Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Rappresentasi nella figura i il ninfeo, di Nerone...

Inventario

Numero inventario: M-1400_43
Inventario storico di categoria: 1400/43
Nuovo inventario di categoria: 10484
Stampa corrispondente: S-FN27091, S-CL2393_18630
IVS2: CL54212_13935
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Rappresentasi nella figura i il ninfeo, di Nerone...
Serie: Le antichità romane
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1746-1756 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 357 x 247, spess. 1,3-1,6

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: XLI / 43; in alto a destra: Tom. I.
In basso: Rappresentasi nella figura I il Ninfeo, di Nerone, e insieme lo Stadio, l’Odeo, ed i Templi della Gente Flavia, fabbricati da Domiziano. 1. Salita / al Ninfeo. 2 Atrio con vestiboli, e cubicoli per varj usi. 3. Tempio di Nerone. 4. Piazza dinnanzi al Tempio. 5. Sala con emicicli per i convi=/ ti. 6. Stagno incavato nel terren vergine del Monte Celio, e che riceveva l’acqua da magnifiche fontane, ornate di Tritoni, cavalli marini, delfini, e /  gruppi di statue. 7. Portici circolari situati sopra il medesimo Stagno. 8. Celle sul piano inferiore del Ninfeo. 9. Aquedotto del Ninfeo. 10./ Uno degli archi dell’aquedotto, ove si legge l’avanzo della iscrizione rapportata nella fig. II. e supplita nella figura III. colle lettere NERO / secondo l’interpretazione la più probabile, che tante né più né meno dovevano occupare lo spazio, ov elle mancano, venendo così a comporre / la parola NERONIONIANA, la quale, tutto che sia un solecismo per l’incremento delle due sillabe ONI, incompatibile ne’ secoli della lati=/ nità; può nondimeno esser ciò derivato dalla  inavvedutezza degli artefici nel comporla. 11. Stadio di Domiziano. 12. Tribune situate al piano / dello Stadio, nelle quali si da la pianta in forma grande alla fig. IV. le medesime hanno al di dietro un’andito fattovi forse per isfogo dell’umi=/ dità che vi cagionavano le acque nel Ninfeo, e del Monte Celio acciò queste non danneggiassero gli stucchi dè quali erano adorne le stesse tribune / al dinnanzi. 13. Tempio della Dea Pallade. 14. Tempio di Domiziano. 15. Tempio di Vespasiano. 16. Odeo. 17. Serraglio delle fiere fabbri=/ cato da Domiziano ad uso dell’Anfiteatro. 18. Fonte, o sia lago gia detto del Pastore. 19. Arco di Costantino. 20. Anfiteatro Flavio. 21 Aque=/ dotto di Claudio. 22. Odierna Chiesa dè SS. Gio. e Paolo. 23.Avanzi della Casa di Scauro. 24. Avanzi della Casa della Famiglia Anizia. 25. Avan=/ zo degli alloggiamenti de Soldati pellegrini. 26. Altra parte dell’Aquedo.to del Ninfeo con bottino. 27. Chiesa di S. Stefano rotonda nel suo primiero essere
Sotto a sinistra: Piranesi Archit. dis. inc.

Osservazioni:

Osservazioni: Piranesi colloca il Ninfeo di Nerone alla falde del monte Celio – tra il Colosseo a settentrione e la chiesa di Santo Stefano rotondo a meridione (cfr. catt. 40-43).
In quest'area sono state oggi riconosciute, poiché ancora visibili - unico dato rilevante anche all'epoca dell'autore - le sostruzioni in laterizio che sorreggevano il basamento del tempio di Claudio sul Celio. Prima che Claudio terminasse il tempio, Nerone lo trasformò in un ninfeo (così Cressedi 1975, nn. 129-130, pp. 157-158: lo studioso ipotizza che Piranesi ricavò la notizia da Svetonio). Se si considera che il complesso edilizio era stato interpretato da Nolli pochi anni prima come l'avanzo della Curia Hostilia, sulla quale insistevano le vigne e gli orti moderni (cfr. Nuova Pianta di Roma, 1748, n. 959), gli esiti degli studi piranesiani risultano particolarmente apprezzabili, in quanto certamente prossimi alla ricostruzione cui è approdata la moderna ricerca. La parziale scientificità delle affermazioni di Piranesi viene però contaminata con una ricostruzione fantastica dell'antico sito, attraverso modelli “tipologici suscettibili delle più ardite interpretazioni” (Musso 1979, pp.24-25; Wilton-Ely 1994A, p. 74), dove le rovine indagate  dovettero costituire per il nostro architetto solo lo spunto iniziale sul quale elaborare la planimetria.
L'incisione è eseguita all'acquaforte con morsure diversificate. L'autore inserisce il rilievo dei resti antichi all'interno di frammenti lapidei d'invenzione, espediente grafico suggeritogli dall'osservazione della pianta marmorea di Roma antica, per conferire all'immagine a stampa maggiore suggestione e potenza evocativa.  Questo stesso trovato iconografico sarà ripetuto più volte nelle Antichità, soprattutto per le rappresentazioni a carattere tecnico e didascalico; e sarà ripreso dagli incisori delle tavole della raccolta Les plus beax monuments de Rome acienne, curata da Jean Barbault e edita da Bouchard e Gravier nel 1761 (cfr. catt. 48, 72).
Si possono osservare sulla matrice alcune linee di costruzione del disegno, tracciate a secco sulla lastra prima di procedere con le morsure, riconoscibili anche sulle stampe: a esempio, quelle che proseguono verso il basso le linee degli “Avanzi della Casa della Famiglia Anizia”, sopra la Figura II, e alcuni segmenti che proseguono le linee nella pianta del ninfeo.
Gli unici rientri col bulino nei tracciati corrosi dall'acquaforte sono localizzati sullo spessore delle pietre, nota pittorica utile a enfatizzare le ombre portate dai frammenti sul piano d'appoggio, e a restituire loro la dimensione spaziale.
La fascia d'ombra che segue il contorno delle lapidi sulla sinistra e in basso è ottenuta invece con l'infittimento dei segni condotti col tiralinee sul tracciato di fondo.
La targa con l'iscrizione ONIONIANA, integrata da Piranesi come NERONIONIANA, e qui presentata nel dettaglio alle figure II e III, è illustrata nel suo contesto architettonico nella tavola Veduta della Fornice de' Consoli Dolabella (cat. 43). Affianco alla targa, sul margine destro della matrice, si rileva un difetto del supporto metallico, ossia un'esfoliazione superficiale del rame che, in fase di stampa, determina piccole concentrazioni di inchiostro. La consultazione di diversi esemplari a stampa ha reso possibile collocare cronologicamente l'inconveniente occorso alla matrice in un momento successivo alla seconda edizione dell'opera del 1784 (ASL, 14-D/1), in cui ancora non esiste traccia del danneggiamento della lastra incisa, ma precedente l'edizione Firmin Didot (ING, CL 2393/18630). Su quest'ultima si possono infatti osservare punti neri d'inchiostro su un fondo irregolare più chiaro, dovuto a un intervento di brunitura teso a migliorare lo stato del rame - e di conseguenza il risultato a stampa – con scarsi risultati.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, tav. 41, fig. 43, p. 244  
  • Focillon, 1967, n. 220, p. 303
  • Wilton-Ely, 1994, n. 355, p. 405
  • Ficacci, 2000, n. 211, p. 211.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Scaloni
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