Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Pianta dell'Avanzo di Parete […] nel Sepolcro di C. Poblicio...
Inventario
Numero inventario: M-1400_52
Inventario storico di categoria: 1400/52
Nuovo inventario di categoria: 10493
Stampa corrispondente: S-FN40916,
S-CL2394_18639IVS2:
CL16176
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: Pianta dell'Avanzo di Parete […] nel Sepolcro di C. Poblicio...
Serie: Le antichità romaneDenominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1751-1756 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame;
Misure: mm 350 x 232, spess.1,4-1,7
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
52 / Tom. II.; in alto a destra
: IV
In basso a sinistra:
Piranesi Archit. dis. et inc.
Sotto: A
Pianta dell'Avanzo di Parete, costruita di Travertini nel Sepolcro di C. Poblicio a piè del Campidoglio in luogo chiamato Macel de' Corvi. B
Qui li rotti / Travertini mostrano, che l'edifizio continuava. C
Finestra, la quale dava il lume all'interno del Sepolcro: ovv. Nicchia, nella quale poteavi essere Statua, / Basso-rilievo, Trofeo, od altro consimile Ornam.to D
Elevazione dell'Avanzo. Notasi, che il pezzo d'Architr.ve e Fregio E
, fu smosso, e sta più indietro del suo loco. / Il primo Piano si dell'Architrave, che dello Stipite della Finestra segnati F.
sono molto più alti degli altri Piani: proporzioni in vero, che accresce dignità alle Fabbriche, usata / ne' tempi della Republica sino ad Augo. Nella Tav. seguente si darà l'Iscrizione corrosa, quale ora si trova; quì per maggiore chiarezza si riporta supplita. Il Piano antico / intorno a questo Monume.to è molto innanzato dalle rovine tanto delle Fabb.che di Campid.o che gli soprastavano, quanto dei Fori d'Aug.o e di Traiano, che lo circondavano.
Sul verso della matrice: Piante varie di edifici
Osservazioni:
Osservazioni: Il sepolcro di Caio Publicio Bibulo, raffigurato in questa prima tavola del secondo tomo, fu eretto in epoca repubblicana (inizio I secolo) poco fuori la Porta Fontinalis delle Mura Serviane, sul lato destro della Via Lata (LUTR, C. Publicius Bibulus, p. 295).
Come testimoniato da numerose immagini risalenti già al XV secolo, tra cui la veduta di Piazza Macel de’ Corvi di Giuseppe Vasi (Delle magnificenze di Roma, II, 1752, tav. 37a), le rovine di tale monumento furono inglobate in epoca medievale nella facciata di un edificio, poi demolito in occasione della costruzione del Vittoriano. Del sepolcro si conserva oggi solo il prospetto frontale, la cui iscrizione dedicatoria è dettagliatamente illustrata nella tavola successiva (catt. 83-84).
L’innovativo approccio piranesiano rispetto ai suoi predecessori si registra sia nell’indicazione della collocazione originaria del monumento sia nella scelta compositiva dell’immagine. Elaborando un’ipotesi già formulata da Nardini (ed. cons. 1704, VI, p. 389), Piranesi sostiene che il sepolcro di Bibulo e quello della Gente Claudia “rimanevano fuori di Roma, prima che Trajano ne dilatasse le mura per comprendervi il suo foro” (Indice, n. 277), diversamente da quanto riportato dalle altre fonti dell’epoca secondo le quali erano stati eretti, in deroga alla legge delle XII Tavole, all’interno del perimetro di Roma. Inoltre egli rifiuta l’impostazione iconografica delle tavole con analogo soggetto di Pietro Santi Bartoli (1697, tav. 27, 1349/29) e di Bonaventura Van Overbeke (Les Restes De L'Ancienne Rome,1709, tav. 43), eliminando dalla figurazione le modifiche operate in epoca medievale e mostrando esclusivamente gli elementi originali rimasti. Ne risulta un’immagine decontestualizzata ma realistica, molto più prossima a quella odierna che a quella dell’epoca.
La matrice in esame appartiene al gruppo di rami incisi anche sul verso che fu individuato in occasione della ricognizione sui rovesci dell’intero corpus della Calcografia Piranesi, effettuata tra il 1965 e il 1966. Questo esemplare, tuttavia, non risulta registrato nell’elenco redatto all’epoca da Monferini (cfr. Monferini 1967, pp. 265-268).
La composizione della tavola mostra la restituzione geometrica in pianta ed alzato del monumento, impreziosita solo da qualche elemento naturalistico ed incisa esclusivamente ad acquaforte, sfruttando per la resa dei chiaroscuri la tecnica delle morsure multiple e il dimezzamento dell’interlinea che caratterizza l’ordito meccanico sullo sfondo. Il carattere didascalico e le modalità tecnico-esecutive di questa opera (vedi le linee di costruzione del disegno incise a secco sulla lastra, il fondo omogeneo delineato con il tiralinee e l’assenza di interventi a tecnica diretta) lasciano supporre, come già osservato per le tavole di tipologia simile da Monferini (Monferini 1967, p. 300), che essa sia stata eseguita interamente dalla bottega.
Per quanto riguarda il verso della lastra, sono ravvisabili su tutta la superficie diversi studi per piante architettoniche, prevalentemente di forma circolare, realizzati a puntasecca e punzone. I tracciati segnici di questi studi sovrastano sempre la superficie del rame corrosa dall’acido durante la fase di morsura, pertanto se ne deduce che siano stati eseguiti dopo l’incisione del recto. Quasi certamente tali tracciati, più o meno elaborati, costituiscono delle esercitazioni tecniche di bottega, realizzate in un secondo momento per la verifica degli effetti raggiungibili con strumenti per incisione come il tiralinee.
In particolare si distingue in basso a sinistra una pianta longitudinale ripartita in cinque ambienti rettangolari, ognuno dei quali contenente al suo interno un elemento a forma di quadrato, di rettangolo o di cerchio con un quadrato al centro. Si segnalano poi in alto e a destra due bozze che sembrano connesse ad una medesima idea per una struttura monumentale complessa. La pianta di destra, la cui elaborazione è più avanzata, presenta forma circolare con due bracci sporgenti lungo l’asse verticale e una ripartizione in più vani all’interno, mentre all’esterno è delimitata in parte da una concatenazione di vari elementi geometrici.
Lo schema compositivo di questi studi potrebbe essere messo in relazione alle piante, più o meno di fantasia, di antichi edifici romani realizzate per la stesura sia di alcune tavole delle stesse Antichità Romane sia del Campo Marzio (1762), che come affermato da Focillon (Calvesi, Monferini 1967, p. 63) “forma un vero e proprio Tomo V delle Antichità”.
Infine, si registra sul recto della matrice (vedi il margine superiore a sinistra) la presenza di una microbrunitura funzionale ad abbassare il segno di un piccolo difetto - riscontrato già nell’esemplare tirato per l’edizione del 1784 (ASL, 14-D/2) - connesso al degrado fisico del rame. Le tracce di questo intervento, i cui effetti grafici sono evidenti nelle corrispettive stampe dell’edizione Firmin Didot, indicano pertanto che il rame fu oggetto di quella campagna di restauri eseguita probabilmente dopo il trasferimento della Calcografia Piranesi a Parigi.Bibliografia
- Petrucci, 1953, n. 52, tav. 4, p. 244
- Focillon, 1967, n. 226, p. 304
- Wilton-Ely, 1994, n. 361, p. 413
- Ficacci, 2000, n. 218, p. 216.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Ciro Salinitro