1746-1756 (Sec. XVIII)
mm 394 x 478, spess. 1,7-1,9
Osservazioni:
Osservazioni: Piranesi continua in queste tavole (catt. 4-6) la sistemazione dei frammenti della
Forma Urbis (per i lavori di documentazione della
Forma Urbis dal Cinquecento a oggi cfr. Ferrea 2006, pp. 41-51).
L'indice calcografico dei frammenti è contenuto nelle tavole VI e VII; i frammenti della tavola V non furono identificati da Piranesi, né messi in relazione a piante di edifici a lui noti, di conseguenza egli si limitò al loro rilievo, privando la tavola di un indice proprio.
Attorno alla
Pianta di Roma Piranesi aveva organizzato i frammenti di maggiori dimensioni, ovvero quelli di più immediata identificazione, come i teatri e i templi, esagerando l'effetto di tridimensionalità delle lapidi, sovrapponendo i frammenti tra loro e questi anche alla didascalia in basso, con l'evidente intento di impressionare maggiormente la fantasia dell'osservatore (cfr. Najbjerg, Trimble 2006, pp. 75-102). Nelle tre tavole seguenti l'autore fa prevalere, invece, la funzione didascalica che consegue al lavoro di ricerca e studio, adattando anche il linguaggio compositivo a un registro più neutro. La rappresentazione dei frammenti è strutturata all'interno di tre fasce verticali che ne agevolano la lettura.
Se la consultazione delle incisioni belloriane (cfr. cat. 3) rappresentò per Piranesi un confronto imprescindibile, alla prassi degli eruditi del tempo che spesso muovevano dallo studio delle fonti grafiche e manoscritte per la ricostruzione dei monumenti antichi, egli affiancò l'osservazione dal vero: in questa oscillazione tra fonte grafica e oggettiva misurazione, ciò che Piranesi restituisce nelle tavole dedicate alla
Forma Urbis è una sintesi critica di visione emozionale e credibilità scientifica, comune denominatore di tutta la sua opera incisa.
Si deve in ogni caso prendere atto del fatto che i frammenti della pianta marmorea di Roma furono assunti a riferimento dal nostro autore nelle diverse occasioni in cui un confronto oggettivo con la fonte iconografica antica avrebbe potuto rivelarsi d'aiuto nella ricostruzione di un sito archeologico: si veda l'esempio della tavola col frammento del teatro Marcello, nel quarto tomo di quest'opera (cat. 226), piuttosto che la tavola con alcuni frammenti del teatro di Pompeo inserita ne
Il Campo Marzio, 1762 (
M-1400_434).
Tornando alle lastre, esse sono incise completamente all'acquaforte e in ottimo stato di conservazione. Le matrici catt. 4 e 5 non presentano abrasione alcuna, a indicare l'assenza di ripensamenti in fase esecutiva, mentre sulla matrice cat. 6 si notano abrasioni piuttosto profonde all'interno di alcuni frammenti (nel rettangolo più interno al frammento centrale e sull'angolo a sinistra di detto frammento, all'interno del frammento immediatamente sopra al centro e del frammento sopra a sinistra, all'interno dei due frammenti centrali sul margine sinistro e all'interno dei due rettangoli del frammento grande in basso a sinistra). Tuttavia il confronto con gli esemplari a stampa non ha rivelato in quelle zone alcuna traccia di segni o caratteri incisi che potessero essere stati in seguito rimossi: l'intervento con raschietto e brunitoio fu probabilmente effettuato sulla lastra poco tempo dopo l'incisione della composizione e comunque prima della tiratura della lastra incisa.
Infine, sul perimetro del verso delle matrici – in particolare cat. 6 - si ravvisano pennellate di vernice di riserva a guisa di cornice irregolare, e nell'area di rame rimasta a vista si notano delle striature prodotte dall'acido utilizzato per incidere il recto: queste due componenti stanno a indicare che la morsura delle figurazioni è stata fatta con il sistema per colatura.