Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
[Camino decorato con testa di medusa entro un fregio di serpenti]
Inventario
Numero inventario: M-1400_892b
Inventario storico di categoria: 1400/892b
Nuovo inventario di categoria: 11560
Stampa corrispondente: S-CL2418_19602IVS2: CL54731_14455
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: [Camino decorato con testa di medusa entro un fregio di serpenti]
Serie: Diverse maniere d'adornare i cammini...Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1769 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 251 x 391; spess. 1,5-1,7
Iscrizioni
Iscrizioni: Sulla cornice del camino, a sinistra:
892.b. In basso a destra:
Cavalier Piranesi inv. e scolp.; inciso leggero a puntasecca:
XXIV
In basso a sinistra:
31.
Osservazioni:
Osservazioni: Il motivo del serpente è dominante in questa tavola. Esso si snoda sul fregio e culmina al centro nell'incontro di due teste di serpente che avvolgono una testa di Medusa. La decorazione ricorda molto da vicino l'andamento curvilineo di un motivo ornamentale che, così sviluppato, Piranesi elenca nell'Indice de' Monumenti Etrusci di vario genere …, e degli ornamenti … usati ne' predetti monumenti in calce al Ragionamento Apologetico (n. 46), e raffigura nella tavola relativa, come “Ornamento, che si vede ne' vasi”. Altra fonte per questo motivo a serpentina è la facciata su Piazza S. Eustacchio di S. Ivo alla Sapienza.
Marletta (2016, pp. 138-146), assimilando questo serpente al motivo usato da Piranesi per descrivere in pianta la conformazione del Porticus dell'Ara Martis nella Domus Alexandri Severi, nella grande Ichnographia del Campo Marzio, lo interpreta come simbolo massonico dell'eternità, su una linea di continuità con la teoria già sviluppata da Calvesi nel saggio introduttivo alla riedizione di Focillon del 1967.
In altre opere, anche architettoniche, Piranesi impiega il serpente per il quale non si può escludere un'implicazione semantica; ad esempio sulla facciata della Chiesa di Santa Maria del Priorato, dove il corpo del serpente ugualmente ricoperto di squame forma le volute dell'architettura che affiancano la finestra tonda centrale, ma sottosopra rispetto alla voluta delle facciate manieriste. Tuttavia la sua valenza in questa tavola più che assumere un'identità concettuale sembra essere sfruttata a fini puramente ornamentali, proprio come la linea curva dipinta sui vasi in terracotta, tanto da perdere la connotazione di animale e divenire quasi un motivo astratto. Come avviene di frequente infatti nelle tavole dei Camini, alcune figure derivate dall'universo naturale sono utilizzate come pretesto decorativo, duplicate, moltiplicate, ribaltate, quasi al punto di perdere la loro attinenza con la realtà; così avvertiva l'autore quando scriveva nel Ragionamento: “L'arte mancante di nuove invenzioni prese, dirò quasi in prestito dalla natura gli ornamenti, a suo modo alterando e ai suoi bisogni adattando le cose” (p. 3). Sul fregio del camino, tra le anse sinuose del rettile, sono sistemate anche teste umane di ridotte dimensioni, assimilabili a maschere sceniche, iconografie provenienti da lastre in terracotta anche queste di stile etrusco. Le paraste sono arricchite con eleganti vittorie alate che sovrastano bucrani. Da un punto di vista tecnico la matrice è incisa all'acquaforte ma sono presenti numerosi ritocchi a bulino, poco più che puntiformi, inframezzati nella decorazione del fregio e dei montanti. Le ombre sono conseguite sia proteggendo con la vernice di riserva le aree che dovevano rimanere più chiare, sottoponendo a una seconda morsura le zone da scurire (è il caso della fascia d'ombra che proietta il serpente sul fondo di marmo del fregio); sia rientrando col bulino nei segni corrosi dall'acido per approfondirli e generare in stampa un tono più marcato (è il caso dell'ombra proiettata dalla sporgenza architettonica dello stipite sul piano di fondo).
In basso a sinistra un'abrasione precede il il numero 31: nelle prime edizioni BAV, R.G. Arte Archeologia e GNAM la tavola era numerata 28; nell'edizione BiASA è numerata 31 a penna e inchiostro.
Si nota appena graffito a puntasecca il numero romano XXIV in basso a destra, che non esiste nelle edizioni settecentesche consultate e si evidenzia invece nell'edizione Firmin Didot (1836; per una possibile interpretazione di questo riferimento inciso).Bibliografia
- Petrucci, 1953, p. 290, n. 892b, tav. 31
- Focillon, p. 355, 1967, n. 891
- Wilton-Ely, 1994, p. 916, n. 843
- Ficacci, 2000, 527, n. 655.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Giovanna Scaloni