Frammenti della Camera sepolcrale dirimpetto alla Chiesa di S. Sebastiano fuori delle Mura
1751-1756 (Sec. XVIII)
mm 385 x 521, spess. 1,5-1,9
Osservazioni:
Osservazioni: Didascalia su matrice separata
M-1400_94b.
Come ricorda Flaminio Vacca nelle sue
Memorie (Vacca 1594, n. 82), nella camera sepolcrale anonima scavata nel 1750 davanti la chiesa di San Sebastiano fuori le Mura “furono trovate molte statue in un luogo ornatissimo di pavimenti mischiati, con belli scompartimenti; e molte medaglie bruciate, come anche molti musaici scrostati dal muro”. Piranesi ne tramanda una memoria in queste due tavole, sfruttando l’espediente di una mostra fittizia di oggetti ordinati su ripiani già osservato per i frammenti e le iscrizioni della camera sepolcrale maggiore degli Arrunzi (cat. 92, 93 e 94).
Come nelle altre tavole delle
Antichità Romane in cui è dichiarato l’intervento di Barbault, con la formula
Piranesi Architetto dis. ed inc. (per il II tomo, cat. 91, 92, 93, 99, 112, 114) o
dis. e sc. (cat. 94), Piranesi riserva a sé l’invenzione e la realizzazione delle tavole, che recano la firma di Barbault per le sole figure (
Barbault scolpì le figure). In questo gruppo di matrici (per un ampliamento dell’elenco degli interventi ascritti a Barbault da Focillon, vedere Monferini 1967, p. 300), è osservabile la cifra stilistica e tecnica propria dell’artista già
pensionnaire dell’Accademia di Francia, ma l’equilibrio degli apporti alla lavorazione dei singoli rami, e la misura della sua collaborazione all’impresa editoriale del collega resta ancora oggi da precisare.
Nel primo rame, gli stilemi caratteristici di Barbault sono evidenti nella preziosa figurazione dell’urna di marmo sul ripiano più alto, istoriata con motivi iconografici tipici dell’arte funeraria. Qui possiamo ancora una volta constatare la sua abilità nell’uso pittorico della vernice di riserva e il suo caratteristico puntinato, da cui prende corpo un mobile chiaroscuro che costruisce i volumi del rilievo interamente condotto con la tecnica dell’acquaforte. Sul resto della matrice, gli interventi a bulino interessano l’interno del sarcofago strigilato, l’ombra proiettata dai selci in alto a destra e dal grande frammento marmoreo indicato con la lettera
F, mentre ad acquaforte è lavorato il fregio a bucrani. Lo stato di conservazione della matrice risente delle grandi dimensioni della superficie, solcata leggermente da un avvallamento lineare che attraversa diagonalmente la metà destra, senza del resto compromettere il risultato della stampa.
Le stesse osservazioni sullo stile e sulla tecnica incisoria valgono per il secondo rame. Qui possiamo osservare come sul delicato equilibrio tra la linea di contorno, che incide leggermente la matrice in aree quasi intatte, e il disegno preparatorio, lasciato emergere nell’azione dell’acido, è impostato il variabile inciso a “filigrana” individuato come la marca tipicamente francese del nostro: il puntinato, addensato o rarefatto nel modulare i chiaroscuri, tende a disporsi lungo direttrici curve che definiscono la rotondità dei volumi, e in questo modo si unisce in linee mosse (si veda, ad esempio, il dorso e il collo del cavallo nel frammento in alto, o il corpo del leone nel frammento in basso), o in minute catene dall’andamento regolare e quasi parallelo (si osservi la mano e il viso del cacciatore in alto).
Un'altra caratteristica da notare nell’analisi del
modus operandi del gruppo di matrici attribuite a Barbault, è l’abitudine di lasciar trasparire nel tracciato definitivo le linee di costruzione del disegno, come si vede agevolmente anche negli esemplari a stampa consultati: possiamo notare che il fusto di colonna con la sua base, indicati con la lettera
H, sono stati spostati più in basso rispetto al progetto iniziale, mentre altrove (si veda il bordo destro del frammento con scena di caccia, in alto), il tracciato meccanico del tiralinee emerge da sotto la figurazione finale, e rimane visibile, come in trasparenza, il tracciato di un bordo del frammento sottostante.