Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Prospetto del Lastricato e de' margini dell'antica via Appia
Inventario
Numero inventario: S-CL2408_19162
Inventario matrice: M-1400_481Cronologia matrice: Sec. XVIII
Collocazione: Calcografia; FONDO PIRANESI; volume 11PIR
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Ambito culturale: italiano
Soggetto
Identificazione: VIA APPIA PRESSO ALBANO PROSPETTO DEL LASTRICATO
Titolo proprio: Prospetto del Lastricato e de' margini dell'antica via Appia (da stampa)
Serie: Antichità d'Albano e di Castel GandolfoFondo: Fondo PiranesiCronologia
Datazione: 1764 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Misure: mm. 336 x 238
Misure foglio: mm. 760 x 495
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Stato di conservazione: buono
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
Tav. XXV.
Sotto, a sinistra:
481
In basso a sinistra, dentro la cornice:
Piranesi F.
In basso, fuori cornice:
Prospetto del Lastricato e de' margini dell'antica via Appia, delineato così come / si vede verso Roma poco più in qua della città d'Albano.
Nella tavola in esame è rappresentato un tratto della via Appia oggi non più esistente, nei pressi della città di Albano che sorge su tale importante strada. In primo piano è delineato il celebre basolato che rivestiva le vie consolari romane con ai lati grandi blocchi di pietra costituenti i bordi, solitamente più piccoli e meno evidenti di quelli che vediamo in questa figurazione. Un uomo, dalle dimensioni ridotte rispetto alle proporzioni della strada, è fermo lungo il selciato dove, oltre i margini, cresce una fitta vegetazione.
Piranesi era molto interessato alle strade romane per la loro tecnica molto avanzata e a esse dedicò vari studi e disegni. Durante la loro costruzione, i romani posavano innanzitutto i massi per formare i margini e quindi scavavano il terreno all'interno dove veniva creato uno strato con grandi pietre, cui seguiva una gettata di malta mista a pietrisco e, infine, veniva steso un altro strato di malta in cui erano incastonati i basoli, blocchi di pietra lavica grigio scuro di forma poligonale molto resistenti all'usura i quali si fissavano in tal modo al substrato sottostante che svolgeva anche una funzione di drenaggio. Un'incisione molto esplicativa del descritto metodo costruttivo romano è delineato nella tavola XXX della serie
Della Magnificenza, rappresentante anch'essa la via Appia (cfr. Salinitro in Mariani 2017, pp. 317-318, cat. 149).
Con tale tecnica all'avanguardia i romani costruirono una vasta e importante rete stradale con la quale collegarono i principali centri dell'impero. La più importante strada consolare era proprio la via Appia, detta infatti r
egina viarum, cominciata a costruire nel 321 a. C. dal console Appio Claudio, che diede il nome al tracciato. Essa collegava prima Capua, poi Benevento fino a toccare Brindisi, il principale porto per la Grecia e per l'Oriente.
Già nel XVIII secolo era stata raggiunta la consapevolezza del valore straordinario della Via Appia e dobbiamo a tale presa di coscienza se i papi che regnarono tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento promossero interventi di restauro della
regina viarum coinvolgendo artisti come Antonio Canova e Luigi Canina e attuando azioni di tutela e di conservazione di moderna concezione.
La matrice, di non grandi dimensioni, è eseguita con grande attenzione e accuratezza con forti contrasti chiaroscurali. In questo caso sono molti i bianchi assoluti ottenuti mediante protezione della lastra con vernice come sono molti gli interventi a bulino. I solchi prodotti con tale strumento sono spesso molto profondi, creati premendo con forza la punta metallica. Una parte che appare realizzata con una netta prevalenza di segni a bulino è quella molto scura che si trova a destra, la zona d'ombra che è oltre il margine della strada.
Sul verso della matrice si nota una serie di linee orizzontali, eseguite con tecnica diretta a bulino, che occupano buona parte della superficie.
Opera illustrata
Opera illustrata: ANTICHITA' D'ALBANO E DI CASTELGANDOLFO, XXV
Editori/Stampatori
Editore: Firmin Didot Frères (attivi Parigi 1827-1829/ post 1837)
Luogo e data di edizione: Parigi (1836)
Bibliografia
- LE BLANC C., MANUEL DE L'AMATEUR D'ESTAMPES, 12, V. 3 p. 207, 1854-59
- NAGLER G.K., NEUES ALLGEMEINES KÜNSTLER-LEXIKON, 11, V. 11 p. 361, 1835-52
- C.A. Petrucci, CATALOGO GENERALE DELLE STAMPE TRATTE DAI RAMI INCISI POSSEDUTI DALLA CALCOGRAFIA NAZIONALE, 481, p. 270, 1953
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Fonti e documenti di riferimento
Immagine: 23838