Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Questa iscrizione dalla Facciata delle Camere Sepolcrali...
Inventario
Numero inventario: M-1400_56
Inventario storico di categoria: 1400/56
Nuovo inventario di categoria: 10497
Stampa corrispondente: S-FN27113,
S-CL2394_18643IVS2: CL16180
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: Questa iscrizione dalla Facciata delle Camere Sepolcrali...
Serie: Le antichità romaneDenominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1751-1756 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 381 x 516, spess. 1,5-1,6
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
VII / 56; in alto a destra:
Tom. II.
In basso:
QUESTA ISCRIZIONE dalla Facciata delle Camere Sepolcrali, ec. la quale guardava sopra la Strada, è stata trasportata nel luogo, ove ora si vede affissa, cioè sopra l'Ingresso moderno / delle Cam.e medesime, le quali chiaram.te dinota essere state fabbricate per riporvi le Ceneri de' Liberti, e della Famiglia di L. Arrunzio, ec. La Famiglia Arrunzia ricchissima, e potentissima fiorì / ne' secoli più felici dell'Impero. Posciachè si legge in Tacito, che un L. Arrunzio (forse l'Avolo del qui metovato) chiaro per l'eloquenza, e per la santità de' costumi universalm.te amato, ed arricchito dall'ere-/ dità degli amici fu annoverato da Ottav. Augusto tra quelli, che potevano aspirare al supremo dominio del mondo. onde preso a temere da Tiberio fu, sotto varj pretesti perseguitato a tal segno, che finalm.te da se medesi-/ mo egli si diede la morte. A
Tubi di terra cotta, ritrovati nel muro accanto l'Iscrizione. B
Pezzo di marmo con escavi, per i quali si spargevano di Libazioni, e di lagrime le Ceneri dei defonti.
Sotto a sinistra:
Piranesi Archit. dis. et inc. Osservazioni:
Osservazioni: Il rinvenimento delle camere sepolcrali degli Arrunzi nei terreni appartenenti alla villa Magnani, tra il Tempio di Minerva Medica e porta Maggiore, sulla via Labicana, ebbe notevole risonanza negli ambienti archeologici e antiquari della prima metà del Settecento. Il sepolcro fu distrutto in seguito ai lavori edilizi della fine dell'Ottocento (LTUR, Sepulcrum Arruntii, p. 275).
Le camere furono studiate all'epoca del rinvenimento (1733) dall'antiquario Francesco Ficoroni che ne identificò il committente nel magistrato Lucio Arrunzio Camillo Seriboniano, console sotto l'impero di Tiberio (Ficoroni 1736, p. 225).
Una serie di disegni, tra i quali uno a inchiostro acquerellato che raffigura questa stessa targa, furono eseguiti da Pier Leone Ghezzi per riprodurre graficamente i luoghi e gli oggetti della scoperta. I disegni, oggi conservati presso la Biblioteca Vaticana (Codice Ottoboniano Latino 3108), costituirono per Piranesi un imprescindibile repertorio di immagini cui attingere (Fusconi 1994, p. 161, figg 22-23), anche se le complesse elaborazioni compositive e squisitamente pittoriche delle tavole dell'architetto si pongono su un livello di lettura parallelo rispetto a quello con intento documentale che traspare dai fogli di Ghezzi.
Le incisioni piranesiane illustrano le camere sepolcrali degli Arrunzi con i sepolcri, i colombari sulle pareti, urne cinerarie, mosaico pavimentale e stucchi nella volta, nonché una stanza sepolcrale a queste vicina, dedicando complessivamente all'argomento quattordici tavole delle Antichità (catt. 86-99; cfr. Pensabene 1979, pp. 55-64).
L'iscrizione qui presentata (CIL, VI, 5931) proviene dalla facciata dell'edificio sepolcrale che dava sulla strada, ma al tempo di Piranesi la lapide era stata spostata sopra l'ingresso moderno alle camere, aperto per accedervi al momento della scoperta.
Sono visibili sulla matrice, ma anche nella corrispondente stampa, le linee di costruzione di questa incisione, in cui la targa con l'iscrizione è affiancata da altri due reperti, il tubo fittile con il bollo doliare e il frammento lapideo con gli incavi per le libagioni, sistemati su un fondo omogeneo tracciato col tiralinee; le linee orizzontali tirate dallo strumento meccanico si infittiscono per restituire l'ombra proiettata dagli oggetti. I rapporti chiaroscurali all'interno dei reperti stessi sono invece risolti con l'ausilio della tecnica diretta.
La matrice, che nel complesso è in buono stato di conservazione, presenta due interventi effettuati col brunitoio per rimediare a danni meccanici (graffi) sull'incavo per le libagioni (M) e sullo sfondo in basso a sinistra, dove il tracciato sottostante è stato ripristinato a bulino. Tali interventi non si evidenziano sulla stampa dell'edizione delle Antichità curata da Francesco Piranesi nel 1784 (ASL, 14-D/2), mentre sono riscontrabili nell'edizione Firmin Didot presso l'ING. Dobbiamo quindi ipotizzare un restauro della matrice eseguito tra il 1784, ma presumibilmente dopo il trasferimento di Francesco Piranesi e del fondo di matrici in Francia, e gli anni 1834-1838, in cui le matrici furono di proprietà dell'editore parigino.Bibliografia
- Petrucci, 1953, n. 56, tav. 7, p. 244
- Focillon, 1967, n. 229, p. 304
- Wilton-Ely, 1994, n. 364, p. 416
- Ficacci, 2000, n. 220, p. 217.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Giovanna Scaloni