Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Veduta degli Avanzi delle Camere sepolcrali de' Liberti, e Servi, ec. della Famiglia di Augusto
Inventario
Numero inventario: M-1400_134
Inventario storico di categoria: 1400/134
Nuovo inventario di categoria: 10598
Stampa corrispondente: S-CL2395_18721IVS2: CL16111
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: Veduta degli Avanzi delle Camere sepolcrali de' Liberti, e Servi, ec. della Famiglia di Augusto
Serie: Le antichità romaneDenominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1750-1756 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con ritocchi a bulino;
Misure: mm 401x 609, spess. 1,7-2,1
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
134. XXII
In alto a destra:
Tom. III.
In basso a sinistra:
Piranesi Architetto dis. ed inc.
Sotto:
Veduta degli Avanzi delle Camere sepolcrali de' Liberti, e Servi, ec. della Famiglia di Augusto. Osservazioni:
Osservazioni: Nei primi decenni del XVIII secolo furono rinvenuti tra il primo e il secondo miglio della Via Appia numerosi colombari, tra cui un importante complesso di età imperiale destinato alla sepoltura dei liberti e schiavi di Livia e Augusto, scoperto nel gennaio 1726 nella campagna di scavo condotta Francesco Bianchini, Presidente delle Antichità di Roma. E’ possibile comprendere la meraviglia suscitata dagli aspetti architettonici dell’edificio, oggi distrutto, e dalla preziosità del patrimonio archeologico ritrovato (oggetto di una controversia tra i soci che avevano finanziato lo scavo, nella quale intervenne il cardinale Alessandro Albani) solo dalle incisioni contemporanee alla scoperta che ne documentarono con esattezza la pianta e la configurazione spaziale, nonché le iscrizioni e gli oggetti ivi rinvenuti. Rappresentative degli interessi che proprio nel contesto degli scavi sull’Appia antica vanno maturando una nuova metodologia scientifica -basata su un criterio di documentazione dell’insieme del monumento e del materiale rinvenuto negli scavi indipendente dalla valutazione del pregio artistico- sono infatti le pubblicazioni di Francesco Bianchini (Camera ed Inscrizioni Sepulcrali De’ Liberti, Servi ed Ufficiali della Casa di Augusto, 1727) e di Anton Francesco Gori (Monumentum sive columbarium libertorum et servorum Liviae Augustae et Caesarum detectum in Via Appia, 1727), e la pubblicazione, di poco più tarda, con le tavole di Pier Leone Ghezzi, realizzata in seguito alla scoperta, sotto la direzione del cardinale Melchior de Polignac, di una camera minore contigua alla prima di Livia e di altri due colombari a poca distanza da Porta San Sebastiano (Camere sepolcrali de’ liberti e liberte di Livia Augusta ed altri Cesari come anche altri sepolcri ultimamente ritrovati fuori della Porta Capena, 1731).
Quando Piranesi torna a illustrare le camere sepolcrali dei liberti della famiglia di Augusto, sono trascorsi quasi trent’anni dalla loro scoperta, ed è proprio da questo complesso di monumenti sepolcrali che prende avvio, nel 1755, la genesi delle Antichità Romane, concepite inizialmente come un ampliamento dell’opera per la quale il veneziano era entrato in trattativa con il giovane Lord Charlemont, i Monumenta sepulcralia antiqua, redazione accresciuta e approfondita delle Camere sepolcrali degli antichi Romani le quali esistono dentro e fuori di Roma. Una pubblicazione, quest’ultima, riferibile ai primissimi anni ’50 e nota in pochi esemplari, che è, appunto, da ritenersi il nucleo originario da cui verranno sviluppati il II e il III tomo delle Antichità Romane dedicati ai monumenti sepolcrali; delle incisioni che la compongono, cinque raffigurano le camere sepolcrali con i famosi colombari di età imperiale (e sono tratte dall’opera del 1727 di Francesco Bianchini, si veda cat. 163). E’ necessario ricordare che Piranesi, in questa veduta e nelle seguenti tavole con i reperti e le iscrizioni già pubblicati da Gori e Ghezzi, sceglie di indicare il monumento con il nome più pertinente di Camere sepolcrali de’ Liberti, e Servi... della Famiglia di Augusto.
La matrice è realizzata ad acquaforte e ritocchi a bulino diffusi su tutta la superficie nelle zone dove gi scuri sono maggiormente risentiti, nell’angolo in basso a sinistra e nella fascia in primo piano, con il noto effetto di enfatizzare la profondità spaziale della scena che si sta svolgendo sul piano dello spettatore, che ad essa prende parte. Con un salto cronologico all’indietro rispetto al momento in cui Piranesi lavora, assistiamo infatti proprio allo scavo del monumento, durante le campagne degli anni ’20 del XVIII secolo: gli operai portano pale e picconi, pietre e materiali di scarto sono stati caricati sul carro; in un angolo si svolge una scenetta narrativamente assai vivida (cfr. cat. 172): da un sarcofago è stato appena rimosso il pesante coperchio decorato con un grande bucranio e lo scheletro ne viene tirato fuori, un lavorante si appoggia al sepolcro tenendo in mano il teschio mentre i suoi stracci si panneggiano come la veste di un filosofo antico, e il gentiluomo che dirige lo scoprimento rimane con le braccia aperte e rivolge la testa verso l’alto con atteggiamento quasi lirico, colpito dal casuale memento mori sotto i suoi occhi, e dalla straordinarietà delle scoperte cui sta assistendo.Bibliografia
- Petrucci, 1953, n. 1440/134, tav. 22, p. 248
- Focillon, 1967, n. 307, p. 307
- Wilton-Ely, 1994, n. 441, p. 493
- Ficacci, 2000, n. 298, p. 268.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto