Uno delli due Dadi fatti a guisa di Piedestallo in tutto simili, i quali esistono nel Museo Capitolino
1750-1756 (Sec. XVIII)
mm 523 x 398, spess. 1,7-2,0
Osservazioni:
Osservazioni: Didascalia su matrice separata
M-1400_155b.
La tavola riproduce vari reperti archeologici trovati nei pressi della Piramide Cestia (cfr. cat. 182), al tempo degli scavi voluti da Papa Alessandro VII nel 1667. In particolare si riconosce uno dei due plinti recanti l’iscrizione testamentaria, conservati - oggi come allora - presso i Musei Capitolini (CIL, VI ), su cui erano poste le statue bronzee dedicate a Caio Cestio. Si vedono poi i frammenti delle medesime statue, alcuni rocchi, capitelli e, sullo sfondo, le due colonne che furono erette ai lati del sepolcro in occasione dello scavo.
Rispetto alla precedente tradizione antiquaria rappresentata da Santi Bartoli (1693, tav. 49, 1349/65), la cui corrispettiva tavola mostra un’asettica riproduzione del plinto con sopra i frammenti della statua, l’immagine evidenzia l’innovativo approccio metodologico dell’architetto veneto, caratterizzato dal connubio tra documentazione scientifica e invenzione compositiva. Piranesi interpreta con profondo rigore autoptico ognuno dei singoli elementi, di cui riporta fratture e lacune, assemblandoli in una nuova configurazione scenografica che amplifica il valore prettamente documentario della tavola.
Come attestato dall’esame diagnostico della matrice, l’incisione è realizzata attenendosi alla consueta tecnica dell’acquaforte con l’ausilio di varie morsure e, ove necessario, di interventi diretti a bulino per incrementare ulteriormente i valori chiaroscurali dell’immagine (vedi le ombreggiature dei frammenti in primo piano, del braccio e del capitello raffigurato sopra al plinto). Sul piano segnico, invece, l’immagine contrappone al meccanico tratteggio parallelo del cielo, reso moderatamente vibrante da rapide pennellate con vernice di riserva, la ricca grafia della figurazione in primo piano, caratterizzata da tracciati variamente modulati (ora lievi e frammentati, ora netti e profondi) a seconda delle necessità descrittive degli effetti luministico-atmosferici.
Durante l’osservazione della matrice, inoltre, sono apparsi chiaramente evidenti, in più zone della lastra, i segni “a secco” inerenti alla costruzione del disegno, facilmente ravvisabili anche nelle rispettive stampe. Particolarmente significativa in proposito è la linea attigua al profilo della piramide, che attesta la modifica della sua inclinazione durante l’incisione finale della lastra preparata con la vernice acido-resistente.
Si registra, infine, una lieve correzione della figurazione in corrispondenza della linea superiore del l’avambraccio della statua, il cui tracciato iniziale ad acquaforte risulta abraso e ritoccato a bulino in modo da ampliare la larghezza dell’arto e renderlo più naturale.