mm 459 x 710, spess. 2,1-2,4
Osservazioni:
Osservazioni: La matrice si combina con la precedente (
M-1400_173) per ottenere un'unica stampa.
L'analisi delle strutture architettoniche del ponte e del mausoleo di Adriano (cat. 201) è affrontata in due tavole di grande formato. Simili per dimensioni, queste tavole sono costituite ognuna dalla giustapposizione di due stampe tratte rispettivamente dalle matrici:
M-1400_173 e
M-1400_174 (Tav. VI);
M-1400_175 e
M-1400_176 (Tav. VII).
Entrambe le immagini presentano la stessa impostazione compositiva, ponendo particolare attenzione sulla riproduzione – di fantasia – delle fondamenta e sulla raffigurazione di dettagli strutturali delle murature.
La prima tavola (catt. 203, 204) mostra una sorta di veduta panoramica, ritraendo il mausoleo con l'aspetto di un rudere epurato dalle superfetazioni (idea poi sviluppata meglio nella veduta edita in
Il Campo Marzio dell'Antica Roma, 1762, tav. 44,
M-1400_452b). Nella consueta interazione tra testo scritto e immagine, Piranesi tenta qui di fornire una ricostruzione organica del monumento (di cui ipotizza che l'altezza originaria fosse all'incirca il triplo rispetto a quella delle sue fondamenta) e del ponte. Sono indicate inoltre varie informazioni inerenti alla portata del Tevere, la cui analisi dettagliata si connette evidentemente sia alla formazione giovanile presso il Magistero delle acque della Serenissima, sia agli studi svolti al suo arrivo a Roma per la
Pianta del corso del Tevere (1744), realizzata in collaborazione con Carlo Nolli.
La seconda tavola (catt. 205, 206), invece, riproduce la sezione del medesimo complesso architettonico, indagandone la struttura interna degli ambienti e delle murature. Unici elementi decorativi di questa incisione prettamente geometrica sono le raffigurazioni del capitello e dei tre finti cartigli che illustrano, a loro volta, altrettanti dettagli costruttivi.
Nel complesso le due tavole analizzate testimoniano l'intento piranesiano di celebrare la magnificenza dell'architettura romana attraverso l'elogio dei suoi sistemi costruttivi. Tuttavia, la stratificazione di blocchi lapidei immaginata alla base delle due costruzioni non ha trovato riscontro nelle indagini archeologiche, svolte a partire dalla fine del XIX secolo.
L'interesse prettamente didascalico di queste incisioni, unitamente alla loro tecnica esecutiva, lascia ipotizzare che i rami siano stati realizzati in gran parte, se non del tutto, da assistenti. Se si eccettua la prima tavola, in cui è raffigurata anche una piccola veduta, le lastre presentano soggetti esclusivamente architettonici, eseguiti quasi interamente ad acquaforte con l'ausilio di strumentazioni meccaniche come il tiralinee. Limitato è l'uso del bulino, funzionale ad accentuare il tono di alcune linee di contorno o delle ombreggiature più marcate; effetti chiaroscurali che, in corrispondenza del tratteggio orizzontale dello sfondo, sono ottenuti in massima parte attraverso il dimezzamento dell'interlinea della trama segnica.
Dei quattro rami che compongono le suddette tavole, la matrice
M-1400_173 (cat. 203) pare l'unica dove potrebbe individuarsi eventualmente un intervento diretto di Piranesi, seppur limitato alla riproduzione della veduta paesaggistica tra le arcate del ponte. Le modalità interpretative della scena, sintetica quanto ricca di effetti scenografici e atmosferici, sono riconducibili infatti alle riproduzioni miniaturistiche del paesaggio urbano tipiche della tradizione vedutistica veneta. La collaborazione di due o più incisori a una stessa matrice, d'altronde, non doveva essere infrequente nella prassi operativa delle botteghe d'incisione, tantomeno in quella di Piranesi.