Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
[Diversi monumenti etruschi]
Inventario
Numero inventario: M-1400_875
Inventario storico di categoria: 1400/875
Nuovo inventario di categoria: 11528
Stampa corrispondente: S-CL2418_19570IVS2: CL54699_14423, CL2418_19570
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: [Diversi monumenti etruschi]
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 378 x 251; spess. 1,1-1,5
Osservazioni:
Osservazioni: Per suffragare visivamente alcune riflessioni sull'arte etrusca esposte nel Ragionamento, Piranesi inserisce all'interno del testo tipografico tre tavole a pagina intera caratterizzate da uno spiccato piglio scientifico (per un inquadramento generale in merito agli ornati editoriali che corredano le Diverse Maniere, cfr. cat. 78).
Sono immagini squisitamente divulgative, correlate alle nuove argomentazioni con cui l'autore riprende nel saggio introduttivo la nota querelle greco-romana col Winckelmann (in merito alle tesi sostenute nelle opere “polemiche”, cfr. Wilton-Ely 1972; Salinitro in Mariani 2017, catt. 26, 73, 82- 88). Le prime due incisioni sono dedicate al tema della genesi degli ornati etruschi: una raffigura trenta differenti tipologie di conchiglie (cat. 79), mentre l'altra una comparazione tra la forma di alcuni vasi etruschi con quella di ulteriori conchiglie (cat. 80). Queste tavole mirano a dimostrare la suggestiva teoria circa l'evoluzione dell'arte vascolare etrusca da forme ispirate agli esoscheletri dei molluschi, e quindi che lo stille artistico italiano si sia sviluppato in maniera autonoma da quello greco (cfr. Ragionamento, p. 4). Si tratta di una teoria esternata anche in un manoscritto autografo contenuto nei cosiddetti “Taccuini di Modena” (cfr. Bevilaqua 2008, pp. 126-127, cc. 21v- 25v), che Piranesi afferma di aver elaborato osservando le importanti collezioni di “nichi, ed altri testacei” raccolte dal Monsignor Antonio Baldani e da Niccolò Gualtieri, quest'ultimo autore dell'Index Testarum Conchyliorum, quae adservantur in Museo Nicolai Gualtieri (Firenze 1742) da cui derivano le illustrazioni riprodotte nelle due tavole.
La terza matrice illustra l'Indice De' Monumenti Etrusci di vario genere, provocatorio elenco di opere pubblicato per rivendicare l'ingegno dei “Toscani” e l'importanza del loro lascito in merito a “gli usi tutti, e sacri, e bellici, e civili, e politici, e pubblici, e privati della vita umana” (Ragionamento, p. 6). Come si evince dal titolo, la tavola mostra una serie di 114 manufatti inventati, secondo l'architetto veneto, dagli etruschi. Tra queste presunte “invenzioni” compaiono le opere più disparate, dalle mura di fortificazione agli acquedotti, dai templi ai cammei, fino a singole unità ornamentali, anche se ben poche delle attribuzioni piranesiane sono state convalidate dalla ricerca archeologica (cfr. Borsi 1985, p. 68). Si tratta tuttavia di un repertorio molto utile per comprendere – come evidenziato dagli studi di Pressouyre prima e di Battaglia poi (cfr. Battaglia 1994, p. 254) – il processo di scomposizione e libera ricomposizione dei prototipi antichi, che sta alla base del linguaggio decorativo di numerosi camini (si veda a esempio il trono Corsini al numero 103, riproposto nella tavola XIV, cat. 97; o la corona di alloro al numero 45, raffigurata al centro del fregio nella tavola XXXIII, cat. 116).
Dal punto di vista stilistico figurativo queste incisioni si caratterizzano per il rigore analitico dei disegni impreziosito, seppur nei limiti di un'elaborazione semplificata e didascalica, da un tenue chiaroscuro che evidenzia la plasticità delle oggetti raffigurati. Le trame segniche nette o a puntinato individuano le forme, ne analizzano i particolari e ne definiscono la volumetria con effetti di leggero sfumato, ottenuti sui rami sfruttando quasi esclusivamente le peculiarità tecniche dell'acquaforte. Molto limitato il ricorso al bulino, adottato soprattutto per marcare taluni contorni delle figurazioni. Lo studio comparato delle matrici con le relative stampe, e in particolare con gli esemplari contenuti nelle diverse edizioni consultate, si è rivelato di notevole importanza per la ricostruzione di alcune vicende parigine della calcografia Piranesi. Durante le ricerche svolte in occasione di questa pubblicazione, infatti, è stato appurato che i rami relativi alla tavola con le conchiglie e a quella con i monumenti etruschi sono repliche degli originali perduti (cfr. Note a margine). Tale anomalia è stata suggerita inizialmente dalla constatazione di lievi differenze tra i tracciati segnici delle stampe di prima edizione con quelli delle edizioni successive, e poi confermata dall'analisi ottica delle lastre conservate presso la calcoteca dell'ICG. Sui due rami infatti non esistono tracce di interventi meccanici finalizzati a modificare l'inciso in corrispondenza delle suddette variazioni, e ciò consente di affermare senza alcun dubbio che le matrici in esame sono diverse rispetto a quelle incise per l'edizione del 1769.
Le difformità più evidenti si registrano nella grafia delle scritte, nelle fisionomie delle figure più minute e nella trascrizione del numero “105” dell'Indice, erroneamente riportato sulla replica come “115”. Ma in generale, se i contorni delle figurazioni sono pressoché speculari, a dimostrazione che i rami dell'ICG derivano dal ricalco delle stampe primigenie, è soprattutto nella resa dei valori tonali, ovvero nel diverso modo di condurre il segno e di disporre il puntinato, che l'incisore delle repliche non raggiunge la ricchezza di modellato e la densità di chiaroscuro che caratterizza i fogli tratti dalle matrici oggi disperse.
Durante l'analisi delle matrici inoltre sono state riscontrate le tracce di alcuni interventi meccanici da correzione, in corrispondenza dei numeri di tavola e di pagina (entrambe in cat. 80; solo quella della pagina in catt. 79-81). I riferimenti attualmente presenti sui tre rami coincidono con quelli riportati nelle corrispettive tavole dell'edizione Firmin Didot, caratterizzata da una nuova veste tipografica e da un'impaginazione più serrata dei testi, tanto che la prefazione occupa solo 7 pagine del volume contro le 35 della prima edizione. Possiamo quindi supporre che le modifiche sopra segnalate siano state eseguite nel XIX secolo dalla bottega dell'editore Firmin Didot, al fine di cancellare le vecchie indicazioni incise sulle lastre e sostituirle con i numeri di pagina della nuova edizione. Tale constatazione si è rivelata particolarmente significativa nel caso della matrice raffigurante i monumenti etruschi, dove in corrispondenza dell'attuale numero di pagina 6 è stato possibile distinguere al microscopio anche l'inciso presente sul rame prima dei suddetti interventi di modifica. Si tratta del numero 31, designante la posizione di pagina che la tavola occupava nel testo Salomoni del 1769. Nei primi anni del XIX secolo i fratelli Piranesi pubblicarono a Parigi un'ulteriore edizione delle Diverse Maniere, confezionata dal rilegatore ufficiale della “Trésorerie Nationale” Jean-Joseph Tessier. La tavola dei monumenti etruschi contenuta in questa edizione ottocentesca, di cui si conserva un esemplare presso le collezioni della Fondazione Cini, riporta il numero di pagina 31 come nell'edizione Salomoni ma deriva sicuramente dalla matrice replicata, in quanto sono già presenti le incongruenze sopra esposte. Ciò conferma che il foglio fu tirato dalla stessa matrice oggi nelle collezioni dell'ICG, e lascia ipotizzare che le repliche dei rami originali furono incise sotto la supervisione di Francesco per le edizioni della “Calcographie des Piranesi Frères”.Bibliografia
- Petrucci, 1953, p. 288, n. 875
- Focillon, 1967, p. 354, n. 860
- Wilton-Ely, 1994, p. 894, n. 821
- Ficacci, 2000, p. 515, 633.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Ciro Salinitro