1751-1756 (Sec. XVIII)
Osservazioni:
Osservazioni: Costruito intorno alla prima metà del I secolo d.C. per ospitare le spoglie dell’imperatore e della sua famiglia, il Mausoleo di Ottaviano Augusto è il più grande sepolcro a tumulo oggi esistente (LTUR,
Mausoleum Augusti,
pp. 237-239). L’edificio, probabilmente ispirato alla tomba monumentale di Alessandro Magno, si componeva di un corpo cilindrico - articolato su due tamburi sovrapposti e sfalsati - coperto da un terrapieno alberato e sormontato dalla statua bronzea dell’imperatore.
Nel corso dei secoli il monumento subì numerose spoliazioni e trasformazioni (fortilizio prima, giardino pensile poi, e infine teatro), al punto che non è ancora possibile ricostruire con esattezza la sua struttura architettonica originaria.
Piranesi dedicò numerosi studi a questo sepolcro, realizzando una serie di incisioni edite sia nelle
Antichità Romane (catt. 140; 141; 142), sia nel
Campo Marzio, 1762 (
M-1400_437B). La pianta qui raffigurata, ritenuta a lungo "un'invenzione grottesca" (Bartoli 1927, p. 31), è stata recentemente convalidata in parte dagli studiosi. Essa riproduce una struttura circolare, costituita da quattro anelli concentrici collegati tra loro da muri radiali, al centro del quale sono collocate le scale per salire ai piani superiori. L’errore più evidente di questa ricostruzione ipotetica è la raffigurazione delle concamerazioni presenti sul muro perimetrale, i cui ruderi furono interpretati da Piranesi come “stanze angolari e rotonde per uso de’Sepolcri” anziché come nicchie semicircolari con funzione di contrafforte. Del tutto immaginaria è anche la rappresentazione dell’ingresso, ai cui lati sono indicati i due obelischi fatti portare appositamente dall’Egitto, e successivamente riutilizzati per ornare la piazza dell'Esquilino (1587) e la fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale (1783).
L’impianto puramente geometrico della tavola induce a ritenere che Piranesi si sia limitato alla sola ideazione compositiva, lasciando l’esecuzione della matrice a uno dei suoi collaboratori (cfr. Monferini 1967, p. 300). Alla bottega vanno riferiti anche gli studi per differenti soggetti presenti sul verso del rame (Monferini 1967, p. 265), compiuti dopo l’incisione del recto (cfr. cat. 82).
Il linguaggio convenzionale adottato per realizzare la figurazione, dapprima delineata a secco sulla lastra con un compasso, sfrutta la differente morfologia segnica delle tecniche incisorie (diretta e indiretta) per evidenziare in stampa lo stato conservativo del monumento. Infatti, come affermato in didascalia, Piranesi distingue tramite lo spessore e il contrasto tonale dei segni le emergenze archeologiche esistenti, rese con profondi rientri a bulino, dalle parti ricostruite ipoteticamente “sulla traccia de' medesimi” avanzi, incise ad acquaforte.
Per quanto riguarda le incisioni presenti sul verso della matrice, si riscontrano varie studi di edifici realizzati a puntasecca e punzone. In particolare, si distinguono in corrispondenza dei margini opposti della lastra due piante basilicali. La prima presenta un impianto a croce greca absidata con cupola al centro, caratterizzato da due piani sovrapposti connessi da scale laterali e da un’ampia gradinata semicircolare all’ingresso, mentre la seconda mostra una pianta esagonale, il cui corpo centrale, scandito da cinque nicchie affiancate da due colonne, è circondato da un ambulacro anch’esso di forma esagonale (uno studio planimetrico simile si riscontra anche sul verso della matrice
M-1400_199, cat. 229). Inoltre, si rilevano al centro del rame delle prove di compasso (forse connesse alla realizzazione del recto) e più in alto uno studio probabilmente riferibile alla realizzazione di un arcata o di una pianta absidale.