mm 318 x 424; spess. 1,3-1,8
Osservazioni:
Osservazioni: La matrice è tratta da un disegno all'epoca nella collezione dello stesso Piranesi, lo stile della traduzione, prevalentemente eseguita ad acquaforte, risente fortemente dell'influsso delle stampe di Francesco Bartolozzi i cui rami, eseguiti tra il 1761-1762, erano stati acquistati da Giambattista. La serie guercinesca è molto problematica perché nel corso del Settecento fu più volte stampata con l'aggiunta di nuove tavole realizzate da diversi incisori (Jatta 1995, pp. 97- 100). Petrucci elenca quarantacinque matrici includendo nella raccolta anche il ritratto di Piranesi inciso da Francesco Polanzani (VIC.
M-1400_948), seguendo quindi l'ordinamento derivato dalla vendita Firmin Didot; gli esemplari tirati dalla stamperia parigina si distinguono perché le tavole sono stampate doppie per ogni foglio, e ovviamente non hanno il numero arabo che è stato aggiunto quando sono state acquistate dalla Calcografia camerale.
Anche se si tratta di una stampa di traduzione e quindi legata al disegno originale, risulta piuttosto difficile accettare l'autografia piranesiana soprattutto se si pensa che negli anni Cinquanta Giambattista per la riproduzione di bassorilievi e figure si serviva di aiuti, primo fra tutti Jean Barbault, come d'altronde sottolinea anche Legrand: “on doit dire cependant qu'il se faisait préparer certaines parties…” (Erouart- Moser 1978, pp. 229-230). In particolare l'uso del puntinato nella definizione dei volti, le linee vibranti di contorno e i segni ad acquaforte sui lati per delimitare lo spazio, hanno una valenza chiaroscurale e strutturale che male si accorda al metodo e all'inventiva di Piranesi. Nella prima edizione l'esemplare era stampato in nero e seppia per accentuare l'effetto tipico della macchia guercinesca, perché l'operazione di Giambattista era pienamente inserita nella produzione di stampe dai disegni di Guercino con fini puramente commerciali. Nel corso del Settecento, infatti, la domanda di disegni di Guercino si era sviluppata in modo esponenziale favorendo così la traduzione a stampa a cui è strettamente legata la vicenda del cosiddetto “Falsario del Guercino” che è partito proprio dalle stampe per creare falsi disegni da vendere (Pulini 2018, p. 100). Uno di questi è ispirato alla stampa derivata dalla matrice in esame ed è conservato a Milano nelle Collezioni civiche, Gabinetto dei disegni (inv. C/9). Si tratta di un disegno a penna in cui il “Falsario” ha eliminato il San Giovannino e ha ambientato la scena in un paesaggio con un uccello che vola, mentre la Madonna è ritratta di profilo (Bagni 1990, p. 63). La matrice lavorata ad acquaforte non presenta cancellature ed è simile nel tratteggio dei segni a quella del
Vecchio dormiente cat. 75. Su questa matrice in basso a sinistra è graffito il numero
X, questi numeri sono presenti su numerose matrici della raccolta, su tutte quelle di Bartolozzi, ma anche su alcune lastre delle
Diverse Maniere ma manca invece sulla matrice con la caricatura di Zabaglia (cat. 76).