Piranesi Giovanni Battista (attribuito a)

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

Pianta delle Stanza contigue alla Camera Sepolcrale de' Liberti, e Servi della Famiglia di Augusto

Inventario

Numero inventario: M-1400_150a
Inventario storico di categoria: 1400/150a
Nuovo inventario di categoria: 10622
Stampa corrispondente: S-CL2395_18737
IVS2: CL16118
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: Pianta delle Stanza contigue alla Camera Sepolcrale de' Liberti, e Servi della Famiglia di Augusto
Serie: Le antichità romane
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1750-1756 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 329 x 209, spess. 1,3-1,6

Iscrizioni

Iscrizioni: In alto a sinistra: Tom. III. / 150; in alto a destra: XXXVIII
In basso: PIANTA delle Stanze contigue alla Camera Sepolcrale de' Liberti, e Servi della Famiglia di Augu-/ sto, scoperte l'anno 1727. A Parte della detta Camera sepolcrale. A Scala, che smonta nel piano / della Stanza B, il quale era lavorato a mosaico di bianco, e nero; come pure a mosaico grottesco era / lo spazio tra un pilastro e l'altro. C Sarcofaghi di terra cotta contenenti uno, o più scheletri. / D Pilastri, che reggono la volta della Scala, che pure serviva ad uso di Sepolcro, come vedesi dalle Nic-/ chie distribuite d'intorno. E Adito, per cui si passava nella sopranominata Camera A. F Altra Stan-/ za fabbricata in alto per il Custode secondo il costume de' Sepolcri cospicui. G Forno con tubi H nel mu-/ ro per riscaldare la Stanza, e per uso del medesimo Custode.
Sotto a sinistra: T. III. XXXVIII. 150
Sul verso della matrice della didascalia: (al centro) 38

Osservazioni:

Osservazioni: Didascalia su matrice separata M-1400_150b.
La tavola illustra la pianta delle camere attigue al vano principale del celebre Colombario attribuito ai servi e liberti della moglie di Augusto, Livia Drusilla (catt. 163-168).
Gli scavi di queste aule, scoperte all'incirca un anno dopo le altre camere del colombario, furono completati soltanto nel 1728, sotto la supervisione del cardinale Melchiorre di Polignac. Come il resto del complesso, andarono distrutte pochi anni dopo il ritrovamento, tuttavia sono sufficientemente conosciute grazie alla nota documentazione trasmessaci, già prima di Piranesi, da Pier Leone Ghezzi (Camere sepolcrali, 1731). Alle immagini dell’artista romano sono ispirate sia la pianta in esame che la successiva veduta interna della camera secondaria (cat. 181).
L’adesione al modello iconografico appare evidente soprattutto in questa tavola, la cui composizione ricalca con qualche variante la precedente pianta di Ghezzi (1731, tav. XXVI, 1426/24). Uniche differenze sono ravvisabili nella scelta di escludere dalla raffigurazione la pianta del vano centrale (di cui è accennata la decorazione pavimentale), nell’indicazione dei sepolcri e nella resa grafica dei tubi d’areazione del forno (di forma quadrata anziché rotonda).
La matrice è incisa quasi del tutto ad acquaforte, servendosi del bulino quasi esclusivamente per correggere problemi tecnici di morsura. Sulla destra del margine superiore del rame, sono presenti residui di ottone relativi alla risarcitura di una frattura, eseguita mediante la colatura del metallo fuso sul verso. Come attesta la continuità dei tracciati che solcano l’inserto metallico, l’intervento è precedente all’incisione del rame, fratturatosi probabilmente durante la sua spianatura. Alla medesima fase operativa è riconducibile, quasi certamente, anche la formazione della cricca visibile sul bordo inferiore, i cui effetti grafici sono evidenti già negli esemplari di prima edizione consultati. L’errata preparazione del supporto fu probabilmente causa nel tempo di ulteriori alterazioni, documentate dagli interventi di ripristino della trama segnica riscontrati nella parte alta della matrice (vedi la cornice e il tracciato meccanico che fa da sfondo). Questo restauro, eseguito mediante l’abrasione delle porzioni di rame degradato e successivi ritocchi a bulino, avvenne probabilmente all’epoca della ristampa ottocentesca, in quanto negli esemplari a stampa se ne riscontrano le tracce solo a partire dai fogli tirati da Firmin Didot.
La complessiva mediocrità della tavola, sia in merito alle caratteristiche tecnico-stilistiche dell’inciso sia ai procedimenti di preparazione del supporto, non lascia praticamente dubbi sulla sua esecuzione da parte della bottega, cui con ogni probabilità erano affidate le opere di mero rilievo architettonico.
Sul verso della didascalia, infine, si segnala la presenza del numero riferito alla tavola corrispondente, la cui incisione a bulino è riconducibile alla sistemazione del rame durante una delle varie vicissitudini subite da questo fondo.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, n. 1440/150, tav. 38, p. 249  
  • Focillon, 1967, n. 320, p. 308
  • Wilton-Ely, 1994, n. 453, p. 506
  • Ficacci, 2000, n. 311, p. 275.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Ciro Salinitro
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