Inside view of a sepulchral vault on the left of the via Appia...
1794 ca.
mm. 435 x 564
In basso a dx., «Inside view of a Sepulchral Vault on the left of Via Appia / belonging to the family of Augustus»; di seguito a sn., «Veduta interna d'una Camera Sepolcrale appartenente / alla famiglia d'Augusto»
In basso a sn. «N.16.»
Osservazioni:
Osservazioni: Questa incisione è frutto di una stagione straordinariamente importante per la riscoperta della Via Appia e del suo patrimonio monumentale. Alla fine del XVIII secolo, infatti, Roma e le vestigia del suo passato sono al centro dell'interesse dei colti viaggiatori europei impegnati nel Grand Tour. Tra i più celebri vi è senz'altro Sir Richard Colt Hoare (1758-1838), un baronetto inglese discendente da un'importante famiglia di banchieri londinesi, che, mosso dal forte interesse per l'antichità classica e romana, intraprende un lungo viaggio in Europa (1785) per dar seguito agli studi antiquari ai quali si era completamente dedicato. L'imprescindibile tappa romana conferì forma al soldalizio con il già noto pittore e incisore Carlo Labruzzi (1748-1817), dal quale prese vita l'ambizioso viaggio per la Via Appia da Roma a Benevento. L'itinerario-ideato sulle orme di quello seguito dal poeta Orazio-doveva inoltre caratterizzarsi dalla redazione di un resoconto dettagliato, illustrato con una serie di stampe. Il percorso divenne infatti l'occasione per il Labruzzi di riportare, attraverso disegni, schizzi e acquerelli, le più importanti emergenze archeologiche che costellavano il tragitto, fornendoci alcune delle più note testimonianze degli antichi sepolcri e ville romane presenti sulla
Regina Viarum.
Oltre 800 disegni e schizzi ad acquerello sopravvivono da questa spedizione e hanno rappresentato la base per le incisioni del volume
Via Appia illustrata ab urbe Roma ad Capuam.
Questa veduta di camera sepolcrale, chiamata anche "Colombario dei Liberti di Augusto", fu realizzata durante la prima fase del viaggio comprendente l'area di Roma e quella situata immediatamente fuori le mura della città. Non si hanno purtroppo dati certi per sapere se l'ambiente fosse destinato alla famiglia di Augusto, alla famiglia della moglie Livia o a entrambe. Nel Settecento il monumento era già utilizzato per la conservazione di botti vinicole per poi divenire un ristorante.
Rispetto ai disegni del Labruzzi riferibili alla Via Appia, dai quali sono tratte questa e le altre incisioni, si conservano tre diversi nuclei (Jatta, 2013). Rispetto al primo, nella collezione del British Museum di Londra, si dispone, tra gli altri, di uno studio a matita e acquerello policromo che ben riproduce il "
Colombario", documentando in maniera efficace la pratica realizzativa del Labruzzi rispetto alle prove realizzate
en plein air durante la prima fase del viaggio. Questi fogli servirono al Labruzzi come prototipi per realizzare le vedute in seppia a monocromo, caratteristiche delle serie realizzate in seguito. Questa tecnica caratterizza i disegni appartenenti al secondo nucleo, quello conservato alla Biblioteca Sarti dell'Accademia di San Luca a Roma e proveniente dal lascito testamentario di Carlo Labruzzi. Gli studi (Jatta, 2013) portano a pensare che questa raccolta, realizzata a partire dagli schizzi effettuati durante il viaggio, rappresenta una seconda versione, rielaborata anche con disegni sucessivi, delle prove realizzate durante la prima fase del viaggio del 1789. Da queste opere appare probabile che l'autore abbia tratto singoli fogli e le acqueforti delle serie.
Nella sezione conservata alla Biblioteca Apostolica Vaticana, raccolta a partire dell'acquisto di Thomas Ashby (1874-1931) di un
corpus circolante in Inghilterra (dove riscosse notevole fortuna), sono invece presenti acquerelli a monocromo caratterizzati da maggiori dettagli e caratteristiche di finitezza che li configurano come la stesura finale della serie sulla Via Appia.
Lo stesso ambiente è stato ripodotto da Giovanni Battista Piranesi (
M-1400_134), a partire da una prospettiva esterna, nelle celebre serie
Le antichità Romane.
Alla British School di Roma si conserva una
stampa dello stesso soggetto che rappresenta la sedicesima tavola della prima serie realizzata per Colt Hoare e proveniente anch'essa dalla collezione Ashby.
Durante il restauro della matrice si è constatato che la lastra presenta una grande abrasione al centro, dove figurano i personaggi. Un attento esame delle altre matrici della serie ha consentito quindi di notare come le abrasioni riguardassero tutti i personaggi presenti nella prima edizione della
Via Appia illustrata ab urbe Roma ad Capuam, ripubblicata infatti in seconda edizione del 1844 (quando il Labruzzi era già deceduto). Le modifiche sono motivate dalla volontà di restituire ai personaggi una diversa connotazione sociale, più vicina alla sensibilità dei moti rivoluzionari e al clima della Roma di quegli anni.