Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
[Dettagli della struttura del pronao di un tempio tuscanico]
Inventario
Numero inventario: M-1400_320
Inventario storico di categoria: 1400/320
Nuovo inventario di categoria: 10828
Stampa corrispondente: S-CL2399_18925IVS2: CL2399_18925
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: [Dettagli della struttura del pronao di un tempio tuscanico]
Serie: Della magnificenza ed architettura de' romaniDenominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1761 ante (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 405 x 619; spess. 2,0-2,5
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
Tab. XXXVII.; sotto:
320
Nel cartiglio a sinistra:
Ex ipso Lapide / accuratius descriptam / hoc loco adposuimus; / quod us, quae dicta sunt / non parum consentiat, / ut apparet / ex adjecto Schemate.
Nel cartiglio a destra:
Haec epigraphe, / quae in aedibus Farnesianis / Romae servatur, / edita olim fuit a Grutero, / et Fleetwood.
In basso a destra:
Piranesi F.
Osservazioni:
Osservazioni: Le due tavole in esame chiudono l'apparato iconografico della Magnificenza. La prima (cat. 71), suddivisa longitudinalmente in due fasce, mostra in alto vari dettagli del pronao del tempio tuscanico all'interno di cinque cartigli affiancati e in parte sovrapposti; nella zona inferiore, invece, presenta un'epigrafe fissata illusionisticamente sul piano di fondo con sette morse, a cui lati sono raffigurati altri due cartigli riportanti le indicazioni didascaliche.
La lapide marmorea, già in collezione Farnese e oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, rappresenta la cosiddetta Lex parieti faciundo Puteolana recante il capitolato d'appalto per la costruzione di opere murarie (CIL X, 1781; per una descrizione dell'epigrafe, datata al 105 a.C., cfr. Lovato, 2006, p. 79, fig. 27). Piranesi illustra questo documento epigrafico per comprovare la sua interpretazione del passo vitruviano sulle porte dei templi e sulle loro proporzioni (De Architectura, IV, 6, 1-4), dando prova ancora una volta del rigore scientifico misto alla naturale inclinazione per gli effetti scenografici che caratterizza tutta la sua opera.
La composizione, delineata sulla traccia di preliminari linee incise a secco per delimitare i contorni delle figurazioni, è campita per la maggior parte con una trama segnica di tipo meccanico, modulando gli effetti chiaroscurali tramite il tipico procedimento dell'acquaforte con interventi a bulino (per la tecnica esecutiva, cfr. Scaloni in Mariani, 2014, pp. 49-56); sulla superficie della lastra si segnalano alcune lievi bruniture connesse alla cancellazione delle linee di costruzione (vedi a esempio in corrispondenza della piega superiore del cartiglio centrale) o di piccole problematiche relative al supporto in rame.
Nella seconda matrice (cat. 72), invece, viene documentata la ricostruzione del tempio monoptero descritto da Vitruvio. La perdita delle tavole che accompagnavano il testo originale dello scrittore latino aveva dato adito a diverse interpretazioni da parte dei trattatisti, soprattutto in merito alla conformazione della scalinata di accesso al tempio e all'identificazione del "tribunale". Come testimonia l'autore in Fig. IIII, le restituzioni grafiche proposte da Daniele Barbaro (I dieci libri dell'architettura di M. Vitruvio, Venezia, 1556; l'immagine qui illustrata è tratta dall'edizione in latino, Venezia, 1567, p. 152), Fra Giovanni Giocondo (M. Vitruvius per Jocundum, Venezia, 1511, p. 43), Claude Perrault (Les Dix Livres d'Architecture de Vitruve, Parigi, 1673, tav. XXXIV) e Berardo Galiani (L'Architettura di M. Vitruvio Pollione, Napoli, 1758, tav. IX, fig. I) presentano tutte una serie di gradini circolari, situati nei primi tre casi intorno al tempio mentre nell'ultimo sono interposti agli stilobati delle colonne, all'interno dell'edificio; il termine tribunale, invece, viene assimilato al piedistallo delle colonne dal Barbaro o al piano stesso del tempio dal Galiani.
Rispetto ai suoi predecessori Piranesi formula un'interpretazione del tutto nuova, basata sulla testimonianza di un bassorilievo con il Tempio di Vesta conservato al tempo nella Villa Medicea di Roma, e qui riprodotto al centro del rame come supporto grafico alla sua teoria. Sull'esempio di quest'immagine l'architetto veneto disegna fuori dal tempio, dirimpetto alla porta d'ingresso, una stretta scala con sette gradini affiancata da due muretti che identifica come tribunali. Completano la composizione i rilievi di due basi e altrettanti capitelli di epoca imperiale, raffigurati sui quattro angoli della matrice.
Nel complesso la tavola mostra la consueta attenzione piranesiana per l'effetto tonale d'insieme, ottenuto in stampa tramite la contrapposizione tra la raffigurazione fortemente contrastata dei rilievi scultorei e il bianco dei due cartigli, riportanti da un lato le didascalie e dall'altro le piante e la sezione del tempio. L'incisione è condotta quasi del tutto ad acquaforte; i pochi interventi a tecnica diretta riscontrati sul rame sono localizzati prevalentemente sulle colonne del bassorilievo, dove l'autore rientra col bulino su alcuni segni per avere in stampa delle ombreggiature dal tono più intenso. Prive di interesse critico si sono rilevate le abrasioni presenti nelle aree occupate dalle didascalie, correlate alla semplice correzione di errori ortografici dei letteristi relativi a singole lettere o parole (come nel caso delle scritte ait: QVANTA EST e PARIETIBVS).
Su entrambe le matrici, infine, si registrano i segni di sbrigative bruniture in alcune aree non incise della superficie metallica; considerato che gli effetti di questi interventi sono evidenti solo a partire dalle stampe tirate da Firmin Didot, è plausibile che siano stati eseguiti in occasione della pubblicazione curata dall'editore francese, per eliminare eventuali segni di corrosione o di graffi accidentali.Bibliografia
- Petrucci, 1953, n. 320, tav. 37, p. 258
- Focillon, 1967, n. 965, p. 362
- Wilton-Ely, 1994, n. 797, p. 865
- Ficacci, 2000, n. 474, p. 385.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Ciro Salinitro