Ornamenti di Stucco, esistenti nella Volta della Stanza Sepolcrale di L. Arrunzio
1751-1756 (Sec. XVIII)
mm 401 x 608, spess. 1,8-2,0
Osservazioni:
Osservazioni: Didascalia su matrice separata
M-1400_61b.
La volta della camera sepolcrale di Lucio Arrunzio e della sua famiglia, la maggiore del complesso scoperto nel 1736, era decorata con eleganti ornamenti di stucco distinguibili nella veduta dell’ambiente rivolta verso la camera successiva, avendo alle spalle l’ingresso (cat. 88). Gli elementi principali di tale decorazione sono esposti dettagliatamente nelle successive tavole XIII, XIV e XV, (catt. 92-94) mentre in questa, firmata da Piranesi e Barbault, essi sono esposti nell’insieme del loro elegante e calibrato sistema sintattico composto di riquadrature ripartite da cornici, di cui è mostrata in sezione la modanatura, contenenti elementi figurativi a mezzorilievo e grottesche campeggianti parte su fondo bianco, parte su pannelli in porfido, giallo antico e serpentino a
trompe-l’œil distinti con le lettere minuscole
a,
b e
c della didascalia. Questa stessa soluzione iconografica fu usata nei rilievi dello stesso soggetto condotti da Pier Leone Ghezzi, che anticipa l’istanza scientifica di Piranesi con una descrizione efficacemente “puntuale e rarefatta, didascalica e astratta” (Fusconi 1994). Oltre l’armonia del sistema decorativo, definito da Piranesi “perfetto modello nel suo genere” (anche nel giudizio qualitativo aderisce dunque a Ghezzi, che si esprime sulla “mano molto più e più eccellente di quella che architettò il sepolcro”), si nota la solidità e la maestria tecnica versata in questi stucchi, sopravvissuti attraverso i secoli in un ambiente umido sotterraneo e che i visitatori potevano ancora ammirare in buono stato di conservazione,
La decorazione della volta, apprezzabile nella sua reale dimensione e collocazione nella veduta della Camera sepolcrale (cat. 89) è qui mostrata come staccata dal muro con l’intero spessore dell’intonaco e disposta su un piano più scuro condotto a linee orizzontali, su cui l’ombra dell’ampio frammento si proietta per mezzo di linee frapposte nel tracciato; la varietà dei segni giustapposti imita i diversi livelli di escoriazione delle superfici, fino a quella superiore, integra, che è campita con regolare tracciato parallelo orizzontale e verticale, la cui suddivisione cromatica è rappresentata dalla profondità di morsura gradatamente dosata tramite l’uso della vernice di riserva. Pennellate di vernice di riserva sono distribuite con particolare evidenza intorno alle figure umane nei pannelli rettangolari mediani, conferendo loro rilevo sul finto porfido; è da notare, ancora, che le sottili membrature delle cornici, segnalate nel testo della didascalia, non mancano di proiettare la loro ombra: qui le pennellate di vernice di riserva sono leggermente discostate dai listelli, lasciando mordere più profondamente l’area di matrice, mentre l’ombra delle figure in stucco è ottenuta con intramezzo lineare. Le figure a mezzo rilievo dichiarano lo stile di Jean Barbault, riconoscibile nella mobilità e nella morbidezza del tratteggio che si gonfia in soffici volumi ottenuti con un minuto puntinato più o meno rarefatto, delimitato con delicatezza dalle linee di contorno talvolta appena percettibili.
La matrice reca al di sotto della figurazione tracce visibili delle linee di costruzione del disegno, nettamente percepibili in stampa dove le rette delle cornici proseguono in corrispondenza delle parti frammentate dello stacco e dipartendosi dal fuoco della cornice tonda tracciata con un compasso. Lo stato di conservazione della matrice è alterato da segni di brunitura nelle due aree a sinistra al centro e da un anomalo avvallamento di forma semicircolare corrispondente a una ribattitura sul
verso, a sua volta violentemente graffiata con una punta.