Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Spaccato della bottega ad uso di caffè detta degl'Inglesi situata in piazza di Spagna. [...]
Inventario
Numero inventario: M-1400_900b
Inventario storico di categoria: 1400/900b
Nuovo inventario di categoria: 11576
Stampa corrispondente: S-CL2418_19618IVS2: CL54747_14471
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: Spaccato della bottega ad uso di caffè detta degl'Inglesi situata in piazza di Spagna. [...]
Serie: Diverse maniere d'adornare i cammini...Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1769 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 245 x 285; spess. 1,9-2,0
Iscrizioni
Iscrizioni: A sinistra:
900.b
In basso al centro:
Spaccato della bottega ad uso di caffè detta degl'Inglesi situata in piazza di Spagna. Le pareti dipinte di questa bottega rap= / presentano un Vestibolo adornato di Simboli Geroglifici, e di altre cose allusive alla Religione e politica degli antichi Egiziani. / In lontananza vi si vedono le fertili campagne, il Nilo e quelli maestosi sepolcri della medesima nazione.
In basso a destra:
Disegno ed invenzione del
Cavalier Piranesi.
In basso a sinistra:
Piranesi inc.;
46.
Osservazioni:
Osservazioni: La matrice riproduce la decorazione pittorica di una delle due pareti del Caffè degli Inglesi (cfr. cat. 128).
L'immagine ha uno schema assai simile a quello della parete precedente: sullo sfondo di un paesaggio d'invenzione ambientato nell'antico Egitto, un possente vestibolo sorretto al centro da grandi pilastri, con due aperture laterali dalla tipica forma rastremata, taglia in primo piano tutta la composizione raccordandosi alla struttura ricurva della volta. La sintassi decorativa combina ecletticamente varie tipologie di “cose allusive alla Religione e politica degli antichi Egiziani”, dalla statuaria monumentale ai piccoli amuleti. Rispetto all'altra incisione la disposizione degli ornati avviene tuttavia con maggior misura e rigore simmetrico (quest'ultimo interrotto solo dalla figura animalesca accovacciata sopra l'architrave), dando piena evidenza grafica alle idee piranesiane circa lo stile decorativo degli egizi, cui “non fu loro incognita un'infinità di ornamenti per render sempre più adorna la loro architettura senza offendere la gravità” (Ragionamento, p. 3).
Anche in questa tavola sono molte le citazioni desunte dalle immagini del Recueil d'antiquités (voll. 7, 1752-1767) di Caylus, qui riprodotte più o meno fedelmente secondo il gusto dell'artista (cfr. Battaglia 1994, pp. 207-209). Dal tomo V deriva il modello per le sfingi che fiancheggiano l'immagine del dio Osiride sopra l'architrave (1762, V, tav. LV, n. III) e quello per i due cammei inseriti nella mensola di forma triangolare sulla parte inferiore del riquadro centrale, le cui figurazioni sono riprese dalle basi di due scarabei (1762, V, tav. XII, nn. II-III). Le coppie di telamoni addossate alle aperture laterali, invece, sono ispirate alla figura senza braccia di una statuetta di giudice illustrata nel tomo VI (1764, VI, tav. VI, n. II). Sempre dal testo di Caylus sono riprese le immagini della fenice e del serpente con testa di leone, entrambe coronate dal sole, che compaiono alle estremità laterali della lunetta (1762, V, tav. XXIII, nn. V-VI). Le due figure, illustrate anche sulla piastra parafuoco presente nella tavola 18 (cat. 101) e interpretate da Calvesi come chiare “indicazioni ermetico-massoniche, cripto-religiose” (1967-68, p. 23), sono rielaborazioni dei decori incisi sulla doppia faccia di un diaspro riconducibile alla categoria delle cosiddette “gemme magiche”, sorta di amuleti raccolti nelle collezioni europee di antichità a partire dalla prima metà del XV secolo. A un'altra immagine pubblicata dall'erudito francese, infine, sembra ispirata anche l'egida di Bastet – oggetto metallico comune nelle collezioni di antichità dell'epoca – raffigurata al di sotto dell'architrave centrale (1762, V, tav. VI, n. IV), mentre le soprastanti sfingi con il copricapo nemes assomigliano a quelle presenti nei giardini di Villa Borghese (cfr. Ziegler 1994, pp. 87-91).
Nelle prime edizioni consultate (BAV, R.G. Arte Archeologia; GNAM) la tavola derivante dalla matrice originale non era stata ancora numerata.
Lo studio eseguito per questa pubblicazione ha evidenziato che il rame, oggi nelle collezioni della Calcoteca dell'ICG, è una replica dell'originale perduto (cfr. Note a mar- gine). Dal confronto con le stampe contenute nelle diverse edizioni consultate, infatti, è stato osservato che il tessuto segnico di questa lastra non corrisponde con quello presente sui rispettivi fogli di prima edizione (si confronti a esempio la scritta relativa al numero di tavola, il tracciato delle nuvole o i volti delle figure). L'analisi ottica della matrice ha escluso inoltre che le variazioni siano correlate a successive modifiche, poiché in corrispondenza di esse non esistono sulla superficie del metallo tracce di interventi meccanici dovuti a ripensamenti. Si può affermare pertanto, senza alcun dubbio, che la matrice dell'ICG è un manufatto diverso rispetto all'incisione primigenia. Il rame pervenutoci si dimostra nel suo complesso una replica ben eseguita, se non per alcuni dettagli della grafia o della figurazione che denunciano chiaramente una diversa fattura (e la cui qualità di resa appare inferiore rispetto all'incisione originale). La trasposizione attenta del disegno e l'uso di bulini diversi, a losanga stretta e larga, testimonia l'applicazione tecnica profusa per ottenere un prodotto quanto più fedele possibile al modello. Tuttavia l'effetto generale dei fogli tratti da questa matrice risulta piuttosto piatto, privo delle variazioni tonali che infondono dinamismo e plasticità all'incisione originale: la trama segnica corrosa dall'acquaforte resta troppo superficiale e poco contrastata mentre i ritocchi a bulino appaiono eccessivamente artificiosi per raggiungere la morbidezza chiaroscurale evidente nelle stampe del 1769.Bibliografia
- Petrucci, 1953, p. 291, n. 900a, tav. 46
- Focillon, 1967, p. 356, n. 907
- Wilton-Ely, 1994, p. 947, n. 874
- Ficacci, 2000, 546, n. 686.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Ciro Salinitro