1746-1756 (Sec. XVIII)
mm 408 x 260, spess. 1,7-2,0
; in alto al centro: DIMOSTRAZIONE DI VNA PARTE DE' PORTICI / DEL PRIM' ORDINE DEL TEATRO DI MARCELLO
Osservazioni:
Osservazioni: Lo studio sul Teatro di Marcello (catt. 224-239) si conclude con cinque tavole (catt. 235-239) raffiguranti gli ordini architettonici che compongono la facciata.
Le prime due tavole sono relative all'ordine dorico del pian terreno e illustrano in un caso la pianta e il prospetto di un arcata (cat. 205), mentre nell'altro vari dettagli sia strutturali che decorativi (catt. 236, 237). Le tavole seguenti (catt. 238-240) riguardano l'ordine ionico del piano superiore e presentano lo stesso schema compositivo dei rami precedenti. L'impianto iconografico di queste immagini, come le piante dello stesso edificio (catt. 224-225), deriva dalle corrispettive tavole di Desgodetz (
Les edifices antiques de Rome, 1682, p. 291-299, tav. II-V). I maggiori elementi di originalità sono riscontrabili nell'analisi dei prospetti, cui Piranesi dedica due tavole distinte e maggiormente dettagliate rispetto all'univoca composizione dell'architetto francese; le rimanenti tavole, invece, ricalcano in maniera quasi pedissequa il precedente modello iconografico, da cui si differenziano essenzialmente per alcune variazioni compositive e per l'aggiunta di ulteriori dettagli architettonici.
Tali incisioni, riconducibili con tutta probabilità alla bottega, fanno parte di un gruppo omogeneo di rami con soggetto simile (cfr. catt. 246-261), accomunati dalle medesime caratteristiche stilistiche ed esecutive (trama segnica sobria e convenzionale, ampio uso del tiralinee per delineare i profili e limitato ricorso al bulino per integrare i tracciati ad acquaforte). Unica eccezione è la matrice
M-1400_206A (cat. 236) che integra la tavola XXXIV, la quale fu aggiunta soltanto a partire dalla seconda edizione del 1784 (ASL 14-D/4), curata da Francesco Piranesi. In occasione di questa nuova tiratura, infatti, numerose tavole relative al Teatro di Marcello furono parzialmente modificate con rettifiche e integrazioni più o meno sostanziali, forse a seguito di ulteriori indagini eseguite sul monumento (cfr. catt. 229, 230, 236-239).
La prima matrice di questa serie (cat. 235) non presenta alcuna variazione di stato, mentre il verso risulta inciso con orditi meccanici che sovrastano i precedenti segni di tre piante architettoniche (cfr. Monferini 1967, p. 265). Queste ultime sono caratterizzate in un caso da un impianto ottagonale contornato da cappelle circolari, e negli altri da un vano centrale (circolare il primo, quadrato il secondo) su cui si innestano a croce quattro ambienti, alternativamente circolari e quadrati. Tra i vari tracciati eseguiti col tiralinee, inoltre, si rileva uno studio per muratura a bugnato, inciso a puntasecca.
La successiva tavola XXXIV è composta dall'unione delle stampe tratte dalle matrici
M-1400_206A e
M-1400_206B. Come accennato sopra, la prima di queste due lastre (cat. 236) fu aggiunta dal figlio Francesco, probabilmente al fine di supportare graficamente le nuove note didascaliche che commentano le differenze riscontrate tra elementi architettonici analoghi. Sulla matrice, realizzata quasi interamente a contorno, si rileva un'ampia abrasione da correzione in corrispondenza del titolo, connessa forse a una modifica integrale eseguita contestualmente all'incisione del rame (l'attuale iscrizione, infatti, è già presente nell'esemplare a stampa del 1784). All'intervento di Francesco sono riconducibili anche le tracce di raschiatura evidenti sulla seconda matrice (cat. 237), in alto a sinistra. Il primo stato della tavola, documentato sino all'esemplare del volume donato nel 1762 all'Accademia di San Luca, mostra in corrispondenza dell'abrasione una linea che indica – così come nella corrispettiva immagine di Desgodetz (
Les edifices antiques de Rome, 1682, p. 295, tav. III) – il profilo mancante della trabeazione.
La quarta matrice di questo gruppo (cat. 238) raffigura il prospetto del secondo piano, ricalcando il medesimo impianto compositivo della tavola XXXIII (cat. 235). In corrispondenza delle tre arcate si registra una parziale modifica degli estradossi, il cui tracciato iniziale ad acquaforte risulta totalmente abraso e reinciso a bulino. La correzione è imputabile anche in questo caso alle operazioni di revisione effettuate da Francesco Piranesi, il quale volle probabilmente adeguare questa soluzione figurativa al reale aspetto del monumento. Nelle stampe della prima edizione, infatti, le ghiere degli archi sono erroneamente caratterizzate da una minore altezza e da una curvatura esterna che termina sulle colonne con una linea continua, anziché perpendicolare.
Una modifica di stato tra la prima e la seconda edizione si registra pure sulla tavola XXXVI (cat. 239), la cui figurazione venne integrata con l'aggiunta del particolare architettonico delineato subito sotto il pilastro, sulla sinistra del rame. In merito a questa tavola, inoltre, si segnala sul verso della matrice cat. 110 lo studio per una base di colonna analoga a quella qui raffigurata, forse propedeutico all'esecuzione della lastra (vedi anche cat. 256).
Nessun particolare degno di nota, invece, si rileva sull'ultima matrice (cat. 240), che riproduce in maniera organica quanto mostrato in due stampe distinte da Desgodetz (
Les edifices antiques de Rome, 1682, p. 297-299, tavv. IV-V)