1746-1756 (Sec. XVIII)
mm 132 x 211, spess. 1,4-1,8
Osservazioni:
Osservazioni: Come per altri monumenti fortemente rappresentativi della romanità, anche la colonna coclide antonina fu affrontata dall'autore in ripetute occasioni con intenti, linguaggio e angolazioni ogni volta differenti. La colonna, eretta per celebrare le imprese belliche dell'imperatore Marco Aurelio tra il 176 e il 192 d.C., è stata rappresentata da Piranesi in una veduta (
Vedute di Roma,
M-1400_716), probabilmente eseguita alla fine degli anni Quaranta (Robison 1978, p. 21), con dimensioni ben più ragguardevoli e il punto di vista rivolto verso la via del Corso; l'angolo della ripresa è più ristretto, non spazia sull'intera visione della piazza, ma inquadra il monumento da vicino, prediligendo il formato verticale che accompagna lo sviluppo in altezza della colonna. Alla fine della sua attività (1774-1778) Piranesi ritornerà sul soggetto, abbandonando il linguaggio pittorico della veduta, per restituire un semplice rilievo architettonico del monumento in prospetto e pianta (
M-1400_647-653). Nella piccola matrice in questione, che si può ragionevolmente datare tra la fine degli anni Quaranta e l'anno di edizione delle
Antichità, la cifra stilistica piranesiana è riconoscibile a partire dalla modalità con cui viene costruita l'immagine, con quinte sceniche di architetture che confinano lateralmente lo spazio e minuscoli personaggi che si aggirano in basso tra gli edifici, oltreché dalle scelte tecnico-linguistiche adottate, peraltro analoghe – in proporzione - a quelle riscontrabili nella veduta grande.
Sulla matrice incisa all'acquaforte si registrano interventi tecnici eseguiti direttamente sulla lastra, sia col bulino che col brunitoio, mirati a ottenere modulazioni chiaroscurali. Alcuni ritocchi a bulino sono visibili sull'angolo del palazzo sul margine sinistro della matrice, sull'abbaino del primo edificio a sinistra dietro la fontana e all'interno dell'arcata dell'altana e di qualche finestrella dell'ultimo piano dello stesso; sulle sbarre di metallo che collegano i cippi di travertino attorno alla fontana; sulla colonna coclide, nel capitello e a separare le fasce narrative del fusto. Mentre sul basamento della colonna in basso a sinistra una piccola porzione di rame è stata brunita per abbassare, quasi eliminandoli, i segni corrosi dall'acido e restituire in stampa un'area molto chiara, ossia un punto di luce: pochi tratti successivamente incisi a bulino servono a raccordare i profili dei blocchi di marmo che compongono la base. Altra area in cui i solchi dell'acquaforte risultano alleggeriti dal brunitoio è quella della metà in alto a destra della facciata del palazzo dietro la fontana (se la si immagina attraversata da una diagonale), che rende in stampa quella zona dell'edificio illuminata.