Piranesi Giovanni Battista
Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778
Secondo frontespizio. Della Magnificenza ed Architettura de' Romani.
Inventario
Numero inventario: M-1400_287
Inventario storico di categoria: 1400/287
Nuovo inventario di categoria: 10784
Stampa corrispondente: S-CL2399_18882IVS2: CL2399_18882
Collocazione: Calcoteca
Autori
Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Soggetto
Titolo proprio: Secondo frontespizio. Della Magnificenza ed Architettura de' Romani.
Serie: Della magnificenza ed architettura de' romaniDenominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)Oggetto
Definizione: matrice incisa
Cronologia
Datazione: 1761 (Sec. XVIII)
Dati tecnici
Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 456 x 294; spess. 1,7-1,9
Iscrizioni
Iscrizioni: In alto a sinistra:
287
Al centro: DELLA / MAGNIFICENZA / ED · ARCHITETTVRA / DE' ROMANI / OPERA / DI · GIO · BATTISTA · PIRANESI / SOCIO · DELLA REALE / ACCADEMIA / DEGLI · ANTIQVARI / DI · LONDRA
In basso a sinistra:
Piranesi F.
Sul verso della matrice: ordito meccanico e profili di architravi.
Osservazioni:
Osservazioni: Il secondo frontespizio, recante i testi in italiano, illustra un cumulo di reperti antichi addossati a una lapide marmorea su cui è riportato il titolo dell'opera. Anche questa matrice, come quella del frontespizio in latino (cfr. cat. 26), presenta sul rovescio diverse incisioni relative a studi di bottega per elementi architettonici.
La composizione coniuga l'approccio documentario dell'archeologo con l'intento evocativo del glorioso passato dei romani, mostrando una serie di manufatti di tipo militare (sculture, bassorilievi, armature, elmi, insegne) che danno risalto al preponderante decorativismo della loro concezione estetica. Tale apparato figurativo, frutto degli studi condotti sui rilievi di monumenti tardo imperiali, anticipa alcuni dei temi che confluiranno qualche anno dopo nello schema iconografico della chiesa di Santa Maria del Priorato sull'Aventino (1764-1766). Si veda a esempio, come osservato da Wilton-Ely (1998, p. 72), il bassorilievo raffigurante la prua di una nave da guerra con lo sperone a forma di corno, il cui modello fu replicato alla sinistra della chiave di volta del portale d'ingresso della chiesa; oppure la scelta di presentare le armi ammassate una sopra l'altra, forse ispirata al rito cerimoniale dell'Armilustrium in cui l'equipaggiamento dell'esercito veniva depositato sull'Aventino per essere purificato dai sacerdoti di Marte alla fine delle campagne estive (per le correlazioni di questa cerimonia con il programma iconografico dell'Aventino, cfr. Wilton-Ely, 1998, p. 76 e nota 35, p. 78). Altro elemento iconografico che ritorna nella produzione grafica successiva è il motivo dell'aquila imperiale entro la corona d'alloro, derivato dal rilievo conservato nell'atrio della chiesa dei Santi Apostoli a Roma, la cui immagine - leggermente modificata e in controparte - fu utilizzata come sfondo per la lettera figurata S nel testo di dedica delle Antichità d'Albano e di Castel Gandolfo del 1764 (cfr. Ficacci, 2000, p. 769, n. 1019).
La predilezione per la ricchezza degli ornamenti che traspare nell'immagine mostra in nuce il nuovo sistema estetico teorizzato a partire dagli anni Sessanta nelle opere polemiche, in particolare nel Parere sull'architettura del 1765 e poi nel Ragionamento apologetico che introduce il volume Diverse maniere d'adornare i cammini del 1769. Questo momento di passaggio nelle scelte stilistiche adottate dall'autore si registra anche nelle modalità esecutive della lastra, simili a quelle del frontespizio in latino e alla cui scheda si rimanda per un inquadramento complessivo della tavola. Rispetto all'altro rame, tuttavia, gli interventi a bulino sono molto più consistenti e finalizzati ad attutire quell'effetto di piattezza generato dalle calibrate morsure in acquaforte, resesi necessarie per non sfaldare la fitta trama segnica che satura le figurazioni.
L'esame della matrice ha evidenziato anche qui un'ampia abrasione in corrispondenza dell'area dedicata alle iscrizioni. Come rilevato per il frontespizio in latino, i segni di raschiatura presenti sul rame indicano che il precedente inciso fu totalmente eraso e rifatto ad acquaforte; ciò induce a ipotizzare che l'autore modificò il testo di presentazione oppure, più verosimilmente, che dapprima lo avesse delineato a secco per verificarne la disposizione sulla tavola.
Di poco interesse, infine, risultano le incisioni presenti sul verso della matrice, già individuate da Monferini in occasione della ricognizione eseguita sull'intero fondo Piranesi tra il 1965 e il 1966 (cfr. Monferini, 1967, p. 267, n. 929). Osservando il piano della lastra in orizzontale si distinguono due profili di architravi non meglio identificabili, sviluppati entrambi a partire dal margine inferiore e disposti uno all'estremità sinistra e l'altro al centro della superficie metallica. Attorno a questi schizzi si riscontra inoltre una serie di tracciati meccanici paralleli, inquadrati da linee di contorno e orientati in senso orizzontale, verticale e obliquo rispetto alla matrice.Bibliografia
- Petrucci, 1953, n. 287, p. 256
- Focillon, 1967, n. 929, p. 361
- Wilton-Ely, 1994, n. 754, p. 823
- Ficacci, 2000, n. 435, p. 359.
- MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.
Condizione giuridica
Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto
Compilazione
Compilatore: Ciro Salinitro