Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Scenographia Campi Martii
Inventario
Numero inventario: M-1400_422
Inventario storico di categoria: 1400/422
Nuovo inventario di categoria: 11008
Stampa corrispondente: S-CL2407_19084Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: Scenographia Campi Martii
Serie: Campus Martius Antiquae UrbisDenominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1762 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 498 x 750; spess. 2,3-2,6
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
422; a destra:
Tab. II.
In alto a destra, nel cartiglio:
SCENOGRAPHIA / CAMPI / MARTII / veterum aedificiorum reliquias / ostendens / e ruderibus nostrique aevi aedificijs / exemptas / cum ejusdem Campi celebriorum / monumentor. congerie; sotto sull'architrave: ROBERTO · ADAM · ARCH
In basso a destra:
Piranesi F.
Osservazioni:
Osservazioni: La collocazione della Scenographia tra le piante che introducono l'Ichnographia appare poco felice come scelta editoriale, soprattutto in considerazione delle dimensioni del rame. La matrice, inserita subito dopo la Topographia Campi Martii, crea un punto di disomogeneità all'interno della serie di tavole che compongono Il Campo Marzio, opera che non ha la raffinatezza editoriale e la ricercata armonia propria dei volumi delle Antichità, in cui il grande numero di tavole è organizzato con grande attenzione estetica e concettuale. Alle già notevoli misure del rame, il più grande all'interno della serie, Piranesi aggiunge poi, su un rame separato (cat. 99), una legenda incisa su due colonne, in cui sono elencati i monumenti presenti nella veduta, che una volta stampate saranno tagliate in due per essere montate ai lati della Scenographia.
L'immagine è molto suggestiva, costruita su due piani con un punto di vista ripreso dall'alto per consentire la descrizione dell'intera zona compresa nell'ansa del Tevere fino al limite estremo di Ponte Milvio. L'idea di rappresentare questa parte di Roma come una tabula rasa, priva della città medievale e moderna, e definita solo dalla presenza di alcuni monumenti rappresentati come se non esistesse il fitto abitato settecentesco, serve a Piranesi per descrivere quella che era la sua idea della città antica. Operazione che sarà fortemente criticata da Mariette proprio per questo suo aspetto fantastico, frutto della sua fervida immaginazione e di conseguenza privo di scientificità.
Il precedente è da individuarsi nella pianta di Roma antica disegnata da Bonaventura van Overbeke e incisa da Mathys Pol nel 1708, ma rispetto a questa la Scenographia piranesiana accentua volutamente l'aspetto visionario, aggiungendo in primo piano i resti dei reperti antichi scavati nella zona del Campo Marzio in epoca moderna. In basso, come a inquadrare la veduta, colloca i resti dell'obelisco di Psammetico II rinvenuti nel 1748. L'obelisco era stato portato da Augusto a Roma nel 10 a.C. ed era stato utilizzato come gnomone nel cosiddetto Horologium Augusti, un enorme orologio solare collocato nella zona tra le piazze del Parlamento e di San Lorenzo in Lucina (vedi anche cat. 133). Piranesi tenta una ricostruzione di questa zona posizionando l'obelisco nella tavola con l'assonometria e l'Elevazione dell'Anfiteatro di Statilio Tauro (cfr. cat. 151). Numerosi altri reperti incorniciano la veduta, la colonna di Marco Aurelio che chiude la stampa a destra insieme al basamento con l'iscrizione dell'arco di Claudio, e a sinistra il frammento dal tempio di Antonino e Faustina, su cui è inciso nuovamente il nome di Robert Adam (cfr. catt. 96, 103). Questo tipo d'impostazione ricorda le mostre dei reperti di scavo poste in bella vista nelle tavole del secondo e terzo volume delle Antichità Romane, ma qui con un carattere di pura fantasia accentuato da uno stile già in una chiave decorativa. A completare quella che Bianconi avrebbe definito “una si bella infedeltà” contribuisce la sproporzione assoluta delle figure che si aggirano tra le rovine, e che ormai sono divenute quasi degli stilemi: come la donna gibbosa col bastone, l'uomo che misura i blocchi di pietra, le piante e gli arbusti che crescono tra gli avanzi dell'antica Roma, elementi che accentuano il carattere visionario della veduta.
La matrice non mostra abrasioni o pentimenti significativi, solo una ripresa del segno sotto al cartiglio con il titolo a destra, forse la conseguenza del restauro di un graffio sulla lastra, ma già presente sulle stampe consultate. Il rame è inciso ad acquaforte con interventi a bulino usati per definire con grande maestria le ombre e le luci dell'intera composizione, che sono ottenute anche con un calibrato uso della vernice di copertura, secondo una metodologia di lavoro propria del modo di incidere di Piranesi.
Il verso della matrice cat. 99 presenta un ordito meccanico a fasce con profili di architrave e base di colonna non registrato da Monferini (1967).
Stampe corrispondenti alle matrici: CL 54445/14169Bibliografia
- Petrucci, 1953, nn. 421-422, tavv. 1-2, p. 266
- Focillon, 1967, n. 436, p. 313
- Wilton-Ely, 1994, n. 568, p. 622
- Ficacci, 2000, n. 490, p. 401.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Ginevra Mariani