Sezione di uno de' Cunei del Teatro di Marcello corrispondente colle vie de' Senatori
mm 402 x 610, spess. 1,6-2,1
Osservazioni:
Osservazioni: Didascalia su matrice separata
M-1400_200b.
Alla sezione degli ordini del teatro di Marcello (catt. 224, 225) sono dedicate due tavole di grande formato. Ogni tavola, a sua volta, è composta da due lastre con dimensioni diverse, pari all'incirca l'una il doppio dell'altra:
M-1400_199 e
M-1400_200 (tav. XXIX);
M-1400_201 e
M-1400_202 (tav. XXX).
Realizzate con l'intento di esemplificare in modo semplice le note riportate in didascalia, queste tavole presentano una impostazione compositiva assai simile, proponendo il rilievo dell'edificio in posizione decentrata rispetto al quadro dell'immagine; ciò a seguito della diversa giustapposizione della stampa tratta dalla matrice più piccola, che illustra in un caso il dettaglio dei sedili e nell'altro il finto cartiglio.
Nell'insieme le due tavole mostrano ancora una volta lo specifico interesse di Piranesi verso la tecnica costruttiva dei romani, di cui mette in evidenza gli aspetti più significativi come il complesso sistema di incastro dei blocchi lapidei, la costruzione della cosiddetta “fondazione su palafitta” - cui dedica la successiva veduta (cat. 234), o l'adozione di accorgimenti tecnici descritti da Vitruvio per correggere le aberrazioni ottiche.
Il repertorio iconografico, la sobrietà compositiva e la quasi totale assenza di riferimenti naturalistici, mettono queste tavole in relazione con le immagini più didascaliche che corredano il quarto volume. Anche la tecnica appare molto essenziale, caratterizzandosi per un segno grafico sintetico e per un esecuzione quasi esclusivamente ad acquaforte; l'uso del bulino è limitato a interventi isolati, per la maggior parte funzionali a delineare meglio i contorni delle figure. Tali considerazioni inducono a ritenere che le quattro lastre siano opera di un collaboratore, specializzato nella resa dei rilievi architettonici.
L'analisi dei rami ha rilevato la presenza di numerose abrasioni da correzione, tra cui la più significativa riguarda la matrice
M-1400_201 (cat. 231), dove l'intero paramento murario degli ingressi risulta totalmente reinciso ad acquaforte (modifica riscontrata già nelle stampe identificate come di primo stato).
Di notevole interesse sono le incisioni presenti sul verso della matrice
M-1400_199a (cat. 229), la cui esecuzione è da ricondurre probabilmente alla bottega (cfr. Monferini 1967, p. 265). Si tratta prevalentemente di varie piante architettoniche realizzate con tecnica diretta, a cui si aggiungono due rapidi bozzetti a puntasecca e un tracciato lineare di tipo meccanico. Tre distinte planimetrie, liberamente ispirate a repertori archeologizzanti, sono facilmente leggibili lungo uno dei lati maggiori della lastra: la prima presenta un doppio impianto esagonale, secondo un motivo già riscontrato sul verso della matrice cat. 140; la seconda un ambiente a croce greca absidata, mentre la terza un edificio basilicale a pianta quadrata, prolungato con un corpo longitudinale e un atrio ellittico. Più complessa, invece, è l'identificazione delle figure incise lungo il margine opposto della lastra. Accanto al tracciato appena citato, si ravvisano a ridosso di una porzione muraria le piante di due edifici circolari, contornati rispettivamente da otto e dodici colonne, i cui studi sono probabilmente riferiti alla nota tipologia del tempio monoptero e monoptero-periptero. Seguono poi due schizzi di prospetti architettonici, forse riconducibili - a dispetto della loro sembianza appena accennata – agli alzati dei templi che ricorrono in alcune tavole del volume
Della Magnificenza ed Architettura de'Romani (cfr. F469-471), oppure delle
Osservazioni sopra la lettre de M. Mariette (cfr. F.619,623).
L'ultimo inciso, infine, presenta un impianto composito, formato da due edifici longitudinali affiancati. Il più lungo ha entrambi i lati corti absidati con emicicli di diversa ampiezza, ritmati ognuno da tre nicchie rettangolari, e mostra lungo il perimetro un colonnato continuo che si interrompe in corrispondenza dell'esedra più grande; l'altro edificio invece risulta aperto su un lato e connesso a una struttura perfettamente circolare dalla parte opposta. Tale schema compositivo trova una vaga analogia con il
Porticus un SPQR Amoenitati Dicata raffigurato nella celebre pianta “Ichnographiam Campi Martii antiquae urbis” (
M-1400_425).