come già riscontrato in altre vedute piranesiane, nonché nell'opera grafica di Giambattista Tiepolo (per altri dettagli cfr. cat. 120).