1762 (Sec. XVIII)
mm 616 x 471; spess. 2,3-2,6
Osservazioni:
Osservazioni: La matrice si combina con la precedente
M-1400_502 per ottenere un'unica stampa. La serie di incisioni che illustrano il ninfeo Dorico si conclude con una tavola doppia, costituita dalla combinazione di due matrici di eguale misura, che mostra la veduta interna dell'edificio. Nella rappresentazione prospettica è quindi possibile vedere, con maggiore evidenza, i dettagli decorativi architettonici: le nicchie sulle pareti con i pilastri angolari, le due grandi trabeazioni con il loro forte aggetto che sono al di sopra di esse e la movimentata parete di fondo con il suo fastigio spezzato. E' presumibile che riguardo agli elementi architettonici l'incisore sia stato piuttosto filologico ma quello che certamente non corrisponde al vero sono le proporzioni. Tutto è ingigantito e monumentale mentre nella realtà l'ambiente è piccolo e raccolto, poiché gli uomini che si muovono all'interno del ninfeo hanno dimensioni di gran lunga ridotte rispetto a quelle che dovrebbero avere. Anche gli elementi vegetali presenti nell'immagine contribuiscono a dare l'idea delle grandi dimensioni del luogo. Tra gli antichi frammenti sparsi al suolo spuntano al centro due grandi tronchi d'alberi spezzati, danneggiati come gli elementi decorativi caduti a terra.
Nel commento che dedica a questa tavola, Piranesi esprime, in maniera piuttosto sintetica ma efficace, il suo pensiero preromantico sul tema della rovina. L'incisore si rammarica per il deterioramento delle grandiose opere realizzate dagli antichi ma nel contempo individua in esse il nuovo fascino che esse acquistano proprio grazie al loro stato di rovina. Le due spelonche, da lui descritte e illustrate nelle diverse tavole, ne sono un esempio: “… tutto il danno che han sofferto negli ornamenti, invece di disajutarne la compariscenza, fa, che questa sia più convenevole al loro essere di spelonche...” (
Tavola Ottava). In tale suo commento Piranesi esprime pienamente il sentimento ormai affermatosi nella sua epoca, quello della irresistibile attrazione per il rudere in quanto tale, in cui è da vedere sì la grandezza di un passato irraggiungibile ma anche un'opera con una nuova bellezza, dovuta al lavoro di trasformazione compiuto dal tempo che nessun uomo è in grado di imitare.
L'opera qui in esame, non firmata, è una delle più riuscite di Piranesi. La tecnica di esecuzione che si riscontra sui due rami è di estremo interesse per la varietà della tessitura segnica, costituita da solchi di diversa dimensione e profondità.
Il notevole numero di morsure crea sulla matrice degli effetti di variazioni cromatiche che rendono la lastra molto simile a un'opera grafica acquerellata, risultato che si ha anche nella relativa stampa. Le zone totalmente risparmiate dall'azione dell'acido corrispondono sulla carta al bianco assoluto, ciò crea un effetto simile a quello dei rialzi a biacca in un disegno con acquerellature a inchiostro.
Particolarmente curata è l'esecuzione delle immagini in primo piano dove l'uso del bulino è molto intenso, con risultati dal punto di vista estetico straordinari.