Piranesi Giovanni Battista

Mogliano Veneto (?), 1720 - Roma, 1778

[Camino decorato con fregio di delfini affrontati]

Inventario

Numero inventario: M-1400_900a
Inventario storico di categoria: 1400/900a
Nuovo inventario di categoria: 11575
Stampa corrispondente: S-CL2418_19617
IVS2: CL54746_14470
Collocazione: Calcoteca

Autori

Incisore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Disegnatore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)
Inventore: Piranesi Giovanni Battista (1720/ 1778)

Soggetto

Titolo proprio: [Camino decorato con fregio di delfini affrontati]
Serie: Diverse maniere d'adornare i cammini...
Denominazione raccolta: Firmin Didot (Piranesi)

Oggetto

Definizione: matrice incisa

Cronologia

Datazione: 1769 (Sec. XVIII)

Dati tecnici

Materia e tecnica: Acquaforte su rame con interventi a bulino;
Misure: mm 252 x 396; spess. 1,4-1,6

Iscrizioni

Iscrizioni: Sulla cornice del camino, in alto a sinistra:
900.a.
In basso a destra: Cav. Piranesi inv. e inc.
In basso a sinistra: 47

Osservazioni:

Osservazioni: Il camino, per il quale si conserva un disegno preparatorio presso la Kunstbibliothek di Berlino (Jacob 1975, n. 876, inv. 6306), è caratterizzato dalla presenza sul fregio di delfini affrontati con le code avvoltolate, rappresentati in forte rilievo rispetto al fondo, a sorreggere una mensola molto aggettante.
L'elemento plastico decorativo del delfino è una libera interpretazione di Piranesi dall'antico: già nei camini ai catt. 91 e 125 la citazione aveva consentito dei rimandi al capitello con delfini di Villa Adriana, che sarà ripreso nella raccolta Vasi, Candelabri, Cippi, del 1778; ma quelle fonti si potrebbero integrare anche con i delfini raffigurati sul fregio della basilica di Nettuno costruita a Roma da Marco Vipsanio Agrippa tra il 33 e il 25 a.C., ancora oggi visibile sul lato posteriore del Pantheon, confinante con la basilica. I costanti riferimenti di Piranesi all'antico si combinano, nel caso di questo camino, con puntuali richiami di gusto barocco, nella declinazione borrominiana. L'architetto del Seicento romano era riconosciuto da Piranesi come “il più grande che vi sia stato” (Parere sull'architettura, 1765) per la spregiudicatezza nell'affrontare nei tempi moderni soluzioni strutturali e di ornato decisamente “anticlassiche”, al quale Piranesi si era avvicinato sia per i progetti della tribuna Lateranense, sia per la decorazione di Santa Maria del Priorato. Come nota Battaglia (1994, p. 240 e fig. 66), i delfini di questo fregio conservano precisa memoria di quelli impiegati da Borromini sulla sovrapporta di una delle stanze dell'Oratorio dei Filippini (anche se non si esclude un riferimento al fregio della basilica di Agrippa, inserito nel lato posteriore del Pantheon). Inoltre, tra i delfini sono posizionate delle patere fogliate con piccole teste umane nel mezzo, che ricordano sempre l'immagine del Sole nascente di Borromini in una absidiola nelle stanze dei Filippini (ibidem, 240 e fig. 68). Al centro del fregio è infine collocato un medaglione con Giano bifronte.
La grata metallica che chiude sul retro la cassetta porta carbone è invece ispirata alla decorazione delle volte dei soffitti antichi, più precisamente a un soffitto della Domus aurea illustrato da Pietro Santi Bartoli, che compare nella riedizione delle sue Picturae antiquae del 1750 (appendice, tav. III; sull'argomento cfr. Battaglia 1994, pp. 225- 226, e la sua fonte Lehmann, The Dome of Heaven, in “The Art Bullettin”, XXVII, 1945, pp. 1-27); al centro della grata Bacco ebbro sorretto da sileni, iconografia ispirata a bassorilievi romani tra i quali si ricordano quelli del Museo Pio Clementino (Cavazzi Palladini 1979, cat. n. 34). Sulle zampe a sostegno del parafuoco coppie di pavoni affrontati, separati da pelte, e figure di arpie tra cornucopie.
In questa tavola risulta con particolare evidenza la modalità tenuta dall'artista di effettuare prelievi a tutto campo dagli infiniti repertori che Roma antica e moderna offriva alla sua fantasia, e di mescolare con estrema libertà quegli ornamenti. Come precisava egli stesso nel Ragionamento, volendo scagionarsi anzitempo dalle accuse di coloro i quali avrebbero potuto sostenere che i camini sono troppo carichi di decorazioni affastellate: “non è la molteplicità degli ornamenti quella che offende l'occhio de' riguardanti, ma sibbene la cattiva loro disposizione” (p. 2).
Da un punto di vista tecnico il camino è risolto con due morsure ad acquaforte e ritocchi a bulino nelle zone di maggiore chiaroscuro e vibrazione luministica.
Nelle prime edizioni BAV, R.G. Arte Archeologia e GNAM la stampa recava il numero 19. Sotto al numero di tavola 47 si può notare infatti una minima traccia di abrasione effettuata con raschietto e poi brunita; nell'edizione settecentesca BiASA la tavole è già numerata 47, ma a penna e inchiostro.

Bibliografia

  • Petrucci, 1953, p. 291, n. 900b, tav. 47  
  • Focillon, 1967, p. 356, n. 908
  • Wilton-Ely, 1994, p. 929, n. 856
  • Ficacci, 2000, 535, n. 668.
  • MISITI, Maria Cristina; SCALONI, Giovanna (ed.), Giambattista Piranesi: sognare il sogno impossibile, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, 2022, libro multimedia.  

Condizione giuridica

Condizione giuridica: Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
Provenienza: Acquisto

Compilazione

Compilatore: Giovanna Scaloni
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