Ferri Girolamo
Bologna, 1633 - ?, 1693
copia da Sadeler Egidius (il Giovane)
Bruxelles, ca. 1570 - Praga, 1629
Vestigij del circo di Caracalla vicino alla via Appia...
Inventario
Numero inventario: S-CL2240_4835
Inventario matrice: M-1220_38Cronologia matrice: Sec. XVII
Collocazione: Calcografia; campionario 68
Autori
Incisore: Ferri Girolamo (1633/ 1693)
Autore opera originale: Sadeler Egidius (il Giovane) (1570 ca./ 1629)
Ambito culturale: italiano
Soggetto
Identificazione: Circo di Massenzio
Titolo proprio: Vestigij del circo di Caracalla vicino alla via Appia... (da stampa)
Serie: VESTIGI DELLE ANTICHITA' DI ROMA TIVOLI POZZUOLO ET ALTRI LUOCHICronologia
Datazione: 1640-1659 (Sec. XVII, prima metà)
Dati tecnici
Misure: mm. 144 x 276
Misure foglio: mm. 478 x 642
Materia e tecnica: acquaforte/bulino
Stato di conservazione: discreto (foxing)
Iscrizioni
Iscrizioni: In basso: «Vestigij del circo di Caracalla vicino alla via Appia et chiesa di S.Bastiano il quale serviva anticamente a celebrare feste, et altri diversi giuochi, la sua lunghezza è canne 223.la larghezza 33 ½/ oggidì questo luoco è un prato al segno A. era un Tempio di marte secondo li vestigij che si vedono.»
In basso a dx.: «Marco Sadeler excudit»; «38»
Opera illustrata
Opera illustrata: Vestigi delle antichita di Roma Tivoli Pozzvolo et altri luochi
Editori/Stampatori
Editore: Calcografia Camerale (attiva Roma 1738/ 1870)
Editore: Sadeler Marco (attivo prima metà sec. XVII)
Stampatore: De Rossi Giovanni Giacomo (Roma 1627/ Roma 1691)
Luogo e data di edizione: Roma-1660, Praga-post 1606
Stato: Secondo stato; varianti iscrizioni
Osservazioni:
Osservazioni: Nel contesto del vedutismo di tema romano la serie di stampe
Vestigi delle antichita di Roma Tivoli Pozzvolo et altri luochi…realizzata da Gilles (Aegidius) Sadler e stampata a Praga nel 1606,
ha giocato un ruolo fondamentale. L’importante opera a stampa, significativa nella definizione seicentesca dell’immagine di Roma antica, costituisce una derivazione e un aggiornamento iconografico de
I vestigi dell’Antichità di Roma di Etienne Du Pèrac (1575), composta da 39 tavole eseguite ad acquaforte e ordinate seguendo un itinerario per la conoscenza delle più importanti rovine della città antica. Queste immagini, in cui le rovine sono raffigurate nel loro stato non restaurato e nel contesto dei loro ambienti della prima età moderna, hanno uno spiccato valore documentativo per una conoscenza dei monumenti così come apparivano a cavallo tra Cinque e Seicento, evocando l'atmosfera della prima Roma moderna. La raccolta vanta ben nove edizioni riscontrando grande seguito dovuto anche alla presenza, inedita sino a quel periodo, di iscrizioni recanti note storico-descrittive. Tali indicazioni avevano lo scopo di illustrare il monumento rappresentato offrendo, in alcuni casi, notizie su recenti rinvenimenti e mutate destinazioni d’uso. Il fervido periodo di riscoperta a tutto tondo delle antichità romane ha gettato tuttavia le basi affinchè le numerose tirature prodotte appesantissero la ricezione dell’opera rendendo necessario un aggiornamento.
Da queste premesse, l’edizione di Gilles Sadeler, caratterizzata dall’aggiunta di nuove vedute di monumenti, riscosse notevole successo. L’incisore ed editore olandese utiilizzò come base del suo lavoro i disegni di Paul Brill, Jan Brueghel e Peter Stevens. Marco Sadeler incisore e tipografo (probabilmente nipote di Gilles) curò una nuova edizione della raccolta intorno al 1629. Quando l’opera circolò nell’ambiente romano attorno alla metà del XVII secolo, Giovanni Giacomo de' Rossi-uno dei maggiori editori romani del XVII secolo-commissiona all’incisore Girolamo Ferri una nuova copia dell’opera, stampata (nella sua prima edizione) nel 1660. L’ipotesi affermata vede il De Rossi ideare il progetto grafico per fronteggiare la concorrenza di un altro editore, Giovanni Battista De Rossi, che possedeva una bottega vicina (Grelle, 1987). Le tavole di questa serie recano tra le iscrizioni la dicitura "Marco Sadeler excudit" presentendo, in alcune matrici, i monogrammi che indicano la rielaborazione del Ferri. Se ad una prima breve disamina esse sembrano fedelmente ricalcare quelle della raccolta del 1606-in particolare quelle delle versioni ristampate successivamente da Marco Sadeler-uno sguardo più attento e puntuale denota alcune differenze che rendono difficile pensare a un semplice aggiornamento delle matrici originali. Gli studi hanno quindi evidenziato come la realtà di tali differenze possa attribuirsi a fattori tecnici e commerciali diversi (Grelle, 197). Se da una parte, quindi, le diverse iscrizioni, alcune omissioni, i monogrammi aggiunti e la diversa morfologia di alcune rappresentazione è da attribuirsi alla tecnica e alla cultura artistica del copista, la scelta della pubblicazione potrebbe ricercarsi (come si diceva) nelle scelte commerciali di un editore, Giovanni Giacomo De Rossi, che intendeva opporsi alla spietata concorrenza editoriale romana attraverso la riedizione di un opera che aveva avuto un grande seguito. Da queste premesse appare quindi plausibile che il De Rossi abbia fornito le lastre de
I vestigi del Sadeler
al giovane (e sconosciuto) copista Girolamo Ferri, forse impiegato come tirocinante presso la bottega dell’editore.
Nella tavola 38 il Ferri riproduce il Circo di Massenzio (anche detto di Caracalla per via di un’errata credenza), uno dei circhi meglio conservati dell’antichità romana, riprendendo la composizione originaria del Sadeler e presentandoci il monumento così come doveva apparire attorno alla fine del XVI secolo. Si tratta di un grande complesso residenziale, originariamente edificato come la Villa di Massenzio situato all’interno di un’area che accoglie anche il mausoleo noto col nome di Tomba di Romolo (dal nome del giovane figlio dell’imperatore, morto nel 309 d.C.), gli ambienti del palazzo imperiale e il Circo per le corse dei cavalli. Il circo di Massenzio, costituendo un'unità strutturale con palazzo e mausoleo, presenta notevoli dimensioni che permettevano una considerevole capienza. Dell’impianto si conservano le due torri che si ergevano ai lati dei dodici stalli da cui partivano i cavalli, le gradinate rivestite di marmi e travertino e la spina, intorno alla quale i carri compivano i giri della corsa. Il centro del circo era ornato dall'obelisco di Domiziano, recuperato nel 1651 da Gian Lorenzo Bernini e posizionato sulla fontana dei fiumi al centro di piazza Navona. Dell'ingresso principale resta l'arco che ancora oggi si apre nel lato curvo vicino alla Caffarella. Qui furono scoperti nel 1825 i frammenti con la dedica a Valerio Romolo, figlio di Massenzio, che consentirono di identificare il complesso.
Bibliografia
- Ahsby T., Le diverse edizioni dei "Vestigi dell’Antichità di Roma" di Stefano Du Pérac, La bibliofilia, Firenze, 1916
- Gallo D., Acquérir "I Vestigi dell’Antichità di Roma racolti et ritratti in perspettiva ..." d'Étienne Dupérac au début du XXe siècle. L' étude de la Rome antique, un enjeu culturel et politique, Nancy, Paris, 2018
- Grelle A., Vestigi delle antichità di Roma...et altri luochi: momenti dell'elaborazione di un'immagine. Catalogo della mostra, 39/B, p. 136, 1987
- Petrucci C.A., Catalogo generale delle stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia Nazionale, 1220, p. 198, 1953
- Regina Viarum. La via Appia nella grafica tra Cinquecento e Novecento, catalogo della mostra (Roma, Istituto centrale per la grafica, 20 settembre 2023 - 7 gennaio 2024), a cura di Gabriella Bocconi, Roma, 2023.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Fonti e documenti di riferimento
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