1762 (Sec. XVIII)
mm 195 x 296; spess. 1,6-1,9
Osservazioni:
Osservazioni: La tavola rappresenta alcune lapidi relative ai monumenti sepolcrali rinvenuti nell'area del Campo Marzio di C. Tuticano e M. Giunio Sabiniano presso villa Buccardini, sulla via Flaminia a breve distanza dalla Porta del Popolo (
Indice delle rovine … Tavola III, nn. 8 e 9).
La vignetta tratta da questa matrice nelle prime edizioni de
Il Campo Marzio della Biblioteca Apostolica Vaticana e dell'Accademia di San Luca era collocata sull'ultima pagina (p. 68) del testo tipografico in latino che precedeva le tavole. Successivamente nella storia editoriale dell'opera la vignetta andò a sostituire la tavola XIX
Reliquiae Porticus Octaviae, la cui matrice non è giunta nelle collezioni della Calcografia Camerale. La vignetta è al posto della tavola nelle edizioni Corsini; BAV, Stampe V (Firmin Didot); ICG, Piranesi, tomo X (Firmin Didot; quest'ultima è l'edizione pervenuta con le matrici in Calcografia nel 1839). Nel fondo BAV, Ashby
, che è composto di fogli sciolti, la tavola del Portico di Ottavia non compare, né è sostituita da alcuna vignetta.
Il soggetto del Portico di Ottavia, così come anche quello dei teatri di Pompeo e di Marcello, era stato condotto da Piranesi già per le sue
Antichità Romane e proposto nel Tomo IV con tavole che tecnicamente ne ricostruivano i dettagli architettonici ed edilizi (cfr. Garacci in Mariani, 2014, catt. 242-248). A tutt'altro intento doveva rispondere la tavola originariamente inserita nel Campo Marzio, dove i resti del portico erano ritratti in una veduta ideale avulsa dalla città moderna. Piranesi tornerà sullo stesso soggetto nelle
Vedute di Roma (
M-1400_751-752, datate al 1760 da Hind, 1922, p. 36), dove le superfetazioni di altri corpi di fabbrica aggiunti nel tempo rubano ormai la scena agli avanzi di epoca augustea.
Quanto sopra osservato a proposito della tavola XIX, sostituita da una vignetta che era nel testo tipografico introduttivo, rende necessaria una digressione: nelle pagine di testo delle prime edizioni del
Campo Marzio BAV, Cicognara e ASL comparivano quattro vignette, e in totale il volume si componeva di 48 tavole, e due frontespizi (totale 54 matrici).
Nelle edizioni che seguirono (Corsini; BAV, Stampe V, 249; ICG, Piranesi, Tomo X) furono sostituite 4 tavole dell'opera (oltre alla XIX del Portico di Ottavia, anche la XXVII
Reliquiae theatri Marcelli, cat. 126; la XXXIV
Reliquiae Templi … Antonini Pij, cat. 134; la XLVII
Ichnographia operis, cat. 148). Le tavole XIX, XXXIV e XLVII con tre vignette del testo del
Campo Marzio, e la tavola XXVII con la vignetta V
eterum Aquae Marciae ductum collocata alla fine del testo tipografico nella prima edizione dell'opera
Della Magnificenza ed architettura de' Romani (1761). Mentre la quarta e ultima vignetta del
Campo Marzio (
Labrum aegyptiacum porphyreticum, cat. 152) va a costituire la tavola 49, aggiunta a chiusura di questa nuova composizione dell'opera.
Le quattro matrici delle vignette e la matrice tratta da
Della Magnificenza da quel momento sono state numerate con il numero di tavola che andavano a sostituire (nel caso della tavola 49 numerata ex novo). La numerazione però è con numeri arabi, e ha la ulteriore peculiarità di essere preceduta, anziché dal consueto riferimento
Tav. o
Tab., dalla dicitura francese
Planche abbreviata in
Pl..
Un'ipotesi è che le quattro matrici, insieme ai caratteri che componevano il testo tipografico introduttivo, siano andate disperse o si siano irreparabilmente rovinate quando il fondo di matrici della Calcografia Piranesi fu trasportato oltralpe dai fratelli Piranesi (1799; per la dispersione dei testi delle opere di Piranesi cfr. Hyde Minor, 2015, pp. 183-198).
Infatti, ancora nei cataloghi del 1792 e del 1794 l'opera del Campo Marzio si componeva di “54 planches en y comprenant les petites” (cfr.
Oeuvres des Chevaliers Jean Baptiste et François Piranesi..., Roma, 1792, ed. cons. Roma, 1794, p.7). Pertanto, la sostituzione delle tavole con le vignette si potrebbe supporre essere avvenuta durante il periodo francese (1799-1838). Un dato di fatto è che le edizioni Firmin Didot (BAV, Stampe V, 249 e ICG, Piranesi, tomo X) sono con le vignette al posto delle tavole e l'indicazione
Pl. seguita dal numero arabo.
Un caso particolare è rappresentato dal volume Corsini, che ha la peculiarità di essere privo di testo tipografico. Il volume ha già le tavole sostituite dalle vignette, ma sulle stampe non compare ancora l'indicazione
Pl. seguita dalla numerazione: probabilmente fu composto prima che l'editore Firmin Didot confermasse quell'assetto come definitivo. Anche le due vignette
Sepulchrum e
Stylobata (rispettivamente catt. 134 e 148), nel fondo Ashby della Biblioteca Apostolica Vaticana, sono senza l'indicazione della
Planche seguita dal numero arabo, quindi stampate in un momento intermedio, come il volume Corsini.
Quanto è avvenuto per questa matrice e per le altre tre lastre incise coinvolte in questa operazione di sostituzione rappresenta un valido esempio di come la storia subita dal fondo di matrici della Calcografia Piranesi sia andata a condizionare inevitabilmente la storia editoriale dell'opera.
Infine, l'indagine tecnico-diagnostica ha evidenziato che in alcune seppure ridotte aree della matrice la morsura ad acquaforte ha bruciato il tracciato segnico della composizione (sulla lapide al centro, sullo spessore di sinistra; sui reperti e sulla vegetazione in basso a sinistra), la qual cosa viene sfruttata dall'incisore a favore di un risultato pittorico più soddisfacente. Alcune lettere della lapide centrale comprese nella zona d'ombra più marcata ad acquaforte, sono state approfondite dal bulino per consentire ai caratteri di emergere in stampa e risultare quindi ben leggibili. E' presente un'accidentale bruciatura di acido sul margine sinistro della lapide a sinistra, che in fase di stampa raccoglie inchiostro dando origine a macchie scure, comunque fuori dall'area della figurazione.