Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Pianta, ed Elevazione di una Camera sepolcrale
Inventario
Numero inventario: M-1400_92
Inventario storico di categoria: 1400/92
Nuovo inventario di categoria: 10546
Stampa corrispondente: S-CL2394_18679IVS2: CL16095
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: Pianta, ed Elevazione di una Camera sepolcrale
Serie: Le antichità romaneDenominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1751-1756 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 407 x 261, spess. 1,4-1,8
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
XLIII / 92; in alto a destra:
Tom. II.
In basso:
Pianta, ed Elevazione di una Cam.ra sepolcrale; sotto al centro:
Piranesi Architetto del. ed inc. Osservazioni:
Osservazioni: Luigi Canina narra di questo “grande colombario, di cui rimangono reliquie di tre archi sopra terra in vicinanza della casa dell'osteria posta quasi d'incontro alla chiesa di San Sebastiano; poiché dal Piranesi si attesta avere egli veduto in uno scavo, fatto nell'anno 1750, il modo con cui era adornata la cella sepolcrale a guisa di colombario avente però colonne nel mezzo [...]. E dai frammenti delle iscrizioni rinvenute si conobbe avere servito di principale sepoltura ad una persona di nome Cresto...” (Canina 1853, p. 76).
Alla metà dell'Ottocento Canina utilizza Piranesi come fonte per desumere l'appartenenza e le peculiarità del sepolcro di cui si tratta in questa e nelle tre tavole successive (catt. 122-125). Lo stesso autore informa che qualche notizia intorno a questo colombario si trovava già in Flaminio Vacca (1594, n. 82). Effettivamente, il sepolcro fu indagato nel 1750 e Piranesi partecipò allo scavo. Lo si desume dalla didascalia di questa tavola che riportava la legenda nella quale il nostro architetto annotava le informazioni registrate durante lo scavo.
Di questa didascalia non si possiede la matrice, che veniva stampata sotto la tavola figurata ancora nella seconda edizione delle Antichità del 1784 (ASL, 14-D/2); la matrice andò dispersa probabilmente negli spostamenti del fondo di matrici conseguenti la fuga di Francesco Piranesi da Roma (1799), visto che l'esemplare Firmin Didot presso l'ING risulta privo di didascalia.
Se ne riporta comunque il testo come si può leggere sulle stampe delle diverse edizioni consultate:
Trovasi questa Fabbrica, di cui ancor si vede l'ava~zo sopra terra, segnato A, dirimpetto la Chiesa di S./ Sebastiano fuori delle mura. La Pianta fu da me rintracciata, allorché l'anno 1750 ivi fu fatta una cava/ sino al Pavim.to, sopra il quale tra confusi Fram.ti furono scoperte parecchie Basi con fusti di Colonne, disposte con/ ordine: due Urne di marmo, le quali saranno riportate nella Tav. seguente, stavano dentro le Nicchie. Da ciò, / ch'è rimasto, ben si comprende essere stata fabbrica riguardevole de' tempi buoni, rifarcita più volte però, ed abbelli-/ ta di pitture, stucchi, e di altri vaghi ornamenti, de' quali qualche vestigio ancora se ne ravvisa nelle pa-/ reti, smantellate affatto però d'ogni Iscrizione a riserva di qualche fram.to de' tempi bassi, trovato tra le macerie, e qui/ appresso trasportato.B Parte della Pianta demolita, indicata dalla tinta leggera. C Ingressi, e Prospetto sopra la via Ap-/pia. D Nicchie, in due delle quali furono trovate dell'Urne. E Tribune, le quali curvandosi alla Volta di mezzo si univano / F Due ordini di Colonne, le quali sostenendo una semplice cornice magnificam.te ornavano il vano della Cam.a / G Via / Appia. H Alzato della Cam.a esistente sotterra. I Intestatura delle Cornici, sostenuta dalle Col.ne. K Piano moderno
Il sepolcro viene analizzato in questa tavola in pianta e in alzato. Nella prima si evidenziano le colonne nella zona centrale, di cui riferiva anche Canina; tuttavia è molto probabile che Piranesi abbia ricostruito il disegno dell'intera pianta, con esedre affiancate da due piccoli vani rettangolari, sulla base di un criterio di simmetria, sovente adottato dall'autore nell'elaborazione di piante all'antica (si vedano ad esempio le piante del Castro di Tiberio e del Ninfeo di Nerone, catt. 71, 73), poiché non si hanno concrete motivazioni per giustificare il ribaltamento in controparte degli stessi elementi architettonici rispetto a un ipotetico asse centrale (Spera 1999, p. 266).
L'alzato è qui dimostrato con intento scientifico, senza alcun accenno alle fabbriche addossate alle arcate in epoca moderna, rappresentate invece nella veduta alla tavola seguente.
Tecnicamente la matrice è eseguita con più morsure a acquaforte e limitati interventi a bulino: lo strumento talvolta rientra nei segni corrosi dall'acido per approfondirli, come nella zona in ombra dei tre grandi archi dell'elevazione, e nell'ombra della targa marmorea in cui è inscritta la scala; in altri casi viene utilizzato per semplici ritocchi finalizzati a vivacizzare i rapporti chiaroscurali dell'immagine: è quanto avviene sul piano di calpestio dove poggiano le tre nicchie, nella crepa che l'autore finge sulla lapide - margine in alto a sinistra - e sui margini superiore e inferiore del selciato della via Appia riprodotto sotto la pianta.Bibliografia
- Petrucci, 1953, n. 92, tav. 43, p. 246
- Focillon, 1967, n. 265, p. 305
- Wilton-Ely, 1994, n. 400, p. 452
- Ficacci, 2000, n. 257, p. 241.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Giovanna Scaloni