Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Tomo secondo contenente gli avanzi de’ monumenti sepolcrali
Inventario
Numero inventario: M-1400_49
Inventario storico di categoria: 1400/49
Nuovo inventario di categoria: 10490
Stampa corrispondente: S-CL2394_18636IVS2: CL54218_13941
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: Tomo secondo contenente gli avanzi de’ monumenti sepolcrali
Serie: Le antichità romaneDenominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1751-1756 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte e bulino su rame;
Misure: mm 413 x 263, spess. 1,4-1,7
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
Tom. II. I. / 49
Al centro: LE ANTICHITÀ / ROMANE / DI GIAMBATTISTA PIRANESI / ARCHITETTO VENEZIANO / TOMO SECONDO / CONTENENTE GLI AVANZI / DE’ MONVMENTI / SEPOLCRALI / DI ROMA / E DELL’AGRO ROMANO
In basso a sinistra:
Piranesi f. Osservazioni:
Osservazioni: Si tratta della matrice incisa per la pagina di titolo del secondo tomo delle Antichità, inscritto da Piranesi all’interno di un puteale strigilato.
In questo tomo e nel terzo l'autore affronta il tema dei monumenti sepolcrali antichi, già oggetto di studi condotti da numerosi eruditi della prima metà del Settecento - Francesco Bianchini, Anton Francesco Gori, Pier Leone Ghezzi, e lo stesso Bottari – con i quali Piranesi si poneva a confronto, e motivo conduttore di un grande fermento editoriale. Sull’argomento del resto il nostro architetto aveva dato alle stampe alcune tavole riunite sotto il titolo Camere Sepolcrali degli Antichi Romani le quali esistono dentro e fuori di Roma, eseguite tra il 1750 e il 1752 circa (Bevilacqua 2008, p. 273), che poi inserirà parte nel secondo e parte nel terzo tomo delle Antichità (cfr. catt. 87 e 163).
L’impressione immediata che si ricava dall’osservazione della matrice è quella di un’elaborazione fortemente contrastata nei suoi aspetti chiaroscurali, a un livello di intensità alquanto insolito nelle tavole delle Antichità, dato il carattere tecnico-esplicativo della maggior parte di queste. Eppure certamente coerente con l’arte di Piranesi che, soprattutto alle composizioni graficamente e figurativamente più complesse, riservava un uso diffuso della tecnica diretta.
La motivazione di una lavorazione così tormentata dell’inciso, ancorché strettamente connessa alle scelte linguistiche dell'autore, può essere ricercata - come vedremo - anche in un episodio di quella polemica ben nota sorta dal disaccordo venutosi a creare con Jacopo Caulfield, iniziale dedicatario dell'opera, il quale si rivelò insolvente verso gli obblighi economici assunti nei confronti di Piranesi in merito al finanziamento dei quattro tomi dell'opera (cfr. Lettere di Giustificazione, 1757 e Hyde Minor 2006).
Attraverso l'esame diagnostico condotto sulla matrice sono state evidenziate, infatti, sulla superficie interna del puteale, tracce di un'iscrizione parzialmente leggibile a caratteri maiuscoli appena scalfiti sul rame, (che è possibile ravvisare anche a un’attenta analisi degli esemplari a stampa tratti dalla matrice), le cui ultime due righe possono essere messe in relazione all’approntamento grafico di una dedica a Charlemont, cui Piranesi aveva intestato i frontespizi dei quattro tomi, alla quale in questo caso evidentemente decise di non dare seguito.
L'iscrizione rilevata segue l'andamento curvilineo di quella incisa all'acquaforte (attuale titolo) e alcune lettere proseguono in alto a sinistra fuori dall'urna, immediatamente sotto l'indicazione “Tom.II. I”.
I caratteri che risultano visibili, a partire dall'alto sono i seguenti:
sotto l'indicazione “Tom.II. I”: ANE;
sul margine superiore interno dell'urna:
DI GIAMB/ AR HIT/ TO/ CONTEN/ DE MONVM/ DI ROMA E DELL/;
cinque centimetri circa più in basso:
NOBILISS IRO/ IACOBO CAV.
Potremmo in tal modo ricomporre l’iscrizione, tenendo conto del titolo che si legge nello stato ultimo della stampa (i caratteri in grassetto sono quelli graffiti sulla lastra):
LE ANTICHITA' ROMANE/ DI GIAMBATTISTA PIRANESI/ ARCHITETTO VENEZIANO/ TOMO SECONDO/ CONTENENTE GLI AVANZI/ DE' MONVMENTI SEPOLCRALI/ DI ROMA E DELL'AGRO ROMANO/ NOBILISSIMO VIRO/ IACOBO CAVLFIELD.
La normale prassi incisoria prevede che, quando si esegue un disegno sulla vernice di preparazione che ricopre la lastra, l'iscrizione venga composta per ultima, ossia dopo aver definito la composizione che la conterrà. Piranesi doveva quindi avere già delineato una figurazione quando scalfì il rame per apporvi il titolo con la dedica emersa. Considerato poi che l’inizio della scritta è decentrato sulla sinistra rispetto a quella presente sulla matrice nella sua versione definitiva, e che termina sul bordo del rame (sotto l'indicazione “Tom.II. I”.), si è formulata l’ipotesi che la suddetta figurazione, mai incisa con l’acquaforte, fosse diversa da quella attuale. Piranesi decise di non portare a compimento un lavoro dedicato a Jacopo Caulfield: rimosse la preparazione di vernice antiacido sulla quale aveva delineato l'immagine, ridusse le dimensioni della lastra, rifilandola almeno sul margine sinistro, e utilizzò infine il nuovo supporto per incidervi sopra l’attuale composizione, dove nelle aree della matrice libere da incavi, o con segni poco incisi, sono visibili le tracce di una precedente elaborazione.
Queste constatazioni ci consentono di collocare cronologicamente la tavola tra le ultime realizzate per l’opera, quanto meno successiva ai frontespizi sui quali il nome di Charlemont è invece inciso all'acquaforte e successivamente abraso.
La presenza di segni profondi e fittamente ravvicinati su tutta la superficie incisa, in particolare sulle scanalature del puteale strigilato, marcatamente sulla sinistra e in basso, e sotto l'osso che fuoriesce dal puteale, tali da rendere in stampa una forte intensità di neri, rinforza le considerazioni sopra esposte: è possibile ricondurre un impiego così vigoroso delle tecniche incisorie sia alla scelta di un linguaggio espressivo, sia alla necessità di “camuffare” un sottostante elaborato.
I toni così scuri che si leggono nella stampa sono il risultato di morsure a acquaforte prolungate fin dove consentito dallo spessore del rame, che provocarono diffuse bruciature d'acido sulla matrice.
Per recuperare il tracciato grafico, laddove il mordente lo aveva reso indistinto, Piranesi intervenne con il bulino. Questo risulta bene evidente sulle scanalature del puteale e sotto l'osso.
La stessa motivazione tecnica delle bruciature potrebbe giustificare l'abrasione in basso a sinistra in corrispondenza del secondo mattone dal basso del muro sbrecciato, dove i segni sono reincisi a bulino, probabilmente perché eccessivamente corrosi dall'acquaforte.Bibliografia
- Petrucci, 1953, n. 49, tav. 1, p. 244
- Focillon, 1967, n. 286, pp. 306
- Wilton-Ely, 1994, n. 359, p. 410
- Ficacci, 2000, n. 215, p. 214.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Giovanna Scaloni, Ciro Salinitro